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Marcetelli nella storia del comune più piccolo del Lazio

interessanti particolarità riportate da un nativo del paese Alto Sabino: la fondazione di Monteflavio, da frazione di Varco a Comune; il paese dei “cerchiari”

EDITORIALE – Le origini di Marcetelli sono molto antiche e sono da ritenersi contemporanee a quelle di molti paesi vicini.

Non si hanno notizie che si possano riferire all’epoca della dominazione romana o a epoche precedenti, tranne quelle riportate da Tito Livio sulla guerra contro gli Equi e di alcune vestigia, oggi scomparse, di una strada romana costeggiante la riva sinistra del Salto, ritrovate nei pressi di Rocca Vittiana e Sant’Ippolito. Ciò dimostra che la zona stessa, in quei tempi, non era disabitata e fa presumere che le popolazioni ivi stanziate abbiano seguito nel corso dei secoli le sorti di Roma.

Nel secolo X i Saraceni, provenienti dall’Italia meridionale, attraversarono sia la Valle del Salto che quella del Turano. Un chiaro segno del loro passaggio si riscontra nel fatto che tutti i paesi del territorio sorgono sulle cime dei monti: le popolazioni, terrorizzate dalla ferocia degli invasori, si rifugiarono infatti su alture difficilmente accessibili, realizzando lì le nuove dimore.

Questo spiega perché i primi documenti storici, nominando i paesi della zona, usano la parola latina castra, ovvero “accampamento” o “castello”.

 

L’età medievale e la famiglia Mareri
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Le prime notizie ufficiali successive a questi eventi risalgono alla seconda metà del secolo XI e sono strettamente legate alle vicende della famiglia Mareri, che per secoli possedette molte terre al di qua e al di là del fiume Salto.

La famiglia si affermò nella zona verso la fine della dominazione normanna. Successivamente i Mareri entrarono in possesso dei feudi di Rainaldo Sinibaldi, il quale nel 1185 aveva ottenuto dall’Abate Gentile di San Salvatore di Rieti alcune terre tra i fiumi Turano e Salto, al tempo dell’imperatore Federico I detto “il Barbarossa”.

Uno stemma dei Mareri, raffigurante “tre piramidi argentee in campo rosso sormontate da tre rose pure d’argento”, è ancora visibile a Marcetelli, nel cosiddetto Palazzetto.

Il documento più importante e più antico è datato 14 giugno 1266: un atto di Re Carlo d’Angiò, con il quale veniva concessa a Tommaso Mareri l’investitura di alcuni feudi nello Stato di Cicoli. In esso si conferma che Tommaso Mareri, erede di Rigatti e Marcetelli, ottenne la legittimazione del possesso direttamente dal sovrano.

Documenti successivi confermano l’appartenenza di Marcetelli al Regno di Sicilia e alla contea dei Mareri. Nicolò, figlio di Lippo Mareri, fu signore dei castelli di Rigatti e Ascrea intorno al 1393.

Nel 1530 l’imperatore Carlo V investì Giorgio Cesarini della metà dei feudi di Rigatti e Marcetelli, togliendoli a Francesco Mareri. Tre anni dopo, lo stesso imperatore riassegnò i possedimenti al figlio del Cesarini, sostituendo Rigatti e Marcetelli con i feudi di Poggio San Giovanni e Poggio Valle, poiché nel frattempo erano passati allo Stato della Chiesa.

 

Dal dominio Barberini all’età contemporanea
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Tra il 1273 e il 1530 Marcetelli (così come Rigatti) passò dunque dal Regno di Sicilia allo Stato della Chiesa, anche se le modalità precise di questo cambiamento non sono note.

Il 3 dicembre 1662 Marcetelli fu acquistato per una forte somma da Maffeo Barberini, che lo comprò dal viceré di Napoli, conte di Pignerianda, in nome del re di Spagna Filippo IV. Rimase ai Barberini fino all’abolizione del feudalesimo decretata da Napoleone Bonaparte nei primi anni dell’Ottocento.

Marcetelli entrò a far parte della Baronia di Collalto Sabino insieme a Collalto, Nespolo, San Lorenzo, Collegiove, Ricetto e Paganico. Dal 1863 fu incluso nel Mandamento di Orvinio, legandosi stabilmente alla Valle del Turano.

 

Emigrazioni e gemellaggi
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Un episodio importante si verificò nel 1578, quando diverse famiglie di Marcetelli accettarono l’invito del cardinale Flavio Orsini a stabilirsi nella tenuta di Montefalco, altro possedimento degli Orsini. Da quell’insediamento nacque il paese di Monteflavio, con il quale nel 2015 è stato stretto un gemellaggio grazie ai sindaci Lanfranco Ferrante e Daniele Raimondi.

Questo fatto, riportato alla luce negli anni ’70 dal maestro Guido Giacomelli attraverso lo studio del Capitolato degli Orsini conservato nell’Archivio Storico Comunale, rappresenta un caso unico nella storia del territorio.

 

Dall’autonomia comunale al Novecento
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Da una ricerca nell’archivio storico di Varco Sabino risulta che l’autonomia comunale di Marcetelli fu sancita nel 1884, mentre altre fonti indicano il 1859. In ogni caso, l’autonomia derivava da una condizione di fatto, testimoniata dall’esistenza della “Comunità” locale.

Il 10 aprile 1923 Marcetelli passò, insieme ai comuni vicini, dalla provincia di Perugia a quella di Roma e, il 12 gennaio 1927, alla nuova provincia di Rieti.

Nel corso del Novecento gli artigiani del paese divennero famosi per la lavorazione del legno di castagno, realizzando botti e cerchi per la vinificazione. Questa tradizione, che rese noti i “cerchiari” di Marcetelli in tutto il Centro Italia, è documentata oggi nel Museo delle Attività Rurali e nella Bottega del Cerchiaro.

 

Marcetelli oggi
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Dagli anni ’70 Marcetelli fa parte della Comunità Montana Salto-Cicolano, insieme a Concerviano, Varco Sabino, Borgorose, Fiamignano, Pescorocchiano e Petrella Salto. Dal 1988 rientra anche nella Riserva Naturale Navegna-Cervia.

Con i suoi soli cinquanta abitanti, Marcetelli è oggi il comune più piccolo del Lazio, ma conserva una storia ricca di eventi e tradizioni che ne fanno un luogo unico e prezioso.

 

a cura di Clemente Dominici