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Lacrime e rabbia per l’ultimo saluto a Sara, il parroco: uccisa dalla scelleratezza umana

Aielli. Palloncini bianchi e lacrime per i funerali di Sara Sforza. La comunità di Aielli si è unita nel dolore per dare l’ultimo saluto alla marsicana che ha perso la vita nel tragico incidente di giovedì pomeriggio.

Una giovane vita spezzata a soli 23 anni: Sara aveva tutta una esistenza davanti e un terribile incidente a inizio anno ha ucciso tutti i suoi sogni, le sue speranze, le ambizioni. Sara è morta per un sorpasso azzardato sulla Tiburtina tra Aielli e Celano in un pomeriggio d’inverno, accanto al suo fidanzato che ora la piange assieme alla sua famiglia. A bordo dell’altra auto, al fianco della sua compagna, un 25enne di origine marocchina, positivo ai test della droga e dell’alcool.

“Siamo qui con il cuore che rigurgita dolore e sangue per la tragica scomparsa di Sara”, ha detto nell’omelia don Luigi Incerto, parroco di Aielli, “un’ora terribile scandisce il tempo delle nostre coscienze spezzate. Una voragine di vuoto avvolge il nostro animo, la ragione è sfidata e sotto assedio, ci chiediamo quale sia il senso della scomparsa. Tutte queste domande non rispondono ai perché della scomparsa: il perché rivolto a Dio. Dov’era Dio nel momento dello schianto? Sara è stata crocifissa nell’amore di Dio. Lei, che ha speso la sua esistenza per amore e nel donare amore è stata uccisa dalla scelleratezza umana. Una ragazza che animava la quotidianità con la sua solarità. Era la nostra principessa: aveva la passione per l’estetica che rispecchiava anche quella interiore e contrastava le brutture altrui. A tutti noi ha insegnato la grammatica dell’amore. Ricorderemo tutti le sue azioni di bontà. Era rispettosa, il suo saluto veniva sempre prima degli altri. Aveva prestato servizio civile alla Misericordia di Aielli. Trascorrerà in eterno il suo servizio nella misericordia di Dio. Sopravvivere alla scomparsa di un figlio è morire con lui. Non è umano, siamo travolti con voi nel dolore. Il vostro dolore è anche il nostro”.

“Il 2 gennaio Sara uscì di casa e non fece più ritorno per un viaggio verso l’eternità. Piani di sicurezza? Strade sicure? Non basta. Il silenzio chiede la parola e pretende ascolto. Appello da ogni pretesa di giudizio, ma espressione di dolore di sacerdozio: invito tutti bandire le insensate abitudini disordinate. Ci saranno spacciatori fin quando ci saranno consumatori. Lanciamo una petizione attraverso la fede: preghiamo per Sara”.