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Neonato morto al Pertini di Roma, l’esperto: “tragica fatalità”

ROMA – “Se fosse successo 24 ore dopo, sarebbe avvenuto in casa e anche lì forse nessuno sarebbe potuto intervenire. È accaduto in ospedale, dove è chiaro che episodi simili sono meno frequenti proprio perchè vi sono più controlli. È evidente che si cercano delle responsabilità: fosse accaduto a casa, probabilmente sarebbe stato un evento di morte improvvisa, come purtroppo accadono e che spesso non hanno alcuna spiegazione”. Lo spiega all’agenzia Dire il presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin), Luigi Orfeo, commentando la morte per soffocamento all’ospedale Pertini di Roma di un neonato di tre giorni mentre la madre lo stava allattando

“IL COLLASSO POST NATALE SI VERIFICA IN UN CASO OGNI 10.000”

“Solo l’autopsia sarà in grado di fare chiarezza- continua- ma sembra che il seno della madre abbia bloccato la respirazione del bambino, essendosi la mamma addormentata. Questa è una delle cause che, fortunatamente, sono estremamente rare ma che, purtroppo, ancora accadono”.
“Poi- prosegue Orfeo- c’è il problema dell’evento che si è verificato che, purtroppo, rientra nell’ambito di eventi che conosciamo e che passano sotto il nome di ‘Collasso post natale‘, il ‘Sudden unespected postnatal collapse’, noto come ‘Supc’, evento inaspettato e improvviso che può provocare anche la morte del bambino e che ha una frequenza di circa uno ogni diecimila nati, quindi davvero molto rara”.

“IL ROOMING IN È FONDAMENTALE PER L’ALLATTAMENTO AL SENO”

“Per noi è assolutamente fondamentale difendere il percorso di ‘rooming in’– sottolinea il presidente della Sin- ovvero la possibilità che in tutti i punti nascita i bambini e le mamme stiamo assieme 24 ore su 24: si tratta di una indicazione di tutte le società internazionali e dell’Organizzazione mondiale della sanità, fondamentali per la promozione dell’allattamento al seno. Il nostro timore, al di là della tragedia avvenuta, è che questo evento possa in qualche modo modificare routine assistenziali consolidate come le migliori possibili”.

“La tragedia- ricorda inoltre- è avvenuta nonostante la tecnica del ‘rooming in’ sia in qualche modo controllata: il personale non può certo verificare ogni cinque minuti ma in genere ci sono protocolli di reparto che prevedono controlli a scadenza di tempo proprio per valutare come la mamma stia gestendo il proprio bambino”.

“LA MORTE È AVVENUTA NELLA TERZA GIORNATA”

“Naturalmente- dice ancora- a monte ci dovrebbe essere una preparazione della madre e degli operatori a rendersi conto se la mamma è in grado di provvedere immediatamente al proprio bambino. La tragedia, tra l’altro, è accaduta nella terza giornata, nelle prime due la mamma aveva tenuto il bimbo senza problemi. Purtroppo questa volta si è addormentata e questa, forse, potrebbe essere stata la causa iniziale di tutto quello che è poi accaduto”.

“Come Servizio sanitario nazionale- tiene a precisare il presidente della Società Italiana di Neonatologia- l’Italia è tra i Paesi che mantengono in ospedale per più tempo i bambini e le mamme. Ad esempio, in Inghilterra mamma e figlio vengono mandati a casa dopo 6 ore, perchè una donna che ha partorito e un neonato sano possono andare a casa anche immediatamente. Noi, invece, continuiamo a controllare il bimbo per almeno 48 ma anche per 72 ore, anche se è evidente che il piccolo è affidato alle cure della madre, che è assolutamente in grado di gestire il proprio figlio”. (www.dire.it)