C’è un calore che va oltre quello del fuoco e del vino novello. È il calore della comunità, un filo invisibile che a Tagliacozzo, nel giorno di San Martino, ha preso la forma di una decina di pizze, impacchettate con cura e lasciate “fuori dal forno”, a disposizione di chiunque passasse.
Un gesto nato da una nostalgia condivisa:
“Negli ultimi anni in questo giorno, San Martino, abbiamo sempre impastato la “pizza de summa” insieme. Quest’anno purtroppo non ho avuto tempo, ma ho cercato di compensare lasciandone una decina già pronte fuori dal forno. Chi avesse piacere di prenderne una, le ho lasciate fuori dal forno tutte impacchettate singolarmente. Il soldino però non ce l’ho messo dentro. Andate a prenderle”
È in queste parole semplici di Lucia Tellone, apparse sui social, che si racchiude il senso di un rito. L’11 novembre, nella Marsica, non è solo l’estate di San Martino; è il giorno della “Pizza de Summa”. Un impasto rustico, un pane della festa che sa di grano e di attesa, un tempo impastato collettivamente, “insieme”.
La tradizione della “Pizza de Summa” di San Martino nascondeva spesso un segreto: una monetina celata nell’impasto, un augurio di fortuna e abbondanza per chi l’avesse trovata. L’autrice del gesto si è quasi scusata: “Il soldino però non ce l’ho messo dentro”.
A Tagliacozzo, quest’anno, il vero tesoro non era la moneta. La fortuna era lì, in quelle pizze “sospese”, un gesto di generosità che incarna l’essenza stessa di San Martino: il condividere il mantello, o in questo caso, il pane.