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Unione dei Comuni in Marsica: incentivi dalla Regione al via bando da 4,5 milioni di euro

L’Aquila. Bando da 4,5 milioni di euro in tre anni per le Unioni dei Comini. Un passo in avanti per favorire il consolidamento e le nuove esperienze di Unioni dei Comuni in Abruzzo.

Il bando è stato pubblicato dalla Regione Abruzzo su iniziativa dell’assessore regionale Pietro Quaresimale, con delega agli enti locali, dedicato al servizio di vitale importanza, della polizia municipale e amministrativa locale.

Le Unioni dei comuni in Abruzzo sono 10 e riguardano 94 municipi su 305 totali, che già condividono servizi varie funzioni, come uffici tecnici, trasporto scolastico, la raccolta e smaltimento dei rifiuti, e appunto la polizia municipale, con significative economie di scala e maggiore efficienza e coordinamento.

Molto meno fortuna invece ha anche in Abruzzo la fusione dei comuni che prevede lo scioglimento dei Consigli comunali in una solo ente, e con un solo sindaco e una sola giunta.

Per ora, ad aver intrapreso questa strada, a seguito di un referendum del 2014, sono i comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, ma molte sono ancora le resistenze e una legge regionale approvata a febbraio  ha spostato il termine dal 2024 all’inizio del 2027, stabilendo un cronoprogramma per i vari adempimenti necessari.

Per il resto, complice anche il fatto che sono aumentati gli stipendi per sindaci e assessori, le fusioni non vengono nemmeno prese in considerazione, nonostante il fatto che le leggi statali e anche regionali prevedono importanti incentivi. A incidere anche è il forte campanilismo che connota le comunità locali e che consente la permanenza di comuni minuscoli anche con meno di 200 abitanti.

Il bando regionale rappresenta, inquadrato in questo contesto, un incentivo all’unione dei comuni in essere e costituende,  tenuto conto però che l’unione potrebbe essere solo il primo passo verso una fusione, almeno in una visione ottimistica.

Ha commentato l’assessore Quaresimale: “In questo modo i piccoli comuni hanno una concreta possibilità di promuovere l’avvio di un processo di riorganizzazione, di rafforzamento e ampliamento dell’esercizio associato delle funzioni fondamentali dei Comuni. È bene chiarire che l’avviso presuppone l’esistenza di forme di associazionismo comunale oppure in fase di realizzazione, confermando in questo senso che possono ottenere incentivi solo le Unioni dei Comuni. Siamo convinti che il rafforzamento dei servizi nei piccoli comuni sia un’esigenza non più rinviabile, soprattutto se si vuole far fronte al processo di impoverimento sociale e demografico delle aree interne”.

Il bando pubblicato, nel dettaglio, prevede una dotazione annua di 1,5 milioni di euro destinata a ripetersi anche per le annualità 2024 e 2025: verranno finanziati progetti da un minimo di 150 mila euro ad un massimo di 214mila euro, e verrà considerato positivamente la possibilità di cofinanziamento del progetto da parte dei richiedenti per almeno il 2,5% dell’ammontare del costo.

Le domande vanno presentate entro il 30 settembre, e possono partecipare anche le Unioni di Comuni che si costituiranno entro quella data, con una dimensione minima di 5.000 abitanti. In ogni caso tutti i comuni appartenenti all’Unione devono aver conferito a quest’ultima la funzione fondamentale di polizia municipale e polizia amministrativa locale in via esclusiva ed integrale per una durata di almeno 10 anni.

 

Tra le spese ammissibili, quelle per per personale da assumere a tempo determinato o indeterminato, a tempo pieno o parziale, da destinare al servizio di polizia municipale e polizia amministrativa locale. E anche le spese relative all’acquisto dei seguenti beni: defibrillatore semiautomatico portatile da posizionare a bordo dell’autovettura di servizio per situazioni di primo soccorso, foto-trappole,  autovetture a basse emissioni inquinanti, un ufficio mobile ad uso esclusivo della Polizia Locale.

Il numero dei beni richiesti deve essere congruo rispetto agli operatori complessivamente in servizio ed ai servizi che si intende svolgere pena l’esclusione dell’intera voce e del relativo costo dall’istruttoria.

LE UNIONI DEI COMUNI IN ABRUZZO

Vediamo ora qual e lo stato dell’arte delle Unione dei comuni in Abruzzo.

L’Unione dei comuni Città Territorio-Val Vibrata, in provincia di Teramo è composta da Alba Adriatica, Ancarano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Martinsicuro, Nereto, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Torano Nuovo e Tortoreto, per 79.976 abitanti. I comuni aderenti hanno affidato all’unione i servizi dell’intero ciclo dei rifiuti urbani, uno sportello unico per le attività produttive, pubblica sicurezza e funzioni di polizia locale, attività sociali, edilizia scolastica, pianificazione urbanistica e attività di formazione per i dipendenti comunali.

L’Unione dei comuni Colline del Medio Vomano, sempre nel teramano, comprende Basciano, Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Morro d’Oro e Penna Sant’Andrea, per 20.370 abitanti  e si occupa dell’intero ciclo dei rifiuti urbani, tutela e promozione degli ambienti montani, attività e servizi sociali, centrale unica di committenza per i lavori e forniture dei singoli comuni e servizi di prossimità.

L’Unione dei comuni montani della Laga è composta da Campli, Cortino, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura e Valle Castellana, ancora in provincia di Teramo, per 10.968 abitanti e si occupa dell’intero ciclo dei rifiuti urbani, tutela e promozione degli ambienti montani, attività e servizi sociali, centrale unica di committenza per i lavori e forniture dei singoli comuni e servizi di prossimità.

L’Unione dei comuni montani Maiella orientale-Verde Aventino è costituita da Colledimacine, Lettopalena, Palena e Taranta Peligna, in provincia di Chieti, per 2.167 abitanti e si occupa del ciclo dei rifiuti urbani di pianificazione territoriale e urbanistica e di controllo del traffico.

L’Unione dei comuni dei Miracoli è stata costituita da Casalbordino, Scerni, Pollutri e Villalfonsina in provincia di Chieti, per 11.749 abitanti. I comuni aderenti hanno affidato all’unione diversi servizi di ambito sociale e di prossimità.

Ha accentrato i servizi sociali l’Unione dei comuni montani del Sangro, di cui fanno parte i comuni di Bomba, Colledimezzo, Montebello sul Sangro, Monteferrante, Montelapiano, Montenerodomo, Pietraferrazzana, Roio del Sangro e Rosello, in provincia di Chieti, per 1.828 abitanti.

C’è poi l’Unione dei comuni del Sinello, di cui fanno parte, in provincia di Chieti, i comuni di Carpineto Sinello, Carunchio, Dogliola, Guilmi, Montazzoli, Palmoli, San Giovanni Lipioni, Torrebruna e Tufillo, per 5 .abitanti, che si occupa dell’intero ciclo dei rifiuti urbani, opera come centrale unica di committenza per gli appalti dei comuni e per l’organizzazione dei servizi di protezione civile.

C’è infine l’Unione dei comuni della Vallata del Foro che in provincia di Chieti comprende i comuni di Ari, Ripa Teatina, Vacri e Villamagna, per 8.701 abitanti. La principale attività dell’ente è la gestione dell’ufficio unico di protezione civile.

L’Unione dei comuni Terre dei Peligni comprende Corfinio, Raiano, Roccacasale e Vittorito, in provincia dell’Aquila, per 5.002 abitanti e i comuni aderenti hanno affidato all’unione i servizi di polizia locale, attività e servizi sociali, protezione civile, centrale unica di committenza per i lavori e forniture dei singoli comuni, sportello unico delle attività produttive e servizi di prossimità.

L’Unione dei comuni Montagna Marsicana, costituita a marzo del 2022, altro non è che la trasformazione da Comunità montana Montagna Marsicana nel nuovo ente di livello sovracomunale, che riunisce 34 comuni in provincia dell’Aquila, per un totale di circa 84mila abitanti.

Segnano il passo invece le fusioni dei comuni in Abruzzo. Eppure dal 2009 ad oggi ne sono state approvate in Italia 139.

Complessivamente, considerando tutte le operazioni di fusione, si contano 326 comuni soppressi, mentre il numero dei comuni d’Italia è diminuito di 204 unità.

Per chi si fonde sono previsti dei contributi statali, con entrate straordinarie per i dieci anni successivi. Per i comuni fusi dopo il 2018, si tratta del 60% dei trasferimenti erariali al 2010, con un limite massimo di 2 milioni di euro.

Questi provvedimenti si trovano all’interno del decreto legislativo 267 del 2000. Anche le regioni possono prevedere dei contributi attraverso le proprie leggi. Inoltre, al nuovo ente sono applicate anche delle misure di tutela e semplificazione che possono variare tra le regioni.