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Liceo a rischio a Subiaco, Orlandi: “chi ha paura del latino?”

SUBIACO – Da Gian Luca Orlandi riceviamo ed integralmente pubblichiamo:

Abbiamo già lanciato negli anni scorsi questo allarme: Subiaco sta perdendo il Liceo. A maggior ragione nell’anno in cui Subiaco è “Capitale del Libro” (cosa della quale ci occuperemo presto, ahimè) rischiamo di perdere per sempre questa realtà quasi centenaria del nostro territorio, che ha visto formarsi migliaia di persone e che oggi viene considerata come qualcosa di inutile per la propria carriera o per il proprio percorso formativo.

In questo periodo, in cui decine di studenti di terza media (si, ci piace di più il vecchio nome di questa scuola) si stanno orientando tra i vari percorsi formativi che li accompagneranno verso studi universitari o nel mondo del lavoro, purtroppo da anni si è insinuata nelle menti dei giovani (e purtroppo dei meno giovani) la “scelta facile” (o presunta tale), scegliere dove si pensa di lavorare poco, di passare cinque anni alla buona giusto per prendere il “pezzo di carta”. Il grande educatore Don Paolo Pecoraro si rivolterebbe nella tomba.

Certo, ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma scelte sconsiderate, figlie della mancanza di volontà, di passione, di prospettive, di indolenza, segnano una vita intera. Allora consigliamo a famiglie, genitori e ragazzi la lettura di questo breve articolo di Geopop.it che può essere utile a comprendere quanto sia attuale e proficuo invece un percorso di studi classico, non prima però di rimarcare una verità inequivocabile:

“Il Liceo, soprattutto il Classico, non preclude assolutamente nessun tipo di formazione universitaria, anzi aiuta a prendere decisioni riguardo al miglior percorso accademico.”

“A cosa serve studiare ancora il greco e il latino nel mondo contemporaneo?”

Studiare greco e latino sviluppa logica e pensiero critico, arricchisce la padronanza dell’italiano e ci connette alle nostre radici culturali, integrando il sapere moderno con profondità storica.

Quante volte sentiamo qualcuno chiedersi che senso abbia studiare ancora latino o greco nel mondo contemporaneo? In effetti, in un mondo che corre verso il futuro, con la tecnologia sempre più preminente, dedicare tempo allo studio di queste lingue antiche può sembrare uno spreco di tempo. Eppure queste due lingue conservano un ruolo cruciale anzitutto per la comprensione della nostra cultura. Inoltre, il loro studio offre strumenti unici per affinare il pensiero logico, migliorare la padronanza della lingua italiana e acquisire una visione critica della realtà.

Studiare greco e latino significa scavare alle radici della nostra identità. Per noi italiani, in particolare, è imprescindibile se vogliamo capire cosa ci rende ciò che siamo. Il latino, infatti, è l’ossatura stessa della nostra lingua e comprenderlo aiuta a cogliere le sfumature dell’italiano, arricchendo il vocabolario e perfezionando la capacità espressiva. Allo stesso modo, il greco ci permette di entrare in contatto con il pensiero filosofico e scientifico che ha plasmato la cultura occidentale. Non si tratta di un semplice esercizio di memoria, ma di un viaggio nella nostra storia.

Spesso si obietta che greco e latino non servano a nulla: sono lingue morte, inutilizzabili nel mondo del lavoro, superflue rispetto allo studio delle lingue moderne o delle materie scientifiche. È innegabile che la conoscenza dell’inglese, l’uso delle tecnologie o le competenze STEM siano essenziali nella società odierna. Tuttavia, questa visione ignora il valore formativo unico che lo studio delle lingue classiche offre.

Lo studio di greco e latino, a partire dagli esercizi di comprensione del testo e di traduzione, sviluppa il senso logico e la capacità di analisi, competenze che si rivelano fondamentali in qualsiasi altra disciplina. Inoltre, non si tratta di una competizione tra antico e moderno: la cultura classica integra e arricchisce il sapere contemporaneo, offrendo chiavi di lettura più profonde e sfaccettate.

Imparare il greco e il latino è un esercizio di disciplina mentale. La complessità delle loro grammatiche, la costruzione articolata delle frasi e il processo di traduzione stimolano il ragionamento critico e la capacità di risolvere problemi complessi. Queste competenze non sono solo utili a chi si dedica alle discipline umanistiche, perché la logica rigorosa richiesta da queste lingue diventa una base solida anche per chi si muove nel campo delle scienze e delle tecnologie.

Oltre all’aspetto linguistico, il greco e il latino ci offrono un patrimonio di testi che affrontano temi universali: la giustizia, il potere, l’etica, il destino. Le opere di Omero, Platone, Cicerone e Seneca parlano di questioni senza tempo, che ancora oggi interrogano la nostra coscienza. La cultura classica non è un museo polveroso, ma un dialogo vivo con il passato che arricchisce il nostro presente.

“Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto sonoro, potrà parlare per un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino.” (Giovannino Guareschi)

Meditate gente, meditate. Ad maiora semper.