Il 23 Settembre di 40 anni fa il giornalista Giancarlo Siani veniva ucciso dalla camorra.
«Tante volte avere il tesserino – scrisse Siani -, che sia da pubblicista o da professionista, non fa di una persona un giornalista, nel senso che sovente ci si imbatte in pennivendoli sgrammaticati amanti del denaro e della notorietà facile. Essere Giornalista è qualcosa di altro. È sentire l’ingiustizia del mondo sulla propria pelle, è schierarsi dalla parte della verità, è denuncia, è ricerca, è curiosità, è approfondimento, è sentirsi troppe volte ahimè spalle al muro, emarginato. Essere Giornalista significa farsi amica la paura e continuare sulla propria strada perché raccontando si diventa scomodi a qualcuno».
Giancarlo Siani, scriveva per Il Mattino come pubblicista corrispondente da Torre Annunziata, non aveva ancora conseguito il tesserino di iscrizione all’ordine dei giornalisti come professionista.
Nel 2020, il tesserino alla memoria è stato conferito a suo fratello Paolo dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti della Campania.
Siani fu simbolo di informazione corretta, pulita e libera da condizionamenti e censure. La sua figura è oggi più che mai attuale in un contesto globale in cui è difficile discernere tra la corretta informazione e le fake news.