TAGLIACOZZO AQ – Un pomeriggio che ha intrecciato cultura, spiritualità e bellezza ha fatto da cornice nello scorso mese di agosto, alla presentazione dell’opera pittorica realizzata dalla professoressa Laura Micalizio, donata ai frati del Convento di San Francesco di Tagliacozzo.
Il dipinto, intitolato *L’incredulità di San Tommaso l’Apostolo*, è una riproduzione di un particolare del celebre quadro di Georges de La Tour, custodito al Museo del Louvre di Parigi. Si tratta di un olio su tela eseguito dalla professoressa Micalizio nel 2025, anno che segna l’ottavo centenario del *Cantico delle Creature* di San Francesco d’Assisi.
Un gesto che racchiude non solo un valore artistico, ma anche un forte significato simbolico: l’opera resterà come testimonianza tangibile di fede e memoria nella comunità francescana.
La consegna è avvenuta durante il convegno ospitato nel suggestivo cortile del Palazzo Ducale , nell’ambito del Festival Internazionale di Mezza Estate. Il pomeriggio, condotto dal giornalista Pietro Guida, è stato arricchito dagli interventi del professor Francesco Letta, che ha offerto una riflessione sull’attualità del messaggio ambientale del *Cantico delle Creature*, e dei frati Attilio Terenzio ed Emiliano Antenucci, insieme ai saluti istituzionali del sindaco Vincenzo Giovagnorio e della stessa professoressa Micalizio.
La manifestazione si è trasformata in un incontro corale tra arte, musica e spiritualità. L’attrice e giornalista Luisa Novorio ha dato voce al *Cantico delle Creature* accompagnata dal flauto di Zaira Parente, mentre il Coro di San Francesco, diretto da don Angelo Di Bucchianico, ha concluso la serata con l’esecuzione del cantico musicato da padre Domenico Stella.
In questo contesto di emozioni e riflessioni, il dono della professoressa Micalizio ai frati padre Attilio e padre Carmine Terenzio ha assunto un valore ancora più profondo: un’opera d’arte che unisce la memoria di un capolavoro della pittura europea alla spiritualità francescana, rinnovando il legame tra fede e cultura che anima da sempre la città di Tagliacozzo.
“La mano di san Tommaso” fa riferimento a un gesto iconografico e a un episodio biblico noto come l’Incredulità di san Tommaso, dove l’apostolo Tommaso allunga la mano per toccare le ferite di Cristo risorto. Il gesto è diventato un simbolo di coloro che necessitano di prove concrete per credere.
“La mano di Tommaso”
Non è una mano che tocca il fianco.
Non cerca la prova nella carne.
Non è stesa verso le ferite del Risorto.
È una mano che abita la Scrittura.
Che si posa con fermezza e umiltà su un libro vissuto, consumato, aperto.
Il dito indice, invece di affondare nelle piaghe, entra tra le pagine.
Non per sondare un corpo, ma per lasciarsi raggiungere da una Parola.
Perché quel libro, da domenica a domenica, è il luogo in cui le piaghe d’amore del
Risorto si aprono ancora.
Non per essere toccate, ma per rivelare che da esse siamo amati.
È la domenica “otto giorni dopo”.
Non più la Pasqua dell’apparizione, ma quella della memoria viva, della liturgia,
dell’ascolto.
La fede di Tommaso non nasce dal vedere, ma dall’entrare.
Non entra con la mano nella carne, ma con il dito nella Parola.
E quella Parola lo apre, lo converte, lo genera.
Il libro è segnato, umile, forse anche ferito.
Ma è grembo. È spazio d’incontro.
È Vangelo consegnato alla Chiesa perché, come Tommaso, ogni discepolo che non
ha visto possa credere.
E quella mano, così concreta e silenziosa, è la nostra mano ogni domenica.
Non cerca prove.
Non pretende segni.
Regge il Vangelo, perché lì ogni ferita si fa voce,
ogni parola si fa carne,
e ogni credente può dire, come Tommaso:
“Mio Signore e mio Dio.”
Non c’è più bisogno di toccare.
Basta entrare.
E il dito, immerso tra le pagine, non saggia un corpo morto,
ma si lascia trafiggere da un Amore vivo.
(Padre Carmine e Padre Attilio)