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La “fagiolina di Arsoli” vince il premio di categoria assoluto alle fagioliadi Slow Beans 2015 di Orvieto

fagiolina arsolanaArsoli. Grande soddisfazione nella Valle dell’Aniene ed in particolare ad Arsoli. La fagiolina arsolana infatti ha vinto ufficialmente il premio delle Fagioliadi a Slow Beans 2015 di Orvieto per la categoria “Assoluto”. Una manifestazione di grande interesse nel settore dei prodotti. “Sono conferme di un progetto che è ormai una realtà afferma il Sindaco di Arsoli Gabriele Caucci –  il nostro prodotto sta coronando un percorso che, iniziato da anni, sta vivendo in questa fase la sua definitiva consacrazione. Amministrazione Comunale, Pro Loco, Associazione Amici della fagiolina e Slow Food sono i solidi pilastri su cui si fonda il progetto, destinato ad un futuro ricco di soddisfazioni.” Soddisfazione è stata anche espressa da Nazzareno Nardoni, consigliere comunale di Arsoli che per delega segue tutte le fasi di questo importante progetto.
Così sono state descritte le peculiarità del prodotto coltivato ad Arsoli:
I fagioli sono arrivati in Italia nella prima metà del XVI secolo, grazie a Carlo V di Spagna, sovrano di un vastissimo impero tra Europa, Africa e America. Le prime varietà (introdotte in Spagna in seguito alla scoperta delle Americhe) giungono a Roma come omaggio al Papa. Le origini della fagiolina partono prorio di qui. La sua coltivazione è attestata nel paese di Arsoli (provincia di Roma) già nel 1552: nella zona, si ripetevano spesso furti di fagiolina tanto che il Papa Giulio III si vide costretto a inviare due magistrati. Nei secoli successivi si è acclimatata perfettamente nella valle del Fosso del Bagnatore, alle pendici di Arsoli: esistono testimonianze della sua coltivazione in diversi documenti ed è protagonista di proverbi e canti tradizionali.
La pianta è rampicante e può raggiungere i tre metri e mezzo: per sostenere la sua crescita si usano perlopiù delle canne, ma in passato era coltivata in consociazione con il mais e sfruttava il supporto di questo cereale. Dai fiori bianchi nascono baccelli contenenti piccoli fagioli bianchi, a forma di rene, leggermente appiattiti.
La pianta richiede una grande quantità di acqua, ma le numerosissime sorgenti presenti in quest’area rendono umidi e facilmente coltivabili i piccoli appezzamenti a valle della cittadina. La raccolta è manuale, così come la battitura dei baccelli secchi, fatta con fruste di canna naturale.
La fagiolina di Arsoli è facilmente riconoscibile per la consistenza burrosa: se cotta a dovere, può essere schiacciata usando solo la lingua poiché la pelle è molto sottile. Mantiene la sua consistenza per molto tempo dopo la cottura, è facilmente digeribile, ricca di proteine ed è facile da utilizzare in cucina, non necessitando di ammollo.
Ad Arsoli si cucina nella pignatta di terracotta e si gusta in una zuppa con le ciciarchiole (quadrati di pasta fatta in casa) o in umido con cipolle, olio extravergine di oliva, pepe nero e pane raffermo.
Rimasta isolata in questa nicchia naturale della campagna di Arsoli, nella Valle del Fosso Bagnatore, la fagiolina ha rischiato l’estinzione negli ultimi decenni del secolo scorso, a causa delle basse rese. Si è salvata grazie alla determinazione di pochi anziani, che ne hanno custodito il seme, e alle istituzioni locali, che per oltre cinquanta anni le hanno dedicato una sagra. La protezione genetica è avvenuta anche grazie alla regola fondamentale, tramandata oralmente, di escludere quei semi nati da impollinazioni incrociate con altri ecotipi presenti in zona, facilmente riconoscibili perché di colore nero o screziato. Oggi un’associazione di produttori – che comprende anche alcuni giovani coltivatori – si sta impegnando a coltivarla e promuoverla. Il piatto Ragù di agnello in salsa di fagiolina cn battuto di rosmarino è stato presentato dallo Chef Francesco Magni, di Arsoli.