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“Le Perle” di Amedeo Rotondi

Vicovaro – Riordinare massime come pratica conoscitiva. Abbiamo già parlato del primo volume pubblicato da Amedeo Rotondi, scrittore e filosofo originario di Vicovaro: un volume intitolato Saggezza dell’Oriente che raccoglieva, appunto, sentenze estrapolate dagli scritti di autori asiatici ed est europei. A seguito di quella pubblicazione, però, l’attività di Rotondi come antologista di aforismi non si è fermata, e ha dato vita alla collana Le Perle, che, dopo l’uscita di Saggezza dell’Oriente, si è concretizzata in altri quattro libri: Saggezza di Roma antica (1965), Saggezza dell’antica Grecia (1966), Amore e saggezza nel pensiero Cristiano (1966) e Il giardino della saggezza (1967).

I testi su Roma, Grecia e pensiero Cristiano seguono l’impostazione di quello sull’Oriente, ovvero collezionano una serie di sentenze numerate (584 per Roma, 553 per la Grecia e 572 per il pensiero Cristiano) e titolate secondo gli argomenti, che sono soprattutto di taglio morale («La padronanza di sé», «Il meglio per l’uomo», «Il nemico è in noi»…). Diversamente da Saggezza dell’Oriente, però, inseriscono di tanto in tanto dei piccoli raggruppamenti di sentenze brevissime (che ci fanno contare quindi una cifra maggiore di testi, rispetto a quella espressa dalla numerazione esplicita), disposte sotto lo stesso titolo. Questo può essere giustificato a livello tematico («Parole di luce e d’amore»), autoriale («Sentenze di Menandro») o formale («Sentenze brevi»).

Quanto alla selezione degli autori, invece, osserviamo una varietas che è in continuità con la prima Perla – troviamo infatti autori più classici (che possono essere Ovidio, Cicerone e Virgilio per i latini e Tucidide, Aristotele e Sofocle per i greci) accostati ad altri meno noti (Celso o Bione, per esempio). La varietas tocca poi il punto massimo nel quarto volume, dal momento che frammenti del pensiero cristiano vengono rintracciati in autori lontani nel tempo e nello spazio. Oltre ai prevedibili evangelisti e Padri della Chiesa, quindi, troviamo autori come Pascal, Raimondo Lullo, Petrarca, Kipling, Turgenev e così via.

Piuttosto diversa da Saggezza dell’Oriente è invece la struttura di Il giardino della saggezza. Questo volume, infatti, raccoglie «più di quattromilacinquecento proverbi» (non numerati e senza, chiaramente, un’attribuzione autoriale) e li ordina incrociando un criterio tematico e uno alfabetico. Avremo quindi una serie di parole chiave, ordinate alfabeticamente e riguardanti sia concetti astratti sia pratici o materiali («Bere», «Giuramento», «Legno», «Solitudine», «Tasse», «Verità»…), sotto le quali vengono raccolti una serie di proverbi anonimi, di cui si indica, con una sigla, la provenienza (che può essere nazionale ma anche regionale, oppure religiosa, come nei detti islamici o ebraici).

Queste osservazioni filologico-strutturali non valgano come note erudite. Questi libri di Rotondi, sebbene appartengano alla sua produzione più compilativa, sono rivelatori su alcuni aspetti del pensiero dell’autore, proprio a partire dalla scelta dei temi e delle culture di riferimento, nonché dall’ordine che viene dato ai materiali. In questo senso particolarmente preziose sono le prefazioni che l’autore appone ad ogni volume. Da qui, infatti, si comprende come attraverso la trafila Oriente-Grecia-Roma-cristianesimo si esplichi una vera e propria filosofia della storia, che vede in ognuna di queste civiltà uno specifico conoscitivo – il pensiero orientale è definito «mistico», quello greco «intellettualistico» e quella romana una «filosofia pratica» – che si risolve e completa nel pensiero cristiano, inteso come superamento dell’«antica saggezza» nell’ottica di un «amore che dà tutto senza aspettare ricambio». Il volume sui proverbi, poi, completa il quadro offrendo un punto di vista “dal basso”, che «dà consigli […] sempre di grande interesse pratico».

Proprio in quanto raccolte di massime, insomma, questi libri sono lo specchio di una visione della storia, nonché del rapporto tra pensiero, azione e verità. Rotondi intende queste sfere in stretta relazione tra loro, concepisce il cristianesimo come fusione superiore di esse e pubblica questi volumi proprio nella direzione di un’utilità umana, di quella coltivazione quotidiana della saggezza in cui sinceramente credeva.