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Oasi Francescana di San Cosimato; per il Consiglio di Stato resta ai frati. Il sindaco di Vicovaro: “possibile assise civica in merito”

 

oasi francescanaVicovaro. Una vicenda che si trascina da anni a Vicovaro ha avuto un suo epilogo burocratico. Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar del Lazio nel merito dell’Oasi Francescana di San Cosimato che di fatto resta ai frati. “Avevamo ragione quando ai tempi del Sindaco Thomas -afferma Fiorenzo de Simone attuale sindaco di Vicovaro –  evitammo di aprire contenziosi contro la Minoritica Provincia Romana dei SS Apostoli Pietro e Paolo, illudendo i cittadini su un possibile “uso pubblico” della struttura; abbiamo avuto ragione negli ultimi mesi quando, nonostante le pressioni e gli attacchi dell’opposizione, quella ufficiale e quella “dietro le quinte”, siamo stati prudenti, con i piedi per terra, facendo fare agli altri le prime mosse e poi restando in attesa della sentenza del Consiglio di Stato”. In due parole: il Consiglio di Stato, con la sentenza depositata in segreteria il 31 agosto 2015 (l’udienza c’era stata il 21 aprile 2015), sostiene che i frati non hanno mai abbandonato “totalmente” questa  struttura ove viene tuttora celebrata la S. Messa.  La sola subconcessione e locazione alla “OMNIA” Società Cooperativa Sociale degli stabili destinati all’attività ricettiva non sarebbe sufficiente a far scattare la clausola risolutiva prevista nella delibera podestarile numero 93 dell’8 agosto 1935.”Per quello che ci riguarda, – prosegue De Simone –  malgrado i forti dubbi, rispettosi del percorso avviato dalla precedente Amministrazione Comunale, abbiamo recepito le indicazioni del TAR e al Consiglio di Stato, nel pieno rispetto delle procedure e dei tempi previsti, ci siamo fatti rappresentare dagli stessi avvocati e con le stesse motivazioni portate avanti dal Sindaco Sirini. Tempo perso (l’iniziativa dell’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Sirini contro i frati risale al mese di settembre del 2011) e tanti soldi sprecati (dovremo partecipare alle spese del doppio grado di giudizio, oltre ai 27.605,56 per gli avvocati del Comune). Questa vicenda, se mai ce ne fosse ancora bisogno, dimostra che l’amministrazione della giustizia (amministrativa, civile o penale), soprattutto in Italia, percorre sentieri originali e spesso incomprensibili e il risultato non è mai scontato. Per come si erano messe le cose, avremmo tutti preferito un esito diverso, ma la verità, per quanto controversa, discutibile, perfino inaccettabile, è una ed è la sola cosa che conta. Le polemiche strumentali, le accuse false ed infamanti, non contano niente ma possono aiutarci a conoscere meglio chi le usa come strumento politico e perché lo fa, con quali obiettivi ed interessi. Nei prossimi giorni, valutata la situazione in modo approfondito, dopo aver consultato gli avvocati, assumeremo le decisioni del caso. Considerata l’importanza dell’argomento – conclude De Simone –  non escludiamo la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio Comunale.”