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Gran serata BattistiAmo, musica live e convivialità al V’Incanto enoteca di Carsoli

Carsoli – Un altra serata d’effetto si profila al V’Incanto Enoteca di Carsoli.

L’appuntamento è per venerdì 14 dicembre, con un menù a la carte e dalle ore 22.00 spazio a “BATTISTIAMO” una musica in acustico che ripercorre i più importanti successi del grande cantautore italiano.

Per info e prenotazioni: 346 542 0958

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Lucio Battisti è stato un artista a tutto tondo – cantante, compositore, polistrumentista, arrangiatore e produttore discografico – che ha segnato forse come nessun altro la storia della musica italiana. A ventun anni dalla sua scomparsa le sue canzoni continuano a emozionare e a far riflettere, immuni a trascorrere del tempo e ai passaggi generazionali. A distanza di tanti anni ha ancora molto da raccontare…

Biografia:

Lucio Battisti è nato il 5 marzo 1943 a Poggio Bustone (Rieti) sotto il segno dei Pesci, figlio di Alfiero, impiegato al dazio, e di Dea, casalinga. Aveva una sorella minore, Albarita (1946-2003), mentre il fratellino Lucio, nato nel 1940, morì a soli due anni. Si racconta che da piccolo ebbe problemi di peso da bambino. Alto circa 170 cm, lo si ricorda per la capigliatura selvaggia (e all’epoca anticonformista) e per quel foulard sempre legato al collo, come aveva imparato dallo zio Arturo. Crebbe nella provincia reatina fino al 1950, quando si trasferì con la famiglia a Roma, nel quartiere Prenestino. Nel 1962 ottenne il diplomo di perito elettrotecnico per accontentare il padre che minacciò, se avesse trascurato gli studi, di non firmare la richiesta per l’esenzione alla leva.

Dopo aver superato gli esami di terza media, Lucio Battisti aveva chiesto ai suoi genitori in regalo una chitarra e imparò a suonarla da autodidatta. Cominciò la sua gavetta con il complesso di area napoletana I Mattatori, poi con I Satiri di Roma e infine entrò ne I Campioni trasferendosi a Milano, quartiere Giambellino. Nel 1965 attirò l’attenzione di Chrtistine Leroux, talent scout per la casa discografica Ricordi, che gli presenta Giulio Rapetti, in arte Mogol, con cui scriverà i suoi più grandi successi.

Alla Ricordi nessuno credeva nelle doti vocali di Battisti, e lo stesso Mogol inizialmente non era entusiasta dei brani che proposti da Lucio Battisti, ma accettò ugualmente di collaborare con quel ragazzo riccioluto dotato di grande umiltà e intraprendenza. E la scelta fu azzeccata. Mogol convinse Lucio a diventare interprete, oltre che autore, delle sue canzoni. Il successo arrivò nel 1967, dopo un esordio discografico come solista con vendite modeste, come co-autore proprio con Mogol del brano 29 settembre, interpretato dall’Equipe 84, classificatosi al primo posto della hit parade. I due scrissero poi Nel cuore nell’anima sempre per l’Equipe 84 e nel 1968 Balla Linda, con cui Battisti partecipò al Cantagiro classificandosi quarto.

Nel 1969 Lucio Battisti salì per la prima e ultima volta sul palco del Festival di Sanremo con Un’avventura, ottenendo tanti consensi dal pubblico quante obiezioni dai critici musicali, e pubblicò il suo primo album omonimo. Poi, durante un viaggio a Londra con Mogol, ricevette una sensazionale offerta strabiliante dai produttori dei Beatles, intenzionati a lanciarlo negli Usa, ma il Nostro rifiutò. Nella trasmissione televisiva Speciale per Voi di Renzo Arbore lanciò l’indimenticabile Acqua Azzura, Acqua Chiara, che lo ha consacrato nell’olimpo della musica, e dopo essere arrivato terzo al Cantagiro e aver vinto il Festivalbar partì per il suo primo tour.

Nel Dicembre del 1970 uscì il terzo album di Lucio Battisti, Emozioni, con tutti i suoi più grandi successi: Acqua azzurra acqua chiaraMi ritorni in mente7 e 40Fiori rosa, fiori di pescoIl tempo di morireDieci ragazzeNon è FrancescaAnnaIo vivrò (senza te) e naturalmente Emozioni. Nell’estate del 1970 fece il suo ultimo tour con i Formula 3 e si esibì nei locali più noti dell’epoca, tra cui L’Altro Mondo di Rimini e La Bussola di Viareggio. Tra le tante allettanti offerte ricevute in seguito ci fu quella dell’avvocato Agnelli, che a quanto pare gli promise un miliardo per un concerto al Teatro Regio di Torino, ma l’artista declinò l’invito.

Gli anni ’70 proseguirono sull’onda del successo con capolavori come Il mio canto liberoAmarsi un po’Si, viaggiareE penso a teAncora tuUna donna per amicoPrendila cosìI giardini di Marzo. E con l’album Anima Latina (1974), il più ambizioso sia dal punto di vista della musica che dei testi, con sonorità progressive e ispirazioni sudamericane. Negli anni ottanta, dopo le hit Una giornata uggiosa e Con il nastro rosa, si interruppe senza grandi clamori il sodalizio con Mogol: “È l’esperienza di due persone che stanno diventando completamente diverse e dopo tanti anni di lavoro insieme prendono ognuna la propria strada”, disse Battisti. In seguitò collaborò con la moglie, che firmò i testi di E già (1982) con lo pseudonimo di Velezia, e con Pasquale Panella, che scriverà per lui fino alla metà degli anni ’90. Furono quelli gli anni delle sperimentazioni più ardite e pionieristiche: Don Giovanni (1986) L’apparenza (1988), La sposa occidentale (1990), Cosa succederà alla ragazza (1992), Hegel (1994). Nella sua carriera, Lucio Battisti ha venduto ben 25 milioni di dischi che hanno segnato un’epoca.

Ma non ci fu solo la musica. Nei primi anni ’80 Lucio Battisti praticò anche il surf con l’amico Adriano Pappalardo e continuò a coltivare la passione per il disegno, la pittura e il cinema: fu sempre un grande ammiratore di Totò e del duo Franco & Ciccio. Per quanto riguarda la vita privata, infine, Lucio è sempre stato un personaggio piuttosto taciturno e riservato, specie nella sfera sentimentale. La sua unica relazione nota è quella con Grazia Letizia Veronese, sua fidanzata dal 1969 e moglie dal 1976, da cui ebbe il figlio Luca Filippo Carlo (1973). “Non parlerò mai più – dichiarò nella sua ultima intervista, rilasciata nel 1978 -, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro”. Lucio Battisti è morto a 55 anni per cause che la famiglia non ha mai voluto ufficializzare, evitando di diffondere bollettini medici. Ai suoi funerali, celebrati in forma strettamente privata a Molteno, nell’attuale Brianza, furono ammesse soltanto venti persone, tra cui Mogol.