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Zanzara killer in azione in valle Aniene, pecore e capre le vittime preferite

zanzare_killer_brasileValle Aniene.  E’ allarme in tutto il comprensorio zonale per una zanzara-killer sta mietendo vittime negli allevamenti di pecore e capre del Lazio. Sono già più di cento i capi uccisi e marchiati dalla «lingua blu», come nell’intricato thriller «Il nome della rosa». Ma, a differenza del best-seller di Umberto Eco, in questo caso il nome del serial killer è già noto, senza dover necessariamente sfogliare quei libri dalle pagine avvelenate narrati dallo scrittore piemontese. Si tratta del «culicoides imicola», un moscerino-zanzara che, succhiando il sangue dei ruminanti, trasmette una febbre catarrale fino alla cianosi della mucosa linguale, tingendola di blu. Per questo motivo la malattia infettiva viene chiamata “blue tongue”, lingua blu, che ora rischia, però, di mandare in profondo rosso i conti dell’intero comparto zootecnico del Lazio e della produzione del pecorino romano.
«I nostri tecnici hanno quantificato una stima inquietante, pari a oltre 100 milioni di euro di danni nelle sole province di Roma e Frosinone», spiega il presidente della Sezione Lazio della Confederazione italiana agricoltori (Cia), Ettore Togneri, che ha chiesto la convocazione urgente, fissata per lunedì prossimo, di un tavolo tecnico presso la Regione. Nel Lazio sono troppo pochi i vaccini a disposizione («solo trenta mila dosi e ne servono due per ogni animale»), così si rischia una carneficina negli allevamenti attaccati da quel tipo di zanzara. Anche perché i tempi tecnici e burocratici per la preparazione dei nuovi vaccini rischiano di rimandare addirittura «fino a metà del prossimo dicembre l’arrivo del nuovo siero, quando i danni saranno già irreparabili», allarga le braccia Togneri.
«Per preparare il vaccino occorrono 90 giorni, ai quali si devono aggiungere i tempi burocratici previsti per effettuare una gara di evidenza pubblica», spiega il presidente della Cia Lazio, che lamenta «la sottovalutazione di un problema drammatico» e che «non si possono chiedere ora i vaccini alle Regioni a noi vicine, perché pure loro sono in emergenza per la Blue tongue».
Lo stravolgimento climatico ha portato all’anticipazione dei primi focolai di un’infezione che, solitamente, attacca gli allevamenti tra la fine di settembre e la metà di ottobre, quando cioè la presenza delle zanzare inizia a scemare. «Invece quest’anno i primi casi sono arrivati due mesi prima, amplificando il potenziale distruttivo grazie al periodo della maggiore presenza delle zanzare», sottolinea Togneri. E le segnalazioni dei casi, divampati all’inizio tra le Valli del Sacco e dell’Aniene, si vanno moltiplicando, toccando gli allevamenti di Colleferro, Valmontone, Artena e Subiaco nella provincia di Roma. E le aziende di Fiuggi, Ferentino, Anagni, Piglio e Paliano nella provincia di Frosinone. La Cia ha già chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura Sonia Ricci un potenziamento della presenza dei veterinari nelle due province, oltre a quella di Latina. «La tempestività è d’obbligo per evitare al settore zootecnico, già duramente colpito dalla crisi dei consumi e dal crollo dei prezzi, un ulteriore e duro colpo che per moltissime aziende del settore rischia di rivelarsi fatale, a partire dal pecorino romano – conclude Togneri – C’è bisogno di risposte urgenti, serie e ferme, per restituire certezze e dignità ad aziende ormai in ginocchio».
Alla Pisana è stato attivato il processo di calendarizzazione per un incontro in Consiglio regionale con le organizzazioni agricole, come annuncia il vicepresidente della Commissione Agricoltura Mario Abbruzzese. «Il fenomeno si contrasta con un’attenta profilassi, la problematica è stata già affrontata dalla Regione con il Decreto 143 del 22 aprile del presidente Nicola Zingaretti, che ha adottato le linee guida per la gestione dell’emergenza. È chiaro che solo questo provvedimento non basta, è necessario conoscere quante risorse economiche sono state messe a disposizione dalla Regione per i risarcimenti degli allevatori, sia per il mancato reddito che per lo smaltimento delle carcasse degli animali morti, quale tempistica è stata adottata e quali misure operative. L’audizione in Commissione sarà l’occasione per avere le idee chiare e quali iniziative assumere».
Ora il caso varca i confini regionali e approda al parlamento di strasburgo. Un’interrogazione è stata indirizzata alla Commissione Europea avanzando il sospetto che la strage di ovini possa essere imputabile, «stando alle recenti inchieste aperte dalle procure di Roma e di Cagliari – rivela l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Giulia Moi – ad una siero conversione da virus vaccinale». «Dal 2000 sono oltre 500mila i capi di bestiame uccisi dal virus nella sola Sardegna e a nulla è servita la risoluzione del 2008 approvata dal Parlamento Europeo», aggiunge l’eurodeputata che chiede un intervento per una verifica di quanto accaduto, auspicando un’azione concreta che possa portare alla soluzione del problema. (a.s./SNews)