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La storia dello stupendo falco pellegrino tratto in salvo a Camerata Nuova

Camerata Nuova – Il bellissimo e raro esemplare di falco pellegrino preso successivamente in cura dal Parco dei Monti Simbruini è stato rinvenuto a Camerata Nuova e messo al riparo da una morte certa che lo avrebbe atteso nei giorni seguenti.

Il rapace è stato infatti notato proprio nelle alture di Camerata dalla famiglia Paris, che lo ha tenuto sotto osservazione. Non era certo facile prenderlo, anzi era piuttosto un rischio, ma Marco Paris si è reso conto che bisognava intervenire. Il falco pellegrino, non riusciva infatti a volare gravato da una brutta ferita che si era provocato sotto l’ala sinistra. Di qui la decisione di prenderlo per accudirlo. Situazione non facile, Marco per poter prendere il raro rapace era ben cosciente che poteva rischiare la reazione del falco stesso, che ovviamente in azione di difesa ha cercato di non farsi prendere impartendo pesanti graffi alle mani del suo soccorritore. Ma subito dopo averlo preso in mano, il falco si è immediatamente addomesticato, avvertendo probabilmente di essere in mani sicure.

Marco e suo fratello Mauro lo hanno dunque accudito per un giorno proteggendo il rapace da agenti esterni che avrebbero potuto ulteriormente compromettere il suo stato di salute. Di qui i due fratelli hanno ben pensato di richiedere l’intervento dell’ente parco dei Monti Simbruini proprio per garantire al rapace un percorso di sicurezza assoluta per la sua ripresa

 

IL FALCO PELLEGRINO

Presente in quasi tutto il mondo, il Falco pellegrino conta una ventina di sottospecie. Diffusissimo in Europa – almeno storicamente – attualmente vanta una distribuzione omogenea ma parecchio frammentata, con aree di presenza intervallate ad aree di totale assenza, spesso in seguito a estinzioni avvenute nel secolo scorso.

Grande predatore, il Falco pellegrino dipende fortemente dalla disponibilità di prede, di solito altri uccelli catturati abilmente in volo. Pur non essendo un grande rapace – l’apertura alare non supera di solito i 110 cm, mentre la lunghezza, coda compresa, sfiora il mezzo metro – il Falco pellegrino può cibarsi anche di uccelli di medie dimensioni, grandi almeno quanto un Piccione.

Pur essendo abbastanza intollerante al disturbo umano – e prediligendo quindi di gran lunga aree aperte e selvagge per vivere e costruire il nido – non è raro scorgerlo su costruzioni artificiali quali grandi edifici in città anche fortemente antropizzate, specialmente torri e campanili. Capace di raggiungere in picchiata velocità di poco inferiori ai 300 km orari, si riconosce per il capo nerastro e il piumaggio sfumato nelle varie tonalità del grigio, in forte contrasto con il ventre, tendenzialmente biancastro o giallo, punteggiato di nero.

La femmina è di solito molto più grande del maschio, e depone da 2 a 4 uova in nidi generalmente posti all’interno di cavità in pareti rocciose, più raramente su alberi o campanili. Due le sottospecie che abitano il nostro Paese: la sottospecie nominale peregrinus  e una sottospecie tipicamente mediterranea, il Falco peregrinus brookei .