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“Il Viaggio”, la silloge del giovane poeta Alessandro Pagni: un inno al percorso verso la felicità

Cosa significa “compiere un viaggio”? Dante, Virgilio, Omero… In tanti hanno compiuto un cammino, sprofondando negli abissi delle tenebre per poi risorgere dall’oscurità, per ammirare la luce. Io non Enea, io non Paulo sono, certo, ma questa silloge poetica si presenta come un percorso spirituale interiore. Anche io sono precipitato negli oscuri Campi del Pianto, abbandonato a me stesso dinnanzi ai miei demoni, al mio timor di viver. Ho visto dannati maledetti dalla lor nefasta essenza, luoghi fantastici come “Il Fiume della Vita” o “La Fonte del Tempo”, arrivando, così, al paesaggio dell’anima, arrivando, così, alla tappa finale…

La mia, grazie soprattutto alla scoperta della Poesia come unica compagna, è stata una totale rinascita, una completa emersione. Ben comprendo di essere solo un ragazzo, capisco di dover apprendere ancora tanto dal Futuro, però, con questi versi vorrei regalare piccoli attimi di pace e serenità a chi osa intraprendere questo cammino insieme a me e portarvi davanti alla vostra luce interiore.  Mettetevi comodi e buon viaggio!

Alessandro Pagni è nato a Prato il 27 marzo del 2001, Il Viaggio (Laura Capone Editore) è la sua seconda raccolta poetica. Ha frequentato il Liceo Statale Cicognini-Rodari dove è nata la sua passione per la letteratura. Uscito con 80 su 100 dal Liceo Classico, ha portato alla maturità la teoria della “Volpe di Fuoco”, sua prima raccolta pubblicata, premiata al Concorso di Poesia della casa Laura Capone Editore al Campidoglio di Roma.

Alessandro è tra i vincitori del concorso di poesia “Scrittori Sotto i Riflettori 2021” della casa editrice Centoverba e “Lady and Lord of Poetry 2021” della “Nuova Accademia dei Bronzi” di Catanzaro. Nel dicembre del 2021 ha pubblicato Il Viaggio, silloge poetica della LCE, che gli ha valso la collaborazione con il figlio del Premio Nobel per la Letteratura, Alessandro Quasimodo. Redattore della LCE, attualmente è studente alla Facoltà di Lettere Moderne di Firenze.

Oggi abbiamo il grandissimo piacere di dialogare con il giovane e talentuoso poeta Alessandro Pagni per approfondire alcuni aspetti e  curiosità della sua silloge Il Viaggio“.

Grazie Alessandro per essere qui con noi oggi. Ti va di raccontarci come è nata la passione per la poesia e quali sono i tuoi autori di riferimento?

“La passione per la poesia nasce come gran parte dell’arte, cioè dal dolore. Infatti, dal 2016 ho sofferto di depressione per la mia situazione familiare complessa, che per rispetto nei loro confronti non voglio dire. In quei momenti, abbandonato a me stesso, mi sentivo fragile, “debole” ( sono molto emotivo tanto da piangere anche dopo aver visto una formica morta!). In quell’oscurità, però, sono riuscito a trovare la luce, intraprendendo un lungo cammino che mi ha fatto riemergere dalle tenebre, le vere tenebre (non a caso ho pensato di compiere un gesto estremo, poichè non mi sentivo più amato e accettato da nessuno) fino a “riveder le stelle”! Nasce, cioè, come “viaggio” interiore alla scoperta delle radici della mia emotività.

Autori di riferimento, beh… Amo molto la poesia, ma leggendo le pagine della raccolta si nota chiaramente l’impronta dantesca, un padre ritrovato dopo aver vissuto per tanto tempo senza una figura maschile accanto. Oltre a Dante sono rimasto profondamente colpito da Umberto Saba, per la vita familiare molto simile alla mia, oltre alla sua poetica interiore affascinante, di ricerca di sé. Per il rapporto con la natura sono legato di più al pensiero di Pascoli e alla meraviglia del “Fanciullino” che ci insegna a vivere veramente, scoprendo continuamente nuovi particolari a contatto con il nostro lato tenero”.

Ricordi e impressioni di quando hai composto la tua primissima poesia

“Le mie prime poesie erano estremamente imbarazzanti! Essendo all’inizio, non avendo letto neanche mezza poesia mi affidavo solo all’istinto e alla mia “penna”, reduce da anni di dislessia. Insomma, non mi faccio mancare proprio nulla! Però, ricordo che una sera in particolare avevo dentro di me tanta rabbia da scaricare per un’incomprensione perenne che mi infastidiva sempre più, tanto dolore per esser lasciato tante volte solo, anche se in compagnia.

Non riuscivo ad integrarmi con gli altri e questo causava lacrime, tante, troppe… Quella sera, per dar sfogo a tutto ciò e liberarmi dal cuore, che viaggiava come un treno, presi la penna e scrissi “Il Guerriero” del 2019 (una semplice “giustificazione in versi”, anche se è difficile definirli tali da quanto erano prosastici, di quello che stavo diventando, volevo legittimare la mia emotività). Lasciata dentro uno scaffale, ogni volta che la recupero riesce a strapparmi un sorriso poichè vedo davanti a me quel piccolo ragazzo ingenuo, ma assetato di risposte”.

Ci sono dei momenti in cui ti senti più ispirato?

“Come si legge in tanti libri/saggi di poesia non sono io a decidere quando e come, però, avviene quando mi immergo nella natura, vicino casa c’è un piccolo parco dove posso leggere e scrivere tranquillamente, lontano da tutto e da tutti e nel silenzio posso entrare in contatto con me stesso. Altre volte accade quando vedo determinate immagini mentre cammino, all’apparenza insignificanti ma in “quel momento” per me significative: una bambina che gioca con il padre, un campanile che suona tra i campi”.

Quale è l’aspetto più complesso nella composizione di una silloge?

“L’aspetto più complesso è solo una scelta dell’autore: si può scegliere se dare o no un “percorso di lettura” al lettore, un’idea a “poemetto”, una storia da narrare in versi o semplicemente disporre i propri scritti casualmente. Inevitabilmente, poi, come ogni scritto da pubblicare, la parte più pesante è rileggere attentamente ogni passo per correggere eventuali errori di vario genere”.

Parlaci del significato della tua raccolta poetica Il viaggio e quale è il filo rosso che lega le poesie

“L’idea principale dell’opera è di presentare ciò che sono, il “Viaggio” che ho compiuto fino ad arrivare alla mia felicità. Ma cosa significa viaggiare? Il viaggio è quel tragitto che ogni uomo deve percorrere per arrivare alla meta, traguardo di ogni uomo e donna, la “felicità”. E come si può trovare la felicità nella nostra vita? Certo, l’amore è una via privilegiata, ma per essere realmente felici dobbiamo trovare la forza di scendere nei nostri abissi, toccare le tenebre, davanti al nostro sguardo.

Compiere una catabasi per “riuscire a riveder le stelle”. Questo è il vero “Viaggio” che dobbiamo compiere, spogliarci di tutte le maschere sociali da avvocato, ingegnere, professore, operaio… E davanti ad uno specchio, nudi, porsi la domanda: “Ma io chi sono?” In molti non hanno voluto fare questo passo, fondamentale per l’esistenza dell’uomo.

Oggi rincorriamo mode, spinti da un folle desiderio di essere uguale all’altro, comprando vestiti, borse, scarpe, altrimenti non sei nessuno. In tanti hanno snobbato questa domanda, non importante quanto il lavoro o la vita di tutti i giorni, quando volevano celare a se stessi il vuoto d’un identità inesistente, un’anima morta anni fa, sepolta accanto a sogni mai realizzati.

Riscoprendo le radici della propria anima, che è lì ed aspetta, si ritroveranno le proprie passioni, sogni, ciò che illumina il cuore dell’individuo. Le pagine del libro mettono a nudo l’animo del lettore, perchè è questo il libro, una mappa dell’essere del lettore da percorrere ed esplorare”.

Il tuo è un linguaggio che si discosta da quello contemporaneo: quale è il motivo di questa scelta stilistica?

“Tante volte ho rivelato solo un motivo, il principale, dietro a questa scelta consapevole, ma parlando con un mio vecchio caro, è sorto il vero perchè, dopo tanto tempo a cui cercavo di dare una risposta. Diverse persone hanno segnalato dalla prima pagina una certa “difficoltà” nel leggere le poesie per lo stile “troppo ricercato”, punto debole della raccolta. Principalmente è stato un ringraziamento indiretto alla figura paterna che ancora mi accompagna durante il mio cammino vitale, nonchè Dante Alighieri.

In realtà, la scelta si lega ad un preciso momento, dopo la scoperta in me della poesia, al liceo. Al quarto anno incontrai per i corridoi una donna mai vista, arrivata da poco, che fin dal primo sguardo mi stregò, scatenando in me una tempesta di emozioni non controllabili. In quei giorni ero tormentato da un doppio sentimento di attrazione verso quella figura, che mi sorrise, ma allo stesso tempo paura d’averla vicino, tanto da volermi allontanare al solo suo sguardo.

Questa strana sensazione mi spingeva ogni giorno ad andare a scuola ( quando la mia famiglia pregava anche in latino e greco per farmi continuare gli studi) e cercarla in ogni angolo. Ricordo che giravo in lungo e largo preso dal desiderio di vederla, ancora ed ancora (solo per un “semplice” sorriso, immaginati cosa sarebbe successo se mi avesse parlato!). Consultavo ogni dizionario, libro, raccolta di poesie, raccolta di racconti, qualsiasi modo per dare una sfumatura a quella sensazione. Nelle poesie scritte dedicate a lei ho provato a dare una forma, versi che la raffigurassero, ma niente. Volevo ammirarla sul foglio in tutta la sua bellezza ed eleganza, ancora indefinita. Ed ecco la ricerca del verso “raffinato”.

Nel tuo libro compaiono emozioni e immagini fra loro contrastanti ma facenti parte di un tutto, come il giorno e la notte, l’inferno e il paradiso, la gioia e il dolore. Da dove nascono queste dicotomie e cosa esprimono?

“Come detto prima la raccolta è la mappa del cammino che ho completato fino al raggiungimento della mia felicità, delineando ogni tappa attraversata. Essa, cioè, è la testimonianza del cambiamento interiore che stavo affrontando, scontro inestino tra più emozioni opposte fino all’equilibrio, alla quiete dell’animo. Ogni dicotomia è la rappresentazione dell’equilibrio da ottenere per essere in armonia con se stessi e gli altri, ovvero “vivere”.

Hai vinto diversi premi e ottenuto riconoscimenti: te lo aspettavi e quali emozioni hai avuto?

“Quando affronto questo agomento con qualsiasi persona, l’altro mi vede come il “nuovo Quasimodo/D’Annunzio” sbarcato sulla terra. Un ragazzo che aveva sempre 10 a scuola, scriveva temi impeccabili, insomma, il “perfetto”,  ecco. E ogni volta la mia risposta è una grossa e grassa risata: in passato ho sofferto di dislessia, a scuola non sono mai stato una cima (sono stato capace di prendere anche 2 a Greco, 3/4 a Latino e 4/5 a Italiano) e la voglia di studiare era pari a zero. Quindi, mai avrei pensato di scrivere poesie, di pubblicare due raccolte, vincere tanti premi e ottenere diversi riconoscimenti.

Sono orgoglioso del percorso fatto (tanto da piangere di gioia davanti a cinquecento persone al Campidoglio di Roma), perchè niente mi è stato regalato da nessuno, ma contemporaneamente rimango con “i piedi per terra” perchè sono consapevole di essere solo un ragazzo che deve crescere e imparare ancora molto. Ascolto i consigli di chi ha più esperienza di me in materia, di imparare dai migliori ed in parallelo continuare la mia strada che mi sta portando tante soddisfazioni”.

Cosa consigli a chi sente il desiderio di esprimere se stesso attraverso la poesia? Quali ostacoli dovrà affrontare e quali soddisfazioni lo attendono?

“Chi sente il desiderio di esprimere se stesso con qualsiasi forma d’arte deve essere stimolato e supportato sempre. “La poesia non vende”, “di poesia non si vive”… Queste e altre frasi, vere, sono il “pane quotidiano” di chi segue questa strada. Il mio consiglio, quindi, come per tutto, è di non scoraggiarsi davanti a qualsiasi ostacolo o critica e dare il giusto peso ad affermazioni simili alle precedenti, considerando che la poesia non è un genere che ti permette di vendere tanto.

Quello che voglio dire è di non aspettarsi subito di diventare best-seller fin dal principio, di lavorare al proprio stile e leggere tanto, essenzialmente poesia e non solo, ma soprattutto vivere a contatto con se stessi. Gli ostacoli saranno tanti e diversi: dai numerosi concorsi persi ( dico sempre di aver vinto 5 concorsi di poesia, però, non tutti sanno dei 44 persi), i vari editori che non credono nei nuovi poeti, ad eccezione di poche case editrici fino alle critiche da accettare, anche le più aspre.

D’altra parte diventare autori (come dico sempre, vedere il proprio nome nelle librerie), presentare la propria opera anche in complessi ricchi di storia, entrare nel panorama della Letteratura Contemporanea e i concorsi vinti che certificano le proprie qualità ed il valore effettivo, testimoniato in targhe, coppe, medaglie”.

Quali progetti hai nel cassetto?

“Consapevole di dover “sgrezzare” uno stile troppo “arcaico”, di “nicchia”, come mi hanno consigliato tanti amici e cari, sto lavorando ad un piccolo prosimetro, stilisticamente più vicino ai nostri tempi, con una nuova rotta poetica verso un nuovo messaggio da dare e nuove emozioni da regalare a chi vorrà leggermi!”