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Il fiume Aniene tra storia e leggenda

Editoriale di Gian Luca Orlandi

Abbiamo imparato a scuola che tutte le grandi civiltà sono sorte a fianco all’alveo di un fiume , il Nilo , Il Tigri e l’Eufrate , la Senna , il Tamigi , il Tevere e molti altri ancora , l’acqua e’ fonte di vita e di prosperita’ non vi e’ dubbio e , anche se con il necessario ordine di grandezza , il nostro fiume non fa eccezione.
Dal popolo degli Equi , all’eta’ monarchica di Roma prima e repubblicana poi e imperiale successivamente , dall’alto e basso Medioevo fino ai giorni nostri l’Aniene ha contribuito in maniera significativa ai bisogni e alla prosperita’ delle generazioni che hanno attraversato i secoli , testimone fluido e sinuoso della nostra storia.
Anticamente denominato “Parrenzius” , ( fino all’inizio del secolo scorso veniva chiamato anche Teverone ,soprattutto nella parte finale del suo corso ) l’Aniene deriva il suo nome dalla leggenda del re etrusco Anio , figlio del dio Apollo e del rapimento di sua figlia Salea.
La leggenda racconta che la ragazza venne rapita da Catillo (con i fratelli Tiburto e Coras , furono i mitici fondatori di Tivoli ) il quale la porta con se sul monte che oggi prende il suo nome ( nei pressi di Tivoli) , e cerca di abusare di lei .
Il padre Anio , nel tentativo di oltrepassare il fiume per salvarla , viene trascinato via dall’impeto delle acque e muore.
Successivamente Catillo e la ragazza , ancora sul monte, vengono attratti dallo spirito di Anio che riesce a portare via la ragazza e lascia lo spirito di Catillo intrappolato sul monte , ed è in ragione di questa leggenda che il fiume viene chiamato Aniene in onore di Anio. ( intorno a questo episodio sono nate molte leggende e nomi diversi , anche se in sostanza la storia e’ molto simile…).
Dopo la fondazione di Roma , nei secoli immediatamente successivi , la necessità di un approvvigionamento idrico dell’ Urbe ,che cresceva in territorio e abitanti , divenne sempre più necessità impellente e così dopo la costruzione del primo acquedotto di Roma nel 312 a.C. detto “Aqua Appia” , i romani guardarono alla vallata dell’Aniene , ricchissima di falde e sorgenti, relativamente vicine e soprattutto con una caratteristica peculiare : il dislivello tra la vallata del fiume e Roma permetteva di portare l’acqua in molte zone elevate della città , nacque così nel 270 a.C. circa l ‘acquedotto Anio , denominato successivamente ” Anio Vetus ” ( Anio vecchio) che aveva la sua presa d’acqua presso San Cosimato a Vicovaro .
Successivamente furono costruiti molti altri acquedotti ( in totale 12 ) nei dintorni di Roma e dobbiamo arrivare all’eta’ imperiale con l’imperatore Caligola perché venga costruito (nel 38 d.C. ) un secondo acquedotto nella vallata dell’Aniene , “l’ Anio novus” ( Anio nuovo ) , molto piu’ in alto del primo con origine all’ altezza del XLII miglio della via Sublacensis , successivamente nel 98 d.C. Traiano fece spostare la presa d’acqua direttamente al secondo dei tre laghi ( da cui l’origine del nome di Sublaqueum , Subiaco ) in corrispondenza più o meno dell’odierno Ponte di San Mauro, di queste grandi opere se può trovare importante testimonianza .
Intorno al 1300 d.c. le cronache narrano della grande piena che investì l’ alta valle dell’ Aniene a causa del cedimento della diga presso il ponte di San Mauro , motivo principale per cui lungo il corso del fiume sono state ritrovate ,nel corso degli anni, resti di ville romane dei patrizi , che , soprattutto in estate , venivano per periodi più o meno lunghi a soggiornare nella nostra vallata per ripararsi al fresco del fiume dalla calura estiva della città , come accade anche oggi d’altronde… da qualche anno sembra infatti che L’Aniene si stia riappriopriando della sua antica vocazione di luogo di ristoro del corpo e della mente.
Una curiosita’ riguardo la fauna ittica , studi di genetica sembra abbiano appurato che il maggior abitante del fiume in termini di diffusione , la trota fario , non sia una specie autoctona , ma prelevata da Nilo anticamente per colonizzare il nostro Aniene , tutto cio’ per volere dell’Imperatore Nerone che , ammaliato dalla magnificenza dei luoghi , vi fece costruire la famosa Villa Sublaqueum costruita sulle due sponde del lago artificiale adiacente la villa stessa e unite dal Pons Marmoreus oggi non piu’ esistente.
Costruita con lo stile dei ninfei egiziani costruiti sul Nilo ( Nerone era un appassionato della cultura egizia ) la villa di Nerone ha rappresentato per molti secoli il centro nevralgico di sviluppo del nostro territorio durante l’epoca imperiale di Roma ….ma questa e’ un’altra storia …!!!!!!
P.s …dispiace vedere oggi questa grande risorsa aggredita dall’inquinamento e sempre più spesso a causa di una selvaggia captazione delle sue acque , causa di danni incalcolabili alla fauna e al territorio , sarà sicuramente compito arduo ma necessario difenderlo dai soprusi e dalle prepotenze .
Gian Luca Orlandi