Roma – Non sempre l’estate è sinonimo di spensieratezza. Per molti anziani, rappresenta invece una stagione fatta di silenzi più lunghi, case vuote e solitudini che si fanno più pesanti. Come per Gino, 92 anni, che ieri pomeriggio ha compiuto un gesto semplice e profondo: ha preso il telefono e ha chiamato la Polizia di Stato.
Non per un’emergenza nel senso classico. Nessun furto, nessuna minaccia. Solo un bisogno autentico: sentire una voce amica.
La sua richiesta di aiuto è arrivata alla sala operativa della Questura di Roma tramite una segnalazione al 112, il Numero Unico per le Emergenze. Quando gli agenti Giulio e Matteo del Commissariato Celio sono arrivati a casa sua, hanno subito capito che dietro quella chiamata si nascondeva una storia diversa.
Dopo un momento di esitazione, Gino ha trovato il coraggio di aprirsi: ha raccontato di non avere più amici né familiari vicini, a eccezione di un nipote, e che il silenzio dei suoi giorni era diventato troppo difficile da sopportare.
Gli agenti non si sono limitati a verificare il suo stato di salute. Si sono seduti con lui, lo hanno ascoltato, hanno condiviso aneddoti del loro lavoro e momenti della loro vita, trasformando una chiamata d’aiuto in un momento di umanità profonda.
Hanno poi contattato il nipote di Gino per rassicurarlo e informarlo dell’accaduto. Ma soprattutto, hanno lasciato a Gino qualcosa di molto più importante: la certezza di non essere più solo.
Da oggi, potrà contare su una nuova amicizia, fatta di presenza, rispetto e piccoli gesti che scaldano il cuore.
In un tempo in cui si parla tanto di sicurezza, questa è una storia che ricorda quanto sia prezioso il valore della vicinanza umana, e come anche una pattuglia possa diventare, a volte, un abbraccio silenzioso per chi ne ha più bisogno.