Editoriale del Direttore – C’è un verso che risuona con forza nella memoria collettiva del nostro popolo: “L’Italia chiamò”. Parole scolpite nell’Inno di Mameli, che affondano le radici nel Risorgimento e si caricano, nel tempo, di un valore simbolico che va ben oltre la retorica patriottica. Quel verso non è solo un’esortazione al combattimento, ma un richiamo costante all’impegno, alla responsabilità civica, all’amor di patria.
Il 2 giugno, Festa della Repubblica, è l’occasione in cui questo richiamo torna a farsi vivo, potente, attuale. Ricorre oggi il 79° anniversario del referendum che nel 1946 vide il popolo italiano scegliere, con coraggio e consapevolezza, la via della democrazia repubblicana al posto della monarchia. Un punto di svolta epocale che diede inizio a una nuova stagione politica, sociale e culturale del nostro Paese.
Ma oggi, in un’epoca segnata dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale generativa, da connessioni digitali istantanee e da una società sempre più individualista e liquida, quel grido – “l’Italia chiamò” – rischia di apparire distante, quasi anacronistico. Eppure, non c’è nulla di più moderno dell’impegno per la propria comunità. Nulla di più attuale del senso del dovere verso la cosa pubblica.
Negli anni in cui il servizio militare obbligatorio era parte integrante del percorso di vita di migliaia di giovani, il senso delle istituzioni si trasmetteva anche attraverso la disciplina, la convivenza forzata, il rispetto delle regole. Era un’esperienza dura, certo, ma che lasciava in molti una consapevolezza nuova: quella di essere parte di qualcosa di più grande.
Oggi, in un tempo in cui la libertà personale è spesso scambiata per deresponsabilizzazione, il richiamo della Repubblica torna a farsi urgente. Non si tratta di riscoprire il passato con nostalgia, ma di rinnovarne i valori con concretezza. L’Italia non smette di chiamare: chiama i cittadini a partecipare, a vigilare, a rispettare le istituzioni, a difendere la legalità, a combattere le disuguaglianze, a non lasciare nessuno indietro.
La Repubblica è un mosaico di vite, culture, esperienze. Ogni cittadino è una tessera indispensabile, senza la quale l’insieme perde coesione e significato. Ecco allora che il 2 giugno non è solo una ricorrenza storica, ma un rito civile, un momento di riflessione collettiva e di rinnovato impegno.
In un’Italia che cambia, che affronta le sfide della globalizzazione e delle nuove tecnologie, che si misura con crisi economiche, politiche e ambientali, il senso delle istituzioni deve tornare al centro. Serve una nuova educazione civica, una rinnovata coscienza nazionale, un impegno quotidiano per custodire i valori fondanti della nostra Repubblica: libertà, uguaglianza, solidarietà.
“L’Italia chiamò”: è un imperativo morale, una responsabilità che non conosce tempo. È l’eredità che dobbiamo onorare, non solo con le celebrazioni, ma con i gesti di ogni giorno. Perché la Repubblica vive solo se ogni cittadino si sente parte attiva del suo destino.