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Viaggio nella Trilogia fantascientifica di Francesco Di Giuseppe. Intervista all’autore

Grim e Hope sognano di potersi cimentare in avventure fuori dall’ordinario. Questo loro desiderio ha la possibilità di concretizzarsi il giorno in cui una persona particolare si presenta a Grim. Rimor, questo è il suo nome, rivela al ragazzo la presenza dell’Ordine, un’organizzazione nata per bilanciare il flusso di persone tra universi duali e per garantirne l’equilibrio. La notizia che colpisce Grim è però un’altra: in una vita passata il ragazzo ha già affrontato missioni al fianco di Rimor. La quotidianità dei due ragazzi viene così stravolta. Si dimostreranno in grado di affrontare quest’avventura che li porterà a viaggiare tra molteplici mondi e universi attraverso wormholes e buchi neri?

FRANCESCO DI GIUSEPPE è nato nel 1994 ed è laureato in Ingegneria Meccanica, è da sempre appassionato di scienza e fantascienza. Lo affascinano le trame riguardanti l’antichità e nei suoi romanzi ama coniugare due aspetti apparentemente opposti come scienza e mitologia.

Ciao Francesco e grazie per voler condividere alcune curiosità sui tuoi romanzi. Parlaci della Trilogia

“In questa trilogia abbiamo nell’ordine: “Anche gli dèi sono persone”, “Il caos non è disordine” e “L’eternità relativa”. Si tratta di un’avventura fantascientifica in cui i vediamo due amici fin dalla loro infanzia, Grim e Hope, che hanno il desiderio comune di affrontare avventure straordinarie. Un giorno fanno la conoscenza di Rimor, un uomo che afferma di aver già conosciuto Grim ma di averlo fatto in una vita precedente e di aver addirittura affrontato missioni e battaglie insieme a lui. Rimor coglie l’occasione per rivelare ai ragazzi l’esistenza dell’Ordine un’organizzazione nata per bilanciare il flusso di anime tra universi duali e chiede a Grim di seguirlo per unirsi nuovamente a lui.

Questo è l’inizio della storia che darà modo ai due ragazzi di partire per la tanto desiderata avventura tra buchi neri, wormholes e molteplici universi in cui impareranno molti dei segreti alla base dello sviluppo delle civiltà e sul funzionamento stesso degli universi. In questa trilogia la trama principale è alternata a capitoli che riportano avvenimenti in flashback e flashforward ed è presente un’avvertenza all’inizio dei volumi per fornire al lettore una piccola chiave di lettura”.

Come ti sei appassionato al genere fantascientifico?

“Direi che la passione per questo genere sia una diretta conseguenza della mia formazione accademica. Essendo ingegnere meccanico con anche una forte curiosità per ciò che riguarda il mondo della fisica teorica ho trovato nella fantascienza un genere su misura per incominciare a scrivere romanzi. Infatti il connubio tra letteratura e scienza, anche se certamente non rigorosa ma romanzata, mi ha dato terreno fertile per creare l’universo narrativo presente in questa trilogia.

La voglia di poter fornire una spiegazione plausibile alle tecnologie usate dai protagonisti in netto contrasto con l’uso della magia come elemento capace di rendere possibili i viaggi tra universi o l’uso di vari dispositivi è stata sostenuta dal mio background scientifico. Ovviamente si tratta pur sempre di fanta-scienza quindi è inevitabile, anzi richiesto, che in fondo siano presenti elementi per noi esagerati e talvolta inspiegabili razionalmente.”

Come è nata l’idea della trilogia e quando hai deciso che avresti voluto pubblicarla?

“Può sembrare scontato ma ogni trilogia inizia con il suo primo volume e questa non fa eccezione. Tutto è nato da “Anche gli dèi sono persone” in cui vengono gettate le basi per la comprensione dei meccanismi dell’Ordine. Tuttavia avevo già in mente il finale, quello definitivo presente al termine dell’intera trilogia, e mi sono accorto che per arrivarci sarebbe stato necessario portarvi i personaggi gradualmente. Ho scritto i tre volumi ognuno a distanza di un anno dal precedente ma terminata la stesura dell’ultimo volume, “L’eternità relativa”, ho preferito percorrere la strada del self publishing e curare in prima persona i vari aspetti che precedono la pubblicazione.”

Chi è il protagonista Grim e quale è la sua evoluzione nel corso della storia?

“Nella trilogia abbiamo due versioni di Grim, quella cronologicamente più vecchia lo vede rispondere al nome Kaiho. In questa versione lo vediamo come un paladino convinto fermamente nella distinzione tra bene e male, un combattente eccelso che esegue impeccabilmente le missioni come esploratore dell’Ordine. Quando invece veste i panni di Grim lo vediamo come un ragazzo potenzialmente capace ma ancora all’inizio di un percorso di addestramento, a tratti impacciato e maldestro salvo poi migliorare ripristinando quelle abilità che in fondo aveva sempre avuto dentro di sé.

La sua evoluzione nel corso della storia lo vede diventare sempre più confuso complice anche un evento che lo destabilizza emotivamente. Il coraggioso e integerrimo esploratore risulta sempre più fuorviato dalle sue convinzioni iniziali. La sua evoluzione caratteriale diventa dunque sempre più cupa e distaccata e lo porta a compiere azioni talvolta ritenute come “l’alternativa che un buono non avrebbe scelto” ma tenendo sempre ben focalizzato il suo obiettivo principale che lo accompagnerà per l’intera trilogia.”

C’è stato qualcosa che ti ha ispirato nella descrizione delle ambientazioni e dei personaggi?

“Spesso le ambientazioni parlano di mondi estranei al nostro ma per quanto possibile ho cercato di attingere a veri luoghi presenti sul nostro pianeta per trarre ispirazione. Quando vengono descritti elementi come tramonti o paesaggi “terrestri”, questi provengono da mie foto che mi hanno ispirato ma anche le gigantesche navi madre dell’Ordine in alcuni casi sono ispirate a enormi strutture terrestri che mi hanno fornito un riferimento visivo per immaginare le astronavi più grandi mai create negli universi narrati.

Per i personaggi invece è raro che mi ispiri a qualcuno di già esistente. Preferisco crearlo in maniera spontanea senza imporgli troppi paletti. Certo, avrà degli elementi caratteriali che lo distinguono dagli altri ma che vengono fuori nel corso della narrazione, cercando di presentarlo nelle sue sfaccettature nel modo più naturale possibile.”

Quali temi affronti nei tre libri?

“Sono molteplici. Abbiamo l’amicizia, la crescita, la scelta e altri. Tuttavia tra i temi affrontati ai quali tengo di più c’è quello della speranza che si oppone al concetto di fine della vita di un individuo ma che al tempo stesso ne è legata. Addirittura la speranza è in grado di rovesciare la morte e di fare da motore al processo ciclico che si compie nelle continue rinascite delle anime tra universi. Poi abbiamo il tema della lontananza. Infatti nella realtà che ho immaginato non si muore mai in via definitiva eppure anche chi è a conoscenza di questo soffre quando perde qualcuno.

I personaggi sanno che i loro cari sono sempre in qualche modo vivi ma la lontananza li attanaglia allo stesso modo del concetto di morte. E poi c’è l’amore inteso in senso platonico come una relazione incentrata più sul piano spirituale che carnale ed in grado di rimanere viva e pulsante tra gli universi.”

Fra i tre romanzi quale è stato più difficile da scrivere e perché?

“Direi che probabilmente si tratta di “Il caos non è disordine” il secondo volume della trilogia. Non è stato difficile da scrivere dal punto di vista dei contenuti piuttosto lo è stato per quanto riguarda la continuità stilistica. Infatti dopo “Anche gli dèi sono persone”, che ricordo essere stato il mio primo romanzo in assoluto, volevo mantenere lo stesso modo di scrivere nel volume seguente per dare al lettore la sensazione di continuare la storia senza distrarlo troppo.

Non è stato proprio facilissimo perché dopo la mia prima esperienza di scrittura ero propenso maggiormente a variare alcuni elementi come ad esempio la costruzione delle frasi oppure le spiegazioni di alcuni meccanismi adoperati dai personaggi ma dovevo trattenermi per mantenere uno stile unico per tutta la trilogia. Inoltre il secondo volume è importante perché deve aggiungere materiale rispetto al primo ma non se ne deve discostare troppo in pratica bisogna imitarsi senza ripetersi e anche questo è stato un compito non trascurabile.”

Quale figura, oltre a quella del protagonista, credi possa esercitare particolare fascino nei lettori?

“Nei miei romanzi mi piace creare figure femminili forti in grado di fungere da guida e da vero e proprio punto di riferimento per la squadra che hanno al loro fianco. Mi è stato più volte detto dai lettori di essersi affezionati maggiormente alla figura di Marea e alla sua storia.

Si tratta di una donna che come Grim faceva parte del reparto d’élite degli esploratori ma a causa di un incidente in missione è stata costretta ad abbandonarlo e ad assumere un ruolo strategico nel reparto dei luogostrateghi. È uno di quei personaggi di cui fin dal primo volume vengono narrati episodi sul suo passato, fin dall’infanzia e dal suo ingresso nell’Ordine da cui emerge la sua forza emotiva oltre che fisica. Credo sia questa la ragione che spinge i lettori ad empatizzare con lei. E tra parentesi è anche uno dei miei personaggi preferiti.

Un altro personaggio, sempre femminile, che credo possa affascinare i lettori è Khrina. Facciamo la sua conoscenza a partire da “Il caos non è disordine” e anche per lei vengono spiegati alcuni eventi riguardo il suo passato. A differenza di Marea lei è più ribelle e utilizza delle maniere più rozze. Mi sono divertito molto a scrivere anche su di lei.”

Scegli una colonna sonora per la storia

“Senza esitare un istante scelgo la colonna sonora di Interstellar (il mio film preferito) composta da Hans Zimmer. Film che tra l’altro mi ha ispirato nella scrittura di questa trilogia.”