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Pentecoste, il vescovo di Rieti Vito Piccinonna: “unica missione annunciare Gesù”

RIETI – Sabato 7 giugno, nella Cattedrale di Rieti, la comunità diocesana si è riunita attorno al vescovo Vito Piccinonna  per celebrare la veglia di Pentecoste. Un momento liturgico intenso, carico di simboli e di parole capaci di aprire lo sguardo alla presenza e all’azione dello Spirito nella Chiesa.

Accolti da una grande icona della Pentecoste affiancata da sette lumi spenti, i fedeli hanno dato inizio alla celebrazione con un gesto semplice e potente: l’invocazione allo Spirito accompagnata dall’accensione progressiva delle luci, come a dare forma visibile al soffio che anima e illumina la vita cristiana. Una sequenza di letture ha tracciato il percorso della salvezza – dalla dispersione di Babele alla promessa di Gioele, passando per la visione di Ezechiele e la consegna della legge sul Sinai – fino al Vangelo di Giovanni con l’annuncio dell’acqua viva per chi ha sete di senso e di salvezza.

«I doni di Dio si attendono nella preghiera e insieme», ha ricordato il vescovo all’inizio dell’omelia, sottolineando la bellezza di una preghiera “corale” vissuta come popolo riunito. «Lo Spirito a ciascuno ha dato il suo dono, ma insieme qui con l’unica missione di annunciare Gesù», ha aggiunto, richiamando il compito comune di testimonianza e il legame profondo tra comunione e missione.

Molto sentito anche il richiamo al realismo della fede: «Ci sentiamo tutti come quelle ossa inaridite di cui abbiamo ascoltato dal profeta Ezechiele», ha detto monsignor Piccinonna, facendo eco a un sentimento diffuso di fatica e disillusione. Ma è proprio nella vulnerabilità che si apre lo spazio dello Spirito: «Solo i poveri sanno attendere, e lo Spirito di Dio da noi desidera essere atteso, invocato, pregato».

A rendere visibile questo invito all’attesa c’erano anche loro: i cresimati e i cresimandi della diocesi, accolti dal vescovo accanto all’altare dopo il rinnovo delle promesse battesimali. Con le candele accese, hanno accompagnato il vescovo davanti all’immagine della Madonna del Popolo, affidando a Maria il desiderio di una Chiesa più docile allo Spirito e più capace di generare pace.

Il gesto ha fatto da ponte simbolico con quanto vissuto poche ore prima nel cortile dell’Istituto Divino Amore, dove si è svolta la Festa di Pentecoste dei cresimati e cresimandi. Giochi, laboratori, musica e una cena condivisa hanno preceduto la veglia, intrecciando il linguaggio della festa con quello della liturgia. «Accesi dal fuoco dello Spirito» recitava il titolo della giornata: un fuoco che chiede di essere alimentato con gesti, parole, scelte.

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, il vescovo Vito ha voluto condividere alcune comunicazioni significative per la vita della diocesi. Ha annunciato la nomina di don Nicola Zamfirache come nuovo parroco della parrocchia di Sant’Andrea Apostolo in Cantalice, incarico che si aggiunge alla cura della vicina parrocchia di San Liberato. L’ingresso ufficiale avverrà domenica 20 luglio nel pomeriggio.

Un secondo annuncio ha riguardato il Museo diocesano: la dott.ssa Maria Luisa Boccacci è stata nominata responsabile, affiancata dalla prof.ssa Anna Paola Salvi come vice. Anche a loro, da parte dell’assemblea, è andato un caloroso applauso di incoraggiamento.

Infine, con uno stile semplice e diretto, il vescovo ha lasciato un invito personale, quasi una consegna: «Dopo la veglia di Natale c’è il panettone, dopo quella di Pasqua la colomba. Dopo la veglia di Pentecoste non c’è niente… ovvero c’è tutto». E per mostrarlo ha proposto un gesto concreto da compiere nei giorni successivi: «un abbraccio, un riavvicinamento, un gesto di pace verso una persona o una situazione», ricordando che lo Spirito «agisce oltre ciò che noi vorremmo» e che «Dio viene soprattutto nei gesti concreti di carità». Un appello semplice, ma essenziale, perché «abbiamo pregato per la pace: facciamo maturare i gesti della pace, a partire dalle nostre comunità cristiane e da lì verso tutto».