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Si è chiusa la due giorni dedicata a bioregionalismo ed ecosofia: al Casale Anio Novus, scienza, arte e amore per la natura abitano lo stesso spazio

Tivoli – Si è appena concluso il doppio evento, articolato nella giornata di ieri e di oggi, dedicato al bioregionalismo e all’ecosofia, all’interno di uno spazio di enorme ricchezza naturalistica e archeologica (il biolago, da una parte, e gli imponenti resti dell’acquedotto romano, dall’altra) come quello del Casale Anio Novus.
Molte le forze in campo per la realizzazione: ossatura fondamentale composta da Rete Bioregionale, Arca di Corrado, Comunità del Pizzutello e Condotta Slow Food Tivoli, cui si aggiunge la presenza degli Assessori all’Urbanistica e all’Ambiente di Tivoli (Gianni Innocenti e Eleonora Cordoni) e del sindaco di San Gregorio da Sassola (Franco Carocci), in rappresentanza degli enti patrocinanti.

L’evento, che ha visto una risposta numerosa e appassionata, si è realizzato effettivamente nella dimensione degli “stati generali” dell’ecosofia: obiettivo principale la divulgazione della filosofia fondante del bioregionalismo, e la possibilità di raggiungerlo per via partecipata, collettiva, di condivisione di saperi e pratiche anche lontane fra loro.

Sabato la rassegna si è infatti aperta con l’intervento di una delle personalità di spicco del bioregionalismo, Paolo D’Arpini, che ha proposto un’introduzione alla materia utile anche ai profani. A seguito, molte relazioni incentrate su temi specifici ma comunque amalgamati dallo spirito della ri-scoperta della natura e dei suoi “diritti” (come propone la tesi di Nicola Nardella): si segnalano il progetto del Casone di Anticoli gestito da Lina Triebsch e Elisa Rami dell’associazione APS Tavola Rotonda; V.A.R.A. e il Cammino dell’Aniene raccontato da Luigi Tilia; la visita guidata dei resti dell’acquedotto a cura di Francesco Pecchi e Stefano Del Priore; la conferenza “Arte e bioregionalismo nella Valle dell’Aniene” a cura di Eclario Barone. Tra un intervento e l’altro la musica di Andrea Biondi e le letture di Antonio Francesco Perozzi dal suo testo “Di altre demarcazioni”.

La sera di sabato ha visto poi la costruzione di uno scenario particolarmente suggestivo: dopo la cena in riva al biolago curata dalla Condotta Slow Food con “Gustationes pitagoriche” vegane e composte da prodotti della Valle, un triplo incontro artistico: le canzoni ecopacifiste di Stefano Panzarasa, l’inaugurazione dell’installazione artistica di Italo Carrarini “Il Giardino della natura profonda” (vero clou della kermesse), la performance dalla forte vena rituale di Luca di Terlizzi, iniziata alle 23:43 in coincidenza col solstizio d’estate.

Anche la domenica è seguita nell’alternanza tra esibizioni artistiche e convegni. Al mattino, l’evento è stato animato dalla raccolta di erbe selvatiche a cura di Maria Sonia Baldoni e da un doppio laboratorio: sulla pasta madre (Stella Schiavon), da una parte, sul disegno dal vero (studenti del prof. Eclario Barone), dall’altra, a dimostrazione della stretta convergenza tra naturalismo e pratiche artistiche. Ancora, dopo pranzo, interventi di assoluta rilevanza, come quello “Dall’etico all’estetico” di Gabriele Perretta e quello “Per una CSA in Valle Aniene” di Carlo de Sanctis.

Il temporale improvviso non ha impedito di proseguire della manifestazione, ed anzi è stato accolto dai più tenaci come naturale, seppur imprevista, piega degli eventi: grazie all’ospitalità del Casale, Raimondo Luciani ha potuto presentare il suo libro “Appunti di buddismo e fotografia” e Antonio d’Andrea insistere sul senso di un ritorno alla campagna che non sia semplice bucolicismo ma intelligente integrazione tra modernità e coscienza della natura.

Gli “stati generali”, insomma, hanno sfidato il meteo e il Covid (attuando tutte le disposizioni fondamentali all’anti-contagio) per mettere in piedi una celebrazione partecipata e collettiva di quella che possiamo sintetizzare come “cultura della natura”: consapevolezza dell’indivisione tra uomo e natura, amore per il luogo d’appartenenza, spirito di messa in comune per la cura di un futuro che tenga sempre più conto di cosa significa abitare la Terra.