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Vittima di insulti e minacce, la sindaca di Cerreto Laziale indennizzata dalla Prefettura

CERRETO LAZIALE – Sembrava l’intreccio di un romanzo noir, invece è realtà. Ogni pochi giorni una lettera, una mail, un biglietto infilato in una bottiglietta e abbandonato in giro per il paese. Parole taglienti come lame, accuse sussurrate e poi urlate nel silenzio delle strade, insinuazioni che partono dall’altare e arrivano ai banchi del consiglio comunale. Da sette anni un misterioso “corvo” avvelena la vita pubblica e privata della sindaca Gina Panci, 50 anni, avvocato, madre, alla seconda legislatura a Cerreto Laziale.

Una sindaca di ferro, come la chiamano in valle, capace di non cedere la fascia tricolore neppure quando gli attacchi – spesso sessisti, spesso infamanti – hanno coinvolto il parroco, il presidente del centro anziani, amici, parenti, famiglie intere, in un clima di sospetto che ha rischiato di travolgere il paese.

Per anni Panci non è stata soltanto bersagliata: è stata indagata, osservata, controllata, mentre i suoi accusatori rimanevano nell’ombra. Prefettura, Procura e Guardia di Finanza hanno passato al setaccio un comune di nemmeno mille abitanti, trasformando la quotidianità in un labirinto fatto di controlli e diffidenza.

Ma oggi arriva una svolta carica di significato: l’Osservatorio della Prefettura ha inserito Cerreto Laziale tra i beneficiari del fondo per la legalità e tutela degli amministratori vittime di atti intimidatori. Una cifra che non cambierà i conti – 11mila euro l’anno per tre anni – ma che per la sindaca suona come un verdetto: lo Stato riconosce il danno, e sta dalla sua parte.

Un sospiro di sollievo per il paese, ma la domanda resta: chi è il “corvo” che da sette anni avvelena Cerreto? E perché continua a farlo?

Il mistero, per ora, rimane intatto. E le ombre, sulla Valle dell’Aniene, ancora lunghe.