The news is by your side.

Vallepietra: la cultura di un piccolo centro tra biblioteca e Comitato Giovanile

Vallepietra – Quello dello spopolamento dei piccoli centri e quello della “mobilità” delle radici, sono problemi caratteristici del nostro tempo. È sempre più stringente l’ordine verso le nuove generazioni di essere costretti a muoversi per definire la propria posizione sociale (e cioè per lavorare o studiare) ed inquietante quello verso i paesi piccoli e piccolissimi di far defluire le proprie risorse umane verso centri più grandi.

Prendiamo, ad esempio, un caso come quello di Vallepietra: un piccolissimo paese (intorno ai duecento abitanti), arroccato sulla montagna, difficoltoso da raggiungere per i non avvezzi alle strade tortuose. Certo Vallepietra è nota per il Santuario della Santissima Trinità, che più volte nel corso dell’anno accoglie pellegrini e visitatori. Ma, al di là dell’evento religioso, o comunque isolato nel giro dell’anno, viene da chiedersi: cosa significa abitare uno spazio di questo tipo? E cosa significa – dacché le due sfere sono connesse, in quanto comunità = cultura – costruire, lì, appunto, cultura?

Il caso di Vallepietra mostra come la concezione che spesso si ha della qualità dell’abitare (disponibilità di servizi, occasioni di divertimento, comodità, ecc.), quasi sempre incontentabile, può essere ribaltata dalla forza dell’aderenza al territorio – ancora più notevole se il territorio/terreno è impervio come quello montano – e da uno spirito intensissimo di resilienza.

Non tutti sanno – ad esempio – che Vallepietra possiede una biblioteca: è indice di volontà di raccoglimento comunitario, di desiderio di costruire e mantenere un posto in cui è possibile confrontarsi, studiare, concentrarsi. Non è poco, in tempi in cui la presenza di punti di ritrovo ricreativo-culturali, specie nei piccoli nuclei, è sempre più rara. Non tutti sanno – secondo esempio – che Vallepietra ha un Comitato Giovanile, in cui sono ragazzi giovani e giovanissimi a tenere le redini di manifestazioni culturali e ricreative di vario genere, dimostrando che l’espatrio in terre romane o sublacensi (mettiamo: per ragioni di studio) non implica il recidere una volte per tutte le radici innestante nel paese d’origine.

Il caso virtuoso di Vallepietra mostra che la facoltà di costruire e coltivare non è dipendente dai mezzi a disposizione, ma dal desiderio di fare e dalla forza di volontà. In questo, Vallepietra eccelle – e ci insegna a pensare in maniera diversa il concetto di abitare, importante oggi – poiché in crisi – quanto mai prima.