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L’arte di vivere di Amadeus Voldben

Vicovaro – La dimensione teorica e quella pratica. Con Un’arte di vivere: via segreta alla serenità, Amadeus Voldben (uno degli pseudonimi adottati dal filosofo Amedeo Rotondi, originario di Vicovaro), costruisce un vero e proprio manuale di fabbricazione della saggezza – o quantomeno di una disposizione positiva, stoica, all’esistenza.

Uscito la prima volta nel 1976 per le Edizioni Mediterranee, il libro rappresenta un tassello importante nella produzione di Rotondi, almeno per due motivi: primo, perché all’interno della vasta e varia produzione degli anni ’60-’70, qui Rotondi segue a una scrittura “propria”, ovvero di esposizione esplicita delle proprie tesi. Molti dei volumi che escono in questo periodo, infatti, sebbene anche in essi traspaiano i punti fondamentali del pensiero rotondiano, consistevano soprattutto in raccolte di massime di altri autori, cosa che vale, in fin dei conti, anche per il più elaborato Dopo Nostradamus: le grandi profezie sul futuro dell’umanità. L’altro motivo, di conseguenza, è nel contenuto: come si accennava, Un’arte di vivere coincide con la visione pratica, morale, della conduzione dell’esistenza, e si riallaccia a un genere – quello della riflessione sulla concretezza e quotidianità della vita, appunto – molto consolidato nella letteratura latina (un nome per tutti: Orazio).

Il saggio di Voldben/Rotondi si apre infatti con una serie di capitoli molto concreti, che riguardano la gestione del corpo e l’acquisizione della calma e suggeriscono vere e proprie tecniche di rilassamento («Comincia con i muscoli del volto e delle gambe, delle braccia, dell’addome. Esercitati a percepire in modo cosciente la tensione che provochi in questo modo. Poi rilascia.»). In questo è da evidenziare la modernità di Rotondi, che – più o meno consapevolmente, ma di fatto – individua nell’alterazione della psiche il problema per eccellenza del Novecento occidentale.

Tuttavia, nonostante il dialogo tra mente e organi sia osservato e dichiarato esplicitamente («Il corpo e la psiche non vanno considerati come entità a sé stanti, senza rapporti fra loro. Le due parti sono strettamente connesse e si influenzano reciprocamente. Ogni modifica nello stato dell’una è risentita sull’altra.»), tutto l’esercizio del corpo è preparatorio a quello della mente. In diversi passaggi (e anche in altri libri) Rotondi evidenzia infatti la sua assoluta contrarietà alle filosofie freudiane e marxiste, e la sua posizione risulta decisamente più vicina alla linea platonica: anche se non viene spezzato il legame tra mente e corpo, persiste un certo dualismo che permette di dichiarare la mente come polo superiore, più nobile e potente.

Come si legge nell’incipit, del resto, «L’antica saggezza sembra dimenticata dagli uomini di oggi» e lo scopo del libro è quindi recuperare tale saggezza di fronte al fatto che «Il progresso delle scienze ha eliminato molto dolore fisico dalla vita umana, ma non vi è scienza che possa eliminare i dolori morali, più gravi e abbondanti di quelli della carne», secondo un’impostazione che ricorda il Dialogo di un fisico e di un metafisico di Leopardi. La seconda parte dell’opera – densa, come al solito, di citazioni da autori occidentali e orientali – mira quindi a descrivere l’ottenimento di questa saggezza, che si regge sull’atarassia di un «calmo pensare», il superamento della «concezione zoologica dell’esistenza», l’accettazione di un ordine universale cui si può partecipare rafforzando la potenza del pensiero.

L’arte pratica di Rotondi, insomma, è un tutt’uno con quella teorica, ne è anzi la preparazione, ed è a sua volta intrisa degli elementi esoterici, sincretici, mistici che caratterizzano l’autore. E se la sensibilità attuale può – giustamente o no lo decida il lettore – mettere in discussione alcuni di questi aspetti, rimane trasversale ma chiara, in questo libro (che non dimentica di citare il paese d’origine dell’autore, in particolare un episodio di «S. Bonaventura da Barcellona nel convento di Vicovaro»), la conflittualità tra un modo antico di intendere il pensiero e la radicale trasformazione scientifica, pratica, intellettuale a cui Voldben ha assistito nel secolo in cui è vissuto.

 

[Le foto contenute nell’articolo sono di proprietà dell’Archivio Amedeo Rotondi e riportate qui per sua gentile concessione]