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Mezzo secolo dal massacro che scosse le coscienze

Il Delitto del Circeo, uno degli episodi più efferati della cronaca nera italiana si è consumato tra il 29 e il 30 settembre 1975 a San Felice Circeo, in provincia di Latina, e il suo impatto sulla società e sulla legislazione italiana (in particolare sulla violenza di genere) è ancora profondamente sentito.

Il massacro avvenne quando tre giovani provenienti dalla “Roma bene” e legati all’estrema destra — Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira — adescarono e sequestrarono due ragazze di estrazione sociale più modesta, Rosaria Lopez (19 anni) e Donatella Colasanti (17 anni). Le portarono a Villa Moresca, una dimora sul promontorio del Circeo.

Qui, le due ragazze furono tenute segregate, violentate, drogate e torturate per ore.

• Rosaria Lopez fu uccisa per annegamento.

• Donatella Colasanti si salvò fingendosi morta dopo essere stata picchiata selvaggiamente.

I tre aggressori caricarono i corpi (il cadavere di Rosaria e Donatella, creduta morta) nel portabagagli di una Fiat 127 a Roma, in Viale Pola, per disfarsene. Donatella, ripresasi, riuscì a battere sul portabagagli attirando l’attenzione di un metronotte, che diede l’allarme.

Il processo che ne seguì, nel 1976, ebbe una risonanza nazionale e vide il movimento femminista mobilitarsi, trasformando il caso in un momento cruciale di consapevolezza sulla violenza contro le donne, che all’epoca era ancora considerata un reato contro la morale pubblica.

Le condanne per i tre furono:

• Angelo Izzo e Gianni Guido furono condannati all’ergastolo in primo grado. Izzo è tornato a uccidere nel 2005.

• Andrea Ghira riuscì a fuggire e a rimanere latitante per quasi vent’anni, fino alla sua morte presunta in Spagna nel 1994, poi confermata dal test del DNA.

Donatella Colasanti è stata il simbolo della resistenza delle vittime di violenza, portando avanti la sua battaglia per la giustizia fino alla sua morte, avvenuta nel 2005.

 Il Delitto è stato determinante per il cambiamento culturale e legislativo, culminato nel 1996 con il riconoscimento dello stupro come reato contro la persona ma a distanza di 50 anni ancora il femminicidio è la principale causa di morte tra le donne.