Nel cuore del territorio di Corese Terra, frazione di Fara in Sabina, si trova un luogo che conserva intatte le tracce di un passato millenario e una straordinaria ricchezza naturale. Qui, grazie a un progetto denominato “I Fontanili di Cures” – realizzato nell’ambito del PNRR “Tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale” e finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Next Generation EU – è stato possibile avviare un’importante opera di recupero e valorizzazione di questo angolo prezioso della provincia di Rieti.
I Fontanili di Cures
Elemento centrale dell’iniziativa – portata avanti da una storica famiglia di olivicoltori del territorio – è stato il restauro di tre antichi fontanili, resi nuovamente attivi attraverso il ripristino delle sorgenti naturali. Si tratta di fonti d’acqua che per secoli hanno dissetato uomini e animali, contribuendo a modellare il paesaggio agricolo sabino. Tra questi, spicca un suggestivo fontanile di epoca medievale, oggi restituito al suo originario splendore. Il recupero non ha solo un valore architettonico e paesaggistico: i fontanili rappresentano infatti veri e propri ecosistemi, rifugio per anfibi, insetti acquatici, uccelli e mammiferi come tassi, volpi e caprioli. Il paesaggio è completato dai muretti a secco, testimonianza di un sapere contadino tramandato nei secoli, che disegna i profili delle terrazze e dei campi.
Natura, cultura e oleoturismo
Tra gli obiettivi principali del progetto, anche la promozione di un turismo lento e sostenibile, in grado di far riscoprire il territorio con ritmi più consapevoli. I visitatori possono seguire itinerari naturalistici, liberi o guidati, e vivere esperienze enogastronomiche all’aria aperta, come i picnic con prodotti locali. Un punto di particolare interesse è il cosiddetto “Parco degli Ulivi Secolari”, dove si trovano monumentali alberi d’ulivo, simboli viventi del legame profondo tra uomo e terra. Il progetto dunque è anche un invito a esplorare un luogo che ha molto da raccontare. “Questo era il territorio di Cures Sabini, un’area con diversi colli che offriva un ambiente ideale per diverse colture, tra cui gli ulivi, e allevamenti”, racconta Oliviero Riggi, olivicoltore e storico del territorio da circa trent’anni. “Qui si possono ad esempio comprendere i cicli della natura e il lavoro paziente che si cela dietro ogni goccia d’olio. Si può inoltre ammirare il panorama, compreso l’antico borgo di Fara in Sabina. Questa forma di turismo sostenibile – continua Riggi – ci permette infatti di riconnetterci con le nostre radici e di comprendere l’importanza di preservare un ambiente che non è solo bellezza estetica, ma anche fonte di prodotti salutari. Il “Viale della Biodiversità”, con i suoi ulivi di diverse cultivar, ne è un esempio”. Un luogo prezioso non solo per la sua ricchezza vegetale, ma anche per la fauna variegata. “Fagiani, cinghiali, volpi, lupi, tassi, aquile e falchi popolano questi spazi, – aggiunge Riggi – protetti e aiutati a convivere armoniosamente con l’uomo”.
Un legame profondo con la storia
Il progetto ha messo in luce anche il valore storico dell’area: in questo territorio si trovano infatti numerosi reperti archeologici, come frammenti di anfore e resti di antiche ville romane. “Qui, su colle Casicelli – racconta Riggi – sorgeva ad esempio uno dei monasteri più importanti della Sabina, il monastero di San Pietro in Classicella, legato alla dinastia longobarda e oggi scomparso”. La storia di Corese Terra è infatti intrisa di eventi che ne hanno plasmato l’identità. “Importante anche la memoria del Castello di Comunanza – continua Riggi –, edificato nel XIII secolo e successivamente distrutto nel corso di un conflitto tra famiglie nobiliari, evento che lasciò intatta solo la chiesa di Santa Maria di Comunanza, ancora oggi simbolo di continuità e spiritualità”. Questo progetto è quindi un ponte tra passato e presente, tra natura e cultura, che restituisce al territorio un’identità forte e condivisa. Un’iniziativa che invita tutti a scoprire, con rispetto e consapevolezza, la bellezza autentica della Sabina.