REDAZIONE ESTERI – È notte fonda quando, mentre in Italia l’orologio segna l’una, Donald Trump scuote il mondo con un messaggio che nessuno si aspettava. Sul suo social Truth, l’ex presidente americano proclama trionfante che Israele e Hamas hanno entrambi sottoscritto la prima fase del piano di pace elaborato dal suo team: “Tutte le parti saranno trattate equamente. Questo è un grande giorno per il mondo arabo, per Israele e per l’America. Benedetti gli operatori di pace.” Parole destinate a entrare nella storia, che segnano un punto di svolta dopo mesi di sangue, devastazione e dolore nella tormentata Striscia di Gaza. La notizia viene subito confermata da Doha: il ministro degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, dichiara che è stato raggiunto un accordo su tutte le disposizioni e i meccanismi della prima fase del cessate il fuoco, che porterà alla fine della guerra, al rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi e all’ingresso degli aiuti umanitari.
Secondo l’agenzia americana AP, l’intesa prevede che Hamas rilasci tutti i 20 ostaggi ancora vivi in cambio del ritiro delle truppe israeliane dalla maggior parte della Striscia di Gaza, ad eccezione della zona di Rafah. Il rilascio avverrà in un solo giorno, sabato o domenica, in quello che si annuncia come un momento storico per il Medio Oriente. Dal quartier generale di Gerusalemme, il premier Benjamin Netanyahu esulta: “Un grande giorno per Israele. Domani convocherò il governo per approvare l’accordo e riportare a casa i nostri cari ostaggi. Ringrazio di cuore il presidente Trump e il suo team per la loro sacra missione. È grazie al coraggio dei nostri soldati se siamo arrivati fin qui. Con l’aiuto di Dio continueremo a espandere la pace con i nostri vicini.”
Anche da parte di Hamas arriva la conferma: “Il movimento annuncia il raggiungimento di un accordo che determina la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’IDF e lo scambio di prigionieri, dopo negoziati responsabili e seri condotti insieme alle fazioni. Apprezziamo gli sforzi di Qatar, Egitto e Turchia e anche quelli del presidente Donald Trump per porre fine alla guerra.” Poi un messaggio di orgoglio e resistenza: “Onore al nostro popolo nella Striscia di Gaza, a Gerusalemme e in Cisgiordania, che ha dimostrato coraggio e fermezza contro i piani dell’occupazione. I sacrifici non saranno vani: continueremo a lottare finché non avremo libertà e indipendenza.” Dalle famiglie degli ostaggi arriva un coro di emozione e gratitudine: “Accogliamo con trepidazione la notizia dell’accordo. È un passo storico verso il ritorno dei nostri cari, ma la lotta non è finita finché non tornerà l’ultimo rapito.” E in molti ringraziano apertamente Trump per il suo ruolo di mediatore. Poco dopo l’annuncio, tra Trump e Netanyahu avviene una telefonata definita “emozionante e calorosa”. I due leader si congratulano a vicenda per lo storico risultato, e il premier israeliano invita Trump a tenere un discorso alla Knesset. Non si esclude un viaggio lampo del presidente americano a Tel Aviv già nel weekend. Dopo mesi di orrore, la parola “pace” torna a risuonare nel cielo del Medio Oriente. Se la tregua reggerà, quella di oggi resterà la notte in cui il mondo ha ricominciato a credere che anche tra le macerie possa nascere una nuova speranza.