Altro che stress e traffico sulla A24. Per i nostri nonni, quel mal di testa insistente, quella stanchezza improvvisa o quella malinconia senza motivo avevano spesso un nome ben preciso: ’mmvidia, l’invidia che si trasforma in malocchio. Una delle credenze più radicate del folklore abruzzese, sopravvissuta al tempo e tramandata di generazione in generazione.
Secondo la tradizione popolare, non tutti potevano “togliere” la ’mmidia. Il rito era riservato a poche donne anziane, depositarie di un dono speciale, ricevuto quasi sempre in famiglia e trasmesso oralmente, con formule segrete che non potevano essere scritte né pronunciate ad alta voce. Il momento più importante per rinnovare questo potere era in particolare nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.
È proprio nella notte di Natale, simbolo di luce e rinascita, che chi possiede il dono ripete mentalmente l’antica preghiera, ricaricandone l’efficacia per l’anno a venire. Una tradizione che fonde sacro e profano, fede cristiana e ritualità arcaiche, in un equilibrio che racconta l’anima più autentica dell’Abruzzo.
Il rito più conosciuto è quello del piatto fondo con acqua e olio: poche gocce versate lentamente mentre si recita la formula. Se l’olio si allarga, si spezza o forma strane figure, il responso è chiaro: la ’mmidia c’è. E allora si procede, con pazienza e concentrazione, fino a quando l’olio torna compatto, segno che la negatività è stata scacciata.
Accanto alla preghiera, non manca mai l’amuleto per eccellenza, il corno rosso, ancora oggi presente in molte case e nelle tasche degli abruzzesi, quasi un ponte simbolico tra passato e presente. Ma più del talismano, resta il valore della tradizione: un modo antico per prendersi cura degli altri, ascoltarli, rassicurarli.
In un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla fretta, queste storie continuano a far sorridere, ma anche a ricordarci quanto siano forti le radici culturali di una terra che ha sempre saputo affrontare le paure – vere o presunte – con un piatto d’acqua, qualche goccia d’olio e tanta umanità.