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Santa Maria in Cellis a Carsoli, storia millenaria di un monumento nazionale

Carsoli – La Chiesa di Santa Maria in Cellis a Carsoli è situata in adiacenza a due aree cimiteriali, una più antica ed una più moderna. La costruzione risalente al decimo secolo è opera dei Camaldolesi di San Romualdo.  Il conte Rainaldo dei Marsi, oltre al restauro, ebbe a far erigere un adiacente monastero. Tra il 1048 ed il 1057 fu Cattedrale della Diocesi dei Marsi, o meglio di una delle due porzioni della diocesi, quella che comprendeva il comprensorio territoriale di Carsoli e la Valle di Nerfa, risultato di una divisione effettuata nel 1048 da Papa Benedetto IX sotto la pressione politica dei Conti dei Marsi.

Essi, infatti, per consolidare ulteriormente il loro dominio e controllare direttamente i ricchi possedimenti pontifici nei territori all’estremo confine occidentale del loro contado, imposero un loro congiunto, Azzo detto anche Attone, come Vescovo aggiunto a quello regolarmente eletto dal clero di Roma, tal Pandolfo; e pretesero una seconda cattedrale, che fu appunto individuata in questa antica e gloriosa chiesa monastica.  Nel 1059 il Conte Siginolfo di Berardo, abitatore del Castello di Sant’Angelo, ebbe a donare il Monastero all’Abbazia di San Benedetto di Montecassino insieme con tutti i suoi possedimenti, tra i quali la Chiesa di San Pastore di Tivoli.

Nel 1902 Santa Maria in Cellis venne dichiarata monumento nazionale. Delle forme primitive si può vedere poco, tra cui qualche brandello sulla facciata e il campanile in stile romanico con trifore, bifore e monofore, in cui, sulla base sono stati posti dei ruderi dell’antica Carsioli. La forma attuale della facciata invece è quella dovuta ai restauri ed è in stile tardo-rinascimentale con tanto di coronamento orizzontale e cornice marcapiano che suddivide la facciata in 2 sezioni, l’inferiore consta di un porticato, portale e 2 monofore con strombatura. 4 pilastri, invece, la suddividono verticalmente in altre 2 parti, pilastri collegati tra loro con 3 archi a tutto sesto. La parte superiore della facciata comprende una finestra rettangolare murata. Il campanile include una nicchia in cui è raffigurato un re che la tradizione locale vuole identificato con Carlo I d’Angiò. L’interno della chiesa è a navata unica ma divisa tramite un arco in 2 campate. Le porte lignee raffiguranti scene del Nuovo Testamento sono del 1132 ed ora sono conservate nel Museo d’Arte Sacra della Marsica a Celano.