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L’antica tradizione dell’Inchinata a Carsoli fermata dall’emergenza Covid

Tristezza per l'impossibilità di celebrare l'evento che da sempre unisce la comunità locale in fede e devozione per la Madonna delle Rose e Santa Vittoria

Carsoli – Dopo molti anni di assenza  la comunità di Carsoli tornò a rievocare l’antichissima tradizione dell’Inchinata. In un antico scritto di don Antonio Zazza, risalente al 1880, lo stesso prelato nativo di Carsoli ( dove fu parroco) raccolse in alcune scritture, aspetti di testimonianze delle piu’ significative tradizioni carsolane.

Tra queste, si evidenzia in maniera particolare quella che per l’appunto riguarda la sera del 14 agosto.

A Carsoli nell’antichità era tradizione lo svolgimento della cosiddetta “INCHINATA”, quando la mattina di ferragosto nelle prime ore dell’alba, la Madonna di San Vincenzo tornava puntualmente nella Chiesa Parrocchiale per essere festeggiata.

A Sant’Antonio (Porta Napoli) avveniva l’incontro con il Salvatore che era esistente presso la antichissima Chiesa di Sant’Angelo i quali ruderi ed il piccolo campanile sono ancora visibili nella magica cornice del nostro Castello.

La statuta del Salvatore, passando per le Fonticelle raggiungeva questo punto  ed aspettata la Madonna di San Vincenzo. Un rituale accompagnato dalle confraternite dell’epoca che era sempre molto sentito e commovente.

L’incontro era suggestivo e tutta la popolazione commossa assisteva alle tre piccole genuflessioni di inchino che il Salvatore compiva in onore della Madonna.

Una consuetudine che ebbe a sancire un gemellaggio religioso con Tione degli Abruzzi, andato avanti per alcuni anni poi sopito sulle orme del “Miracolo di San Vincenzo”.

Quest’anno c’è l’amaro in bocca per la mancanza di questo momento di fede, cultura e di speranza, e di seguito alleghiamo alcune foto di anni passati e la preghiera scritta proprio per quella occasione.