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Sgomberi al Quarticciolo, quartiere in protesta tra rabbia e disperazione

ROMA – Quarticciolo in rivolta. Nel quartiere popolare alle porte della Capitale, già segnato da anni di degrado e abbandono, la tensione è esplosa dopo due nuovi sgomberi eseguiti nelle scorse ore. Due donne sono state cacciate dalle loro abitazioni, tra loro una signora di oltre sessant’anni, disabile, portata via di peso, a braccio, senza che le venisse offerta una soluzione abitativa concreta. Solo una vaga promessa: una sistemazione temporanea in una casa famiglia.

Una scena drammatica, che ha scosso profondamente la comunità. Nel quartiere, denunciano i residenti, le case cadono a pezzi, gli alloggi vuoti restano inutilizzati e i lavori di ristrutturazione — conquistati con anni di lotta del comitato — sono fermi da mesi, con fondi “spariti nel nulla”. “L’ATER si fa vedere solo per cacciare la gente di casa o per chiedere morosità arretrate da decine di migliaia di euro, soldi che spesso non ha nemmeno il diritto di pretendere”, denunciano gli abitanti, esasperati.

La rabbia monta, mentre cresce il senso di abbandono: “Il decreto Caivano promette una trasformazione del quartiere, ma qui le istituzioni non si vedono mai — se non per peggiorare la vita di chi già vive tra mille difficoltà”, dicono dal comitato di Quarticciolo. E ricordano le mobilitazioni degli ultimi mesi: migliaia di persone in strada per chiedere un cambiamento reale, per difendere il diritto alla casa e la dignità di un quartiere da sempre trattato come “di serie B”.

La risposta, però, è arrivata durissima: sgomberi, porte chiuse e famiglie per strada. Un’altra ferita nel cuore di Quarticciolo, dove la rabbia rischia di trasformarsi in disperazione.