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Sanità: il diritto alla salute diventa un lusso?

La drammatica vicenda delle lunghe liste d’attesa nel Sistema Sanitario Nazionale ha trovato il suo epilogo più doloroso. È morta a Mazara del Vallo Maria Cristina Gallo, la professoressa di 56 anni che aveva avuto il coraggio di denunciare i ritardi nella consegna di referti diagnostici presso l’ASP di Trapani.

Il decesso della donna riporta l’attenzione sulla crisi del sistema sanitario regionale e sulle conseguenze fatali che possono derivare dalla burocrazia e dai tempi di attesa insostenibili.

Questo disservizio si registra su tutto il territorio nazionale, anche nel nostro Abruzzo dove spesso accade che per esami diagnostici e visite specialistiche occorre attendere mesi. Al contrario, in intramoenia, e quindi in regime privato, queste prestazioni possono essere svolte in pochi giorni, ma con un esborso eccessivamente oneroso da parte del paziente.

Il cittadino è spesso costretto a scegliere di non curarsi o in alternativa, a ricorrere alla mobilità passiva, rivolgendosi a strutture ospedaliere di altre regioni.

Garantire tempi certi e rapidi per la diagnostica non è solo un dovere etico, ma la precondizione per la tutela del diritto alla salute di ogni cittadino.