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Historia – Rocca di Botte 899 a.c.-200 a.c.; area sacra di colle San Vito

Nel territorio di Rocca di Botte,tra il 2011 ed il 2012, la soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo,sotto la direzione della d.ssa Meloni e della responsabile scientifica la d.ssa Faustoferri procedono agli scavi archeologici in prossimità del colle San Vito e quello che scoprono è veramente di interesse notevole per la zona.

I lavori di scavo hanno interessato quattro differenti aree (Aree A, B, C e D), poste a varie quote del colle. Particolarmente significativa è risultata l’Area C, dove dopo la rimozione dei crolli sono emerse diverse strutture murarie, assai danneggiate a seguito di ripetute azioni di spolio, riferibili ad un edificio di culto che ebbe almeno due fasi costruttive principali. In un primo momento venne infatti creato un edificio, con abside a Sud-Est (US 56), lungo il cui paramento interno correva una seconda muratura (US 57, bema); entrambi i muri erano legati alla USM 46 che a sua volta si lega a Sud-Ovest alla USM 59: si tratta di muri connotati da una malta di colore grigio tanto poco consistente che, dopo breve esposizione all’aria, diviene polverulenta. La stessa malta lega gli spezzoni di calcare che costituiscono la USM 2, parallela alla USM 46 e posta a Nord-Ovest di questa. Ne consegue che sul colle doveva esserci un edificio, con ogni evidenza dedicato al culto, delimitato a Nord-Ovest dalla USM 2 (facciata), a Sud-Est dalle UUSSMM 46, 56, 57 (muro di fondo, abside e bema) ed a Sud-Ovest dalla USM 59 (muro laterale). È possibile che la USM 3 abbia avuto anch’essa una precedente fase costruttiva e che pertanto ricalchi, come la USM 40, il tracciato del muro preesistente, al momento non visibile in alcun punto.

A seguito di un crollo dell’edificio, si decise di riedificarlo cambiando l’orientamento dell’abside, costruita a Nord-Ovest fondandola, in parte, sulla roccia naturale affiorante che venne regolarizzata (US 42). Lo spostamento dell’abside implicò la necessità di sopraelevare l’area presbiteriale, sfruttando il muro di facciata della chiesa di prima fase (USM 2) come muro di contenimento e rifasciandolo (USM 41), per una maggiore solidità della struttura. Quest’ultimo si lega a Sud-Ovest alla USM 14 ed a Nord-Est alla USM 3. Il livello fu portato alla quota del piano roccioso regolarizzato (US 42) utilizzando blocchi di reimpiego. Della sottopavimentazione dell’area presbiteriale, residua solo un piccolo lembo (US 20) nell’angolo tra le UUSSMM 2 e 14[i]. In questa seconda fase si realizzò un edificio più lungo, individuato dalle UUSSMM 10, 21, 28 a Nord-Ovest, UUSSMM 26, 14, 40 a Sud-Ovest, USM 3 a Nord-Est, riedificando la USM 46 come muro di facciata[ii]. Lungo i margini esterni delle UUSSMM 26 e 40, a Sud-Ovest, e 56 ad Est, sono state individuate quattro tombe, tutte quindi sub stillicidio. La t. 2, la cui fossa intaccò il paramento esterno della USM 40, esponendo il muro edificato in precedenza (USM 59), conservava i resti di sei individui in deposizione secondaria[iii]. Nel terreno in cui erano contenute le ossa (US 35) sono stati trovati frammenti di ceramica a vetrina sparsa la cui produzione, come noto, va da fine X-inizi XI secolo, fino al XIII.Lungo la muratura esterna dell’abside Sud-Est (USM 56) la t. 4, violata in antico, ha restituito frammenti scheletrici dell’inumato qui deposto, rinvenuti a varia quota nei riempimenti UUSS 47 e 63[iv]. Nel terreno di riempimento è stato trovato un frammento di ciotola carenata in maiolica arcaica[v], databile alla seconda metà XIV-inizi XV secolo.Per quanto riguarda l’identificazione delle strutture riferibili all’epoca tardo repubblicana e alla prima età imperiale smontate per impiegare i loro materiali costruttivi nell’edificio di culto, si può dire che esse trovano riscontro con reperti simili rinvenuti nel carseolano[vi]. In particolare la decorazione con foglia d’acanto e girali desinenti in fiori a cinque petali, scolpita sul frammento di blocco che fa parte della sottopavimentazione dell’area absidale US 20 (fig. 2), è in tutto identica a quella che decora un frammento architettonico con iscrizione proveniente dalla località Casaletto, sempre in territorio di Rocca di Botte[vii].

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Anche il blocco con fregio dorico[viii] posto a spigolo tra le UUSSMM 21 e 28 (fig. 3) trova riscontro con altri materiali già noti rinvenuti nelle località l’Immagine[ix] e Casale Miole[x].

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Si presume che questi blocchi a fregi dorici decorassero monumenti funerari di tipo “a dado” o “ad ara”, strutture diffuse nella penisola italiana tra la fine dell’epoca repubblicana e la prima età imperiale la cui presenza nella zona di Carsoli, lungo la Valeria, è testimoniata da Antonio De Nino[xi].D’altra parte, anche le iscrizioni rinvenute conducono ad ambito funerario. In un blocco della sottopavimentazione (US 25) dell’edificio, si legge:

_ _ LI _

_ONAREM . MA

ACCEPIT . ET . EVM . A

TENVIT . QVE . T

probabile parte della descrizione del cursus honorum del defunto.

Nel blocco rinvenuto nel crollo US 36 vi sono incise le prescrizioni delle distanze di rispetto dal monumento:

IN FONTE (sic!) P XII

IN AGRO P XX

Quanto alla sua funzione, si può affermare che si tratta di un edificio di culto di cui si era persa la memoria, forse da identificare con la chiesa del complesso monastico di San Vito come suggerirebbe il toponimo dell’area oggetto d’indagine, nota appunto come Colle San Vito. Del Monastero di San Vito, infatti, non si conosce a tutt’oggi la collocazione precisa, ma la sua presenza nel teritorio carseolano è testimoniata dalla menzione che si fa di esso in una conferma di beni eseguita nel 772 in favore del Monastero di San Salvatore di Brescia[i].

Solo altre campagne di scavo potranno fornire ulteriori indizi per avvalorare tale identificazione e per confermare l’ipotesi che l’edificio sia l’erede di un culto risalente ad epoca preromana.

(La rubrica Historia è curata da Ivan Cicchetti )