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Il “sì” di Padre Virginio Rotondi da Vicovaro

Vicovaro – Padre Virginio Rotondi è stato, nel secolo scorso, un punto di riferimento per Vicovaro, la dimostrazione vivente della possibilità di uscire dal paese – arrivando a condurre trasmissioni radio, fondare movimenti con sedi anche in Sud America, diventare consiglieri del papa – senza per questo dimenticare il paese di origine. Un caso che a prescindere dalla soggettiva situazione di fede rappresenta un certo modo di costruire il proprio rapporto con la piccola comunità da cui si comincia.

Padre Virginio Rotondi s.j. Il sì che cambia la vita, realizzato dall’Associazione “Carpe Diem” di Vicovaro negli anni 2000, ne racconta la vicenda, evidenziando proprio la convivenza all’interno della figura di Rotondi della spinta ad agire in grande e del ricordo, sempre saldo e orgoglioso, del piccolo dell’origine – cioè, appunto, di Vicovaro. A differenza della biografia di Imelda Leone (di cui abbiamo parlato in un altro articolo), che racconta la vita di Rotondi con maggiore distensione (e approfondendo, anche, questioni legate al pensiero di Rotondi, gesuita, moderno e antimoderno a un tempo), questo libretto si propone il compito di far conoscere la storia di Rotondi al pubblico non specializzato, riunendo gli episodi salienti della vita in un racconto piuttosto semplice e diretto.

Diviso in diciotto capitoli, più la prefazione dell’allora Assessore alla Cultura Virginio Coccia, il libricino apre infatti raccontando proprio Vicovaro, prima ancora che Rotondi, la sua realtà storica e geografica, che si pone come scenario (di condizionamento, anche) della vicenda di Rotondi. Segue quindi la vita del Padre, la sua formazione, la sua missione (con la fondazione, in particolare, del Movimento Oasi), il suo impegno politico, i rapporti con il papa e quindi la morte. Ad arricchire – questo uno degli aspetti più interessanti, anche perché assente nella più cospicua biografia di Leone – compaiono fotografie che ritraggono il protagonista nel vivo delle sue varie attività.

Un ritratto, dunque, che ci consegna ancora un’immagine di Rotondi come uomo dell’azione, della fede vissuta sul terreno dell’impegno sociale, oltre che religioso, attento agli aspetti della condivisione e, soprattutto, della comunicazione. E che ha fatto della sua origine umile, provinciale, periferica, un punto di forza: vicini o lontani che siamo dal cristianesimo, e dall’interpretazione rotondiana del cristianesimo in particolare, questa storia ci parla ancora oggi delle modalità di viversi la condizione di marginalità geografica. Trasformandola, magari, da zavorra a occasione di un’altra prospettiva.