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Sold out a Cocullo per la festa dei Serpari, tra mistero, fede e tradizione!

COCULLO – Pubblico delle grandi occasioni oggi a Cocullo per la tradizionale festa dei serpari. Code chilometriche al casello di Cocullo sin dalle prime ore dell’alba con ripercussioni di traffico sulla A25. Poii la festa di San Domenico Abate ha preso il via con la tradizionale processione preceduta dalla Santa Messa.

 Il piccolo borgo di Cocullo diventa ogni anno il centro di un’antichissima celebrazione unica nel suo genere: la Festa dei Serpari, che si svolge il primo maggio in onore di San Domenico Abate, patrono del paese.

Questa singolare ricorrenza affonda le sue radici in un intreccio di fede cristiana e riti pagani, rappresentando un esempio straordinario di continuità culturale e religiosa. La festa è conosciuta soprattutto per la processione del santo ricoperto di serpenti vivi, portato in spalla per le strette vie del borgo tra migliaia di fedeli, curiosi e turisti.

La festa ha origini che risalgono all’epoca pre-cristiana, quando le popolazioni italiche, come i Marsi – noti per essere grandi conoscitori e addestratori di serpenti – celebravano rituali in onore di divinità legate alla terra e alla fertilità, come Angizia, dea serpiforme della salute e della medicina.

Con l’avvento del Cristianesimo, molti di questi riti furono assorbiti o reinterpretati. San Domenico, un monaco benedettino vissuto nell’XI secolo, divenne una figura centrale nel culto locale: a lui si attribuiscono poteri taumaturgici, in particolare contro il mal di denti, i morsi di animali velenosi e le malattie nervose. La leggenda vuole che San Domenico avesse il potere di scacciare i serpenti, e proprio per questo fu scelto come protettore.


Il rito: i serpari e la processione

Il cuore della festa è la processione del santo. La statua di San Domenico, conservata nella chiesa omonima, viene portata a spalla dai fedeli, avvolta da serpenti vivi, raccolti nei giorni precedenti da esperti “serpari”, gli abitanti del luogo che tramandano questa pratica di generazione in generazione.

I serpenti utilizzati – inoffensivi e tipici dell’Appennino, come il cervone o la biscia dal collare – vengono trattati con rispetto e rimessi in libertà al termine della festa. La visione del santo adornato da questi animali è di grande impatto simbolico e visivo: un’immagine che oscilla tra sacro e ancestrale, tra timore e protezione.

La processione è accompagnata da canti, preghiere, fuochi d’artificio, bancarelle e una fiera tradizionale che anima Cocullo per tutta la giornata.


Patrimonio culturale e attrazione turistica

Negli ultimi anni, la Festa dei Serpari ha attirato l’attenzione non solo degli studiosi di antropologia e religione, ma anche dei turisti italiani e stranieri, diventando un appuntamento di rilievo nel calendario delle tradizioni italiane.

Nel 2009 la festa è stata proposta per l’inserimento tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’UNESCO, proprio per il suo valore culturale unico.


Una festa tra mistero e devozione

La Festa dei Serpari rappresenta un raro esempio di convivenza tra natura, spiritualità e tradizione popolare. È un momento in cui una piccola comunità si stringe attorno alla propria identità, accogliendo il mondo in un rito che riesce ancora oggi a emozionare, stupire e unire.

A Cocullo, il primo maggio non è solo una data sul calendario: è un viaggio nelle radici profonde dell’Abruzzo, dove il sacro e il primordiale si incontrano ogni anno tra le pietre del borgo e i corpi striscianti dei serpenti.