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Scontro sulle quote montagna, l’Uncem frena: “Si usi l’elenco storico per salvare gli Appennini”

È in corso un dibattito politico sulla nuova legge sulla montagna promossa dal ministro Roberto Calderoli. Il punto centrale della contesa è la definizione dell’altitudine minima necessaria per classificare un Comune come “montano”, un criterio decisivo per l’accesso a un fondo da 200 milioni di euro stanziati per il triennio 2025-2027, destinati a sanità, istruzione, mobilità e lotta allo spopolamento.

Le critiche, provenienti soprattutto dal Pd, accusano il ministro di una visione “Alpicentrica”. Si teme che, fissando una quota altimetrica troppo elevata (privilegiando di fatto le Alpi lombarde), si finisca per escludere dai fondi un gran numero di Comuni degli Appennini, come quelli del Piemonte e dell’Emilia-Romagna, che hanno altitudini mediamente inferiori. Esponenti politici locali, come Alberto Avetta (Pd) in Piemonte, hanno lanciato l’allarme su un “impatto drammatico” per i loro territori, accusando la Lega di favorire la propria roccaforte.

In questo clima di accesa divisione, emerge la forte preoccupazione dell’Uncem, l’Unione dei Comuni, Enti e Comunità Montane. Il presidente nazionale, Marco Bussone, interviene per cercare una “soluzione diplomatica” allo scontro sull’altitudine. L’appello dell’Uncem è chiaro: per evitare spaccature e garantire equità, si chiede di applicare l’elenco storico dei Comuni totalmente montani, redatto nel 1952 e aggiornato nel 2021.

Secondo Bussone, questa soluzione permetterebbe di superare la battaglia delle quote e di “preservare Alpi e Appennini con serietà e senso di comunione”, riconoscendo le specificità di tutti i territori montani italiani senza creare pericolose esclusioni.