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Cervara di Roma, note di cultura di Maria Antonietta Orlandi

La dott.ssa Maria Antonietta Orlandi, in occasione del "Grand tour degli artisti di Cervara" organizzato per sabato 17 settembre 2022, spiega nei dettagli l'opera letteraria in presentazione

“Cervara di Roma offre una considerevole varietà di luoghi di studio, nei quali sono custodite fonti di primaria importanza per la storia della cittadina. La frequentazione di questi luoghi e l’interessamento da parte di artisti ed illustri viaggiatori che hanno goduto del paesaggio mozzafiato ha ovviamente significato una grande opportunità per il paese.  Con i contributi di questa pubblicazione ci ripromettiamo come finalità: non certamente quelle di enunciare parole conclusive, ma di contribuire all’elaborazione di più avanzate consapevolezze.

Recuperare gli aspetti della storia e della cultura che rischiano di essere lasciati indietro è la nostra missione e deve essere un impegno per chi come il comune si ripropone di conservare, promuovere ed incrementare la memoria e la vita di Cervara di Roma, portando queste tematiche così spesso assenti dai programmi tradizionali anche a scuola.

Oggi si fa un gran parlare, ovunque, a proposito e a sproposito di Beni culturali, di centri storici, di opere d’arte da salvare, di paesaggi aggrediti dal cemento, di restauro; tutti lamentano la perdita di tali beni però pochi cittadini, coscientemente, si sentono impegnati per tutelare, proteggere o valorizzare questo patrimonio.

L’argomento, potrebbe sembrare nuovo, è invece antico poiché l’esigenza di non distruggere opere d’arte o paesaggi già era stata avvertita secoli or sono.

Riporto un esempio. Nei secoli passati, era invalsa l’abitudine di riutilizzare, per costruire nuovi edifici e risparmiare sul materiale necessario alla loro costruzione, il materiale archeologico rinvenuto durante gli scavi, come ad esempio è accaduto nella Villa imperiale di Nerone a Subiaco che al tempo della costruzione dei monasteri e delle chiese del paese è stata letteralmente depauperata dei suoi marmi.

Pertanto è opportuno che proprio i cittadini siano responsabili, e si abituino a riconoscere ciò che deve essere salvato e si impegnino a collaborare alla conservazione del prezioso patrimonio, per una rinnovata educazione all’arte, non più circoscritta alla storia e alla critica delle immagini dei musei, ma intesa come appunto formazione estetica, con l’attenzione a quei valori che oggi definiamo “ambientali e culturali”. In essi si esprime il significato degli spazi che tante generazioni hanno conosciuto e amato.

La pluralità degli elaborati dà conto della necessità di recuperare la storia di questo paese e delle difficoltà di analizzare le diverse componenti.

Quello che rende grande un paese, una città, è la capacità di non esaurire mai il suo bagaglio culturale e il suo portato storico. E che Cervara sia una interessante cittadina, è dimostrato una volta di più da questa pubblicazione: anche quando sembra che sia stato detto e scritto tutto, ecco che ancora si scoprono nuovi aspetti, vicende e personaggi che ne hanno fatto la storia non sempre diffusa e celebrata.

Dobbiamo salvare il suo paesaggio, i suoi monumenti, gli aspetti socio-culturali dei suoi abitanti dalla nostra insensibilità, dall’indifferenza e anche dall’aridità di alcuni che operano sul nostro territorio, senza tenere conto della sua antica bellezza.

A motivare questa pubblicazione hanno contribuito anche alcune fortunate coincidenze, come l’incontro decisivo con Giorgio Saraceni, il motore trainante di questa iniziativa, avvenuto circa 5-6 anni fa presso il museo della montagna di Cervara.

Non sembri, perciò inutile ripercorrere questi avvenimenti, delineandone nelle linee essenziali le circostanze.

Giorgio Saraceni, quel giorno, mi chiese a chi avrebbe potuto affidare la sua biblioteca privata di circa 400 volumi contenete testi anche di fondo antico, particolarmente curati, ed appartenuti ai suoi familiari. In seguito, formulò la stessa domanda riferita a due quadri di sua proprietà dei pittori del Grand Tour, accompagnati da dediche autografe degli stessi autori: una di queste indirizzata da Hèbert al suo trisavolo il notaio Giovanni Pellegrini. A distanza di qualche anno mi parlò di 41 incisioni in rame che aveva fatto pulire e lucidare presso un laboratorio di restauro di Urbino: 17 relative alla serie “costumi del regno di Napoli”, incise dal trisavolo Luigi Fabri, su disegni di Bartolomeo Pinelli e 22 incise da Iuster Josepf nel sec. XVII su disegni di Raffaello relativi alla serie Amore e Dafne realizzati per la Farnesina di Roma.

Era sua intenzione contribuire a far riscoprire la storia di Cervara e soprattutto ricordare quanto le famiglie Pellegrini e Saraceni avessero attivamente contribuito a fare il bene del paese.

Mi ha coinvolta emotivamente perché nella sua richiesta di aiuto c’era il cuore … Come dirgli di no! Il suo affidarsi mi ha fatto superare i problemi insiti nella distribuzione di quei beni. Per cui ho cercato di fare del mio meglio per non tradire le sue aspettative e la fiducia che aveva riposto nella mia persona.

Che emozione trovare tra i documenti sciolti, contenuti in un faldone, due lettere autografe di Hébert, che nel lontano 1859 decise di vivere qui a Cervara per un bel pezzo: <<A Parigi, egli scrive – crepo di noia tra pitture senz’anima. Lontano da tutto nella natura vergine e primitiva, là si ritrova il piacere dell’arte e l’entusiasmo necessario ai lavori di lunga pazienza>>.

Il mio cuore batte forte quando mi salta agli occhi un particolare di quelle lettere, che mi portano lontano, alle Cervaroles, alle persone destinatarie dei saluti dell’artista, e mi emoziono ancora di più quando Giorgio Saraceni mi mostra un registro, su cui il notaio Giovanni Pellegrini, suo trisavolo, aveva conservato le firme degli artisti ed illustri personaggi, ospiti della sua casa a Cervara, a cui oggi vogliamo dare nuova vita.

Non si finisce mai di stupirsi.

Attualmente la biblioteca privata della famiglia Saraceni e le incisioni in rame dei secoli XVII e XIX sono state donate in momenti diversi da Giorgio Saraceni alla Biblioteca statale di S. Scolastica.  A me Giorgio Saraceni ha lasciato in custodia il Registro Pellegrini e i documenti raccolti in un faldone, in cui sono incluse le due lettere autografe di Hébert. In futuro anche questi documenti d’archivio saranno oggetto di dono, dopo che questo materiale sarà stato studiato e divulgato, come era nelle intenzioni del Donatore.

Posso ben dire che questa pubblicazione rappresenti già un primo risultato.

Tutti gli autori, e specialmente Franco Lagana e la sottoscritta, si sono adoperati per realizzare il suo desiderio, dando generosamente il proprio prezioso contributo.

Franco Lagana con serietà e responsabilità di ricercatore ha riportato fedelmente i nominativi degli artisti contenuti nel manoscritto del Notaio Pellegrini e quelli che hanno dimorato presso la locanda del paese. Con fare certosino è riuscito là dove altri hanno fallito: ha individuato e trascritto gli autografi lasciati dagli illustri visitatori, in cui il gusto per la bellezza incontaminata del borgo, dei costumi e del colore, nel poco appariscente registro della quotidianità, si sono coniugati, dando vita a numerose ed importanti opere d’arte, oggi custodite nei musei di tutto il mondo e alcune facenti parte della collezione privata dello stesso Franco Lagana. E questa la storia di un infaticabile ricercatore, innamorato di Cervara che per contestualizzare meglio l’operato degli artisti, sta redigendo per ognuno di essi una breve biografia e un elenco delle loro opere che hanno come soggetto Cervara, il suo paesaggio, gli usi e costumi della sua gente, che costituerà la seconda parte di questo lavoro.

 

Così un evento che vuole ricordare lontani avvenimenti, che suscitano nella storia echi e bagliori, attraverso la memoria e la conoscenza può far brillare ancora nuovi e inattesi fulgori per illuminare il nostro presente e lanciarne una scintilla verso il futuro.

Il contributo di Maria Elena Rossi, andando oltre la storiografia tradizionale, ci rivela aspetti della vita quotidiana: artisti e viaggiatori che giunsero a Cervara nel periodo del Grand Tour, qui furono accolti non solo dalla famiglia Pellegrini ma anche dal favore che i cittadini avevano dimostrato nei loro confronti. Lo Stupore dei visitatori attraversò i boschi e le campagne di Cervara, così ricchi di molte specie vegetali, popolate da armenti e selvaggina, piene di sorgenti d’acqua potabile, ma restarono nella loro memoria anche i legami che nacquero dai gesti semplici e silenziosi dei suoi abitanti. Un paese scomodo e per questo autentico, affascinante e reale. Soprattutto emergono dalla penombra in cui spesso sono stati rilegati dalla storia ufficiale, gli elementi più controversi della vita del paese, che mostra così i suoi aspetti, anche quelli difficili, anche quelli in contrasto o comunque in precario equilibrio.

 

Giuseppe Bonifazio rende omaggio ad un geniale pittore tedesco Karl Blechen, ancora oggi poco conosciuto, che ha eseguito numerose vedute nel territorio dell’Alta Valle dell’Aniene durante il viaggio in Italia nel 1828 – 1829 e manifesta <<il sentire romantico>> e <<il forte desiderio di peregrinare attraverso la natura>>. In particolare Blechen fu attratto dall’arroccato paese di Cervara di Roma e da Subiaco con i suoi dintorni. Si soffermò ad annotare nel suo taccuino di viaggio … le forre, le valli, i boschi, i monti, i complessi architettonici religiosi, ma anche le solitarie cappelle e gli scorci dei paesi con gli anonimi vicoli, ora rivissuti in modo diverso di fronte ai sussulti dell’anima …

Prendo in prestito le parole di Augusto Ferrari, per conoscere meglio il nostro benefattore e il suo trisavolo Giovanni Pellegrini, fornendoci dati della loro genealogia.  <<Sono una piccola e incompleta galleria di ricordi e testimonianze dalle quali emergono due caratteristiche della persona: l’affetto per la sua famiglia di origine (con l’orgoglio nel custodirne le memorie) e la generosità. Le donazioni alla Biblioteca statale di Santa Scolastica, provano l’uno e l’altra>>.

I Saraceni, come i Pellegrini, erano originari di Cervara di Roma, ed esercitarono le loro professioni di medici, farmacisti, notai, sacerdoti, insegnanti, sia nel borgo dei monti Simbruini, dove ricoprirono anche incarichi istituzionali alla guida dell’amministrazione comunale, sia a Subiaco e a Roma.

Fare la storia è una cosa seria. E Augusto Ferrari lo fa rispettoso della verità dei fatti e dell’umanità delle persone in esse coinvolte.

Poiché le notizie bibliografiche e librarie relative a Cervara, quali sono oggi conosciute non ne testimoniano a sufficienza l’ampiezza e l’importanza e la sua documentazione testimoniale appare lacunosa e non copre per intero la storia della cittadina, ho redatto una bibliografia generale, nella speranza di favorire ricercatori e studiosi, a dare vita a nuove ricerche sul territorio.

La scelta del comune di Cervara nel pubblicare questo lavoro, spiega la riconoscenza dei suoi abitanti verso i numerosi artisti che hanno portato nel cuore e nei loro ricordi l’accoglienza del paese: non ultimo ricordiamo il grande maestro Morricone, suo cittadino onorario, che  al paese ha dedicato nel 1998 musiche inedite dal titolo “Notturno per Cervara” e “Passaglia per Cervara”, di cui è possibile ammirare la partitura unitamente a una breve nota del Maestro dipinta su di un muro poco prima di arrivare alla “piazzetta” dalla Scalinata degli Artisti.

Morricone riconoscente ha scritto: “Abbiamo trovato un posto dove c’è grande pace, ricerca dell’amicizia, e dove gli animali vivono con noi fra le baite e lungo le strade. 

In questo bellissimo ambiente ho trovato spesso fonte d’ispirazione per le musiche che ho scritto e che vivono di questa trovata serenità.”

Non poteva esserci spazio migliore per accogliere le splendide musiche del maestro, che la “piazzetta”, cuore del paese, spazio che racchiude il carattere tradizionale e l’ambiente del paese stesso, esclusivamente pedonale, circondato da dimore tranquille, preziose e piacevoli.

Plaudo all’iniziativa di stampare questo lavoro perché credo che la tematica affrontata sia degna di attenzione, poiché il Comune di questo ameno borgo annoverato tra i più belli d’Italia possa essere luogo di partecipazione, di fruizione diretta, una sorta di documento-prova, capace di veicolare il passaggio della memoria attraverso le successive generazioni.

L’Amministrazione comunale, unanime, ha trovato questo libro più attuale che mai, in un momento in cui la città si apre, e deve aprirsi per restare viva e moderna, a culture sempre nuove, ad influenze e convivenze contraddittorie e non sempre di facile accettazione.

Così, quello che fino a Gennaio 2021 era stato mediazione di conflitti fra desideri e realtà, ora è diventato impegno per il comune e volontà di riuscire.

L’augurio è che Cervara di Roma, cittadina ricca di fascino e di piccoli e grandi “tesori d’arte”, continui ad ispirare, come nell’800, il genio creativo e pittorico di artisti italiani e stranieri e che le loro opere possano aggiungersi alle sculture, dipinti e murales che oggi già abbelliscono le case, le piazze, la scalinata ed il fitto saliscendi di piccole stradine che caratterizzano questo splendido borgo.” (Maria Antonietta Orlandi)

 

Cultura in Valle Aniene con gli artisti del grand Tour a Cervara di Roma e dintorni