Roma – Due sere consecutive di caos, disagi e rabbia tra i pendolari della linea ferroviaria Roma-Avezzano-Sulmona. Da domenica 15 giugno 2025 come noto, con l’avvio dei lavori di potenziamento infrastrutturale tra Roma Tiburtina e Guidonia e di manutenzione tra Avezzano e Sulmona, la circolazione ferroviaria è stata sospesa e sostituita da servizi autobus. Ma determinati autobus, puntualmente, non si presentano alla fermata.
In particolare l’autobus previsto in partenza da Roma Tiburtina alle 18:45 in direzione Carsoli-Avezzano-Tagliacozzo è sparito nel nulla per due giorni di fila. I passeggeri, lasciati letteralmente a piedi, hanno dovuto implorare altri autisti, diretti su tratte diverse, di concedere passaggi almeno parziali verso casa. Un’improvvisazione degna di un film tragicomico, ma che nella realtà ha avuto ripercussioni pesanti su decine di lavoratori e studenti costretti tralaltro a girovagare nel mentre di un violento temporale di calore.
I racconti parlano chiaro: “Ci dicevano che l’autobus era stato cancellato per incidenti, ma nessuno sapeva nulla. La corsa sostitutiva, che dovrebbe essere garantita, viene completamente dimenticata. Siamo stati costretti a prendere mezzi alternativi che impiegavano fino a 2 ore e 40 minuti, con tutte le fermate intermedie, pur di rientrare a casa”.
Un pendolare sbotta: “È una situazione imbarazzante e, per noi, asfissiante. Ci sentiamo presi in giro: paghiamo fior di abbonamenti e ci ritroviamo a mendicare un passaggio o a riorganizzare la serata in base all’improvvisazione di chi dovrebbe garantire un servizio pubblico. Non c’è un’informazione chiara, non ci sono responsabili visibili, solo caos e nervosismo”.
Il periodo nero non è destinato a finire presto. Dopo la prima fase di lavori (fino al 27 giugno), ne seguirà un’altra dal 28 giugno al 25 luglio tra Roma Prenestina e Bagni di Tivoli. Variazioni, limitazioni, cancellazioni e corse con autobus sostitutivi: un bollettino di guerra per i viaggiatori, aggravato da una gestione evidentemente inadeguata e disorganizzata.
La domanda è inevitabile: chi vigila su questi servizi sostitutivi? Chi si assume la responsabilità per ore di attesa, disinformazione e totale disservizio? Possibile che, nel 2025, il trasporto pubblico regionale debba ancora contare su favori tra autisti e soluzioni improvvisate per far fronte a un’emergenza largamente annunciata?
Nel silenzio delle istituzioni, resta la voce – stanca ma determinata – dei pendolari, che chiedono rispetto, trasparenza e soprattutto il diritto, semplice e sacrosanto, di tornare a casa senza dover affrontare ogni sera un’odissea.