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Quando la città eterna si specchia nel Tevere

Roma non ha bisogno di dire chi è. Lo fa in silenzio, ogni mattina, quando il sole si stende sulle sue pietre antiche e accarezza il corso lento del Tevere. In quel riflesso d’acqua che lambisce le sponde del tempo, la città eterna si guarda e si riconosce. Con fierezza, con grazia. Come una regina senza età.

In questa immagine, sospesa tra cielo terso e onde placide, c’è tutta la poesia di un luogo che non smette mai di raccontarsi. Il ponte, solido e chiaro nella sua architettura, pare un abbraccio lanciato da una riva all’altra. Camminarci sopra è come attraversare secoli di storia, tra passi lenti e sguardi rivolti a quell’acqua che ha visto imperatori, poeti e amanti.

I palazzi color pesca sullo sfondo, le chiome verdi che sfiorano il cielo, e la luce di giugno che bacia ogni pietra con dolcezza… tutto sembra dirci che Roma non si guarda, si vive. E si ascolta. Con il cuore.

Qui, dove il Tevere diventa specchio e memoria, ogni angolo è un respiro antico, ogni riflesso un ricordo che galleggia. E chi si ferma a osservare, anche solo per un istante, sente qualcosa di profondo: la presenza discreta e solenne di una bellezza che non ha bisogno di tempo per farsi eterna.