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Valle dell’Aniene sotto pressione: la scuola e l’educazione alla legalità come antidoto al disagio giovanile

COMUNICATO STAMPA – Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per i fatti avvenuti a Subiaco, Gerano e nell’intera Valle dell’Aniene, dove violenze, risse, abusi di sostanze e aggressioni rivolte alle forze dell’ordine hanno segnato un fine settimana che non può essere interpretato come un insieme di episodi isolati. Si tratta, piuttosto, della manifestazione visibile di un disagio diffuso, che interroga la capacità delle comunità locali di garantire coesione sociale e trasmettere valori condivisi.

La crescente inclinazione giovanile verso comportamenti violenti e antisociali, l’uso di alcol e droghe come modalità di aggregazione e la scarsa propensione a forme di solidarietà e responsabilità collettiva delineano un quadro preoccupante, in cui la legalità viene percepita non come bene comune ma come imposizione esterna. Questo atteggiamento produce una frattura tra istituzioni e cittadini, rendendo più fragile il tessuto democratico e compromettendo il senso stesso di convivenza civile.

Pur riconoscendo l’importanza fondamentale dell’azione delle forze dell’ordine, appare chiaro che la sola risposta repressiva non può arginare fenomeni che hanno radici culturali ed educative. È necessario sviluppare un impegno organico e costante sul piano formativo, capace di restituire alle nuove generazioni la consapevolezza che il rispetto delle regole non è una limitazione della libertà, ma la condizione stessa per esercitarla.

La Valle dell’Aniene, come molte altre realtà del Paese, sta evidenziando una crisi sociale che si riflette in una crescente fragilità educativa. La costruzione di una vera sicurezza non può limitarsi al controllo del territorio, ma deve fondarsi su un rinnovato investimento nei processi educativi, nella cultura della legalità e nella valorizzazione della solidarietà sociale come fondamento imprescindibile della democrazia.

In questa prospettiva, la scuola è chiamata a svolgere un ruolo centrale e insostituibile. Non si tratta soltanto di trasmettere conoscenze, ma di coltivare atteggiamenti e competenze civiche che consentano agli studenti di riconoscersi come parte attiva di una comunità. Occorre restituire centralità ai progetti di educazione alla legalità e ai diritti umani, affinché i giovani comprendano che la libertà trova senso solo nel rispetto dell’altro. La scuola deve diventare il luogo privilegiato di prevenzione delle devianze, attraverso percorsi di inclusione e di responsabilizzazione, capaci di contrastare l’indifferenza e l’individualismo. Solo rafforzando il patto educativo tra docenti, famiglie e istituzioni sarà possibile ridare ai territori più fragili strumenti efficaci per superare le criticità e costruire un tessuto sociale più solido e coeso.