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Ventimiglia: l’ultima tappa del viaggio

E’ in Liguria l’ultima tappa del viaggio dei migranti nel nostro paese: che arrivino via mare, via terra o in qualsiasi altro modo, si deve per forza arrivare in quell’angolo di Liguria ai confini con l’Europa ed oltrepassare il confine italiano. Uno dei modi possibili è dai tratturi delle Alpi, ma quest’angolo d’Italia diventa per molti una trappola micidiale da cui è difficilissimo uscire. Molte sono le testimonianze, ed ogni anno sono circa 30.000 i migranti che giungono a Ventimiglia, il punto di arrivo e di ripartenza verso una nuova speranza. Tra le varie organizzazioni attive da anni in progetti di accoglienza e soccorso, l’associazione WeWorld ha deciso qualche mese fa di raccontare attraverso un report – Ventimiglia: viaggio dei migranti tra pandemia e nuove accoglienze – queste esperienze; persone invisibili che nella maggiorparte dei casi restano intrappolate in un infinito andirivieni senza futuro.

 

Respingere e non accogliere. Il dato triste

Le politiche europee sulle migrazioni, ad occhi inesperti e non attenti, sembrano sviluppate per garantire accoglienza e fratellanza. Sebbene possano esserlo apparentemente sulla carta, la realtà nella pratica quotidiana è molto differente. Forse è l’Europa che respinge e non sa accogliere o forse, la Francia non riesce ad avere un giusto compromesso. Ad oggi che sia inverno o che sia estate a Ventimiglia si gioca a nascondino per non vedere il migrante che salta sul treno o che attraversa in fila indiana le campagne.

 

Come detto, dal confine ligure passano oltre 30 mila persone l’anno e, come ha sottolineato Jacopo Colomba – project manager di WeWorld a Ventimiglia – la situazione è sempre più complessa: «Dopo la chiusura del campo di Roja la situazione è ancora più complessa. Imprescindibile adesso è un dispositivo di accoglienza per i migranti in transito: un campo che abbia anche percorsi specifici per seguire le famiglie, i minori non accompagnati e le donne sole»

Dall’altra parte, la Francia militarizza costantemente i confini rendendo difficilissima la situazione anche a Ventimiglia dove, è complicato organizzare un’accoglienza. Nell’ultimo anno tra Ventimiglia e Mentone sono state respinte 22mila persona, l’età media è di 25 anni, quasi tutti provengono da territori africani anche se non mancano coloro che arrivano qui dopo aver percorso la faticosa ed estenuante rotta Balcanica.

Rotte migranti: quali in Italia

L’Italia tra 800 e 900 è stata una terra di migranti: a sognare un futuro migliore donne e uomini italiani in partenza verso l’America o l’Australia, rigorosamente in terza classe. Poi, nel dopoguerra, la Germania, il Belgio ed il Regno Unito andavano per la maggiore. Con il finire degli anni ‘70 invece, diventiamo terra d’approdo di uomini e donne d’ogni angolo del Pianeta.

L’accoglienza nel nostro Paese diventa una missione anche se, nonostante tutto c’è chi non la gradisce. A Lampedusa, in Sicilia, in Sardegna e Calabria si arriva con la rotta Mediterranea, faticosa e molto pericolosa; oltre ai percorsi dai Paesi d’origine infatti, si aggiungono i giorni di passaggio in Libia tra percosse e sevizie, aspettando la traversata su barconi, gommoni ed altri improbabili mezzi spesso incapaci di sostenere la forza delle onde.

La rotta Balcanica invece arriva a Triste e d’intorni e parte dalla lontanissima Grecia. Giorni e notti passati a camminare e sfuggire i controlli. Uomini, donne e bambini che arrivano in Europa denutriti e spaventati. A Ventimiglia si sosta e si ricomincia il viaggio sperando di trovare accoglienza in Francia, Germania o nel Nord d’Europa dove quasi tutti hanno un parente che li aspetta. Difficile per qualsiasi migrante superare i varchi della Fortezza Europa.