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“Extra noir” il nuovo giallo di Mina Mares che profuma di cacao e batticuore

Torna Mina Mares e torna anche lei: Linda Vanin, dottoressa con l’abitudine di inciampare con disinvoltura negli in omicidi! Dopo l’ottimo esordio de L’origami rosso, in cui la protagonista metteva alla prova il suo fiuto da detective tra corsie ospedaliere e palpiti sentimentali, Extra noir (Edizioni Clandestine, 2025) conferma che la Mares non ha perso il tocco, anzi, lo ha affinato con un goccio di ironia in più e un pizzico di introspezione inaspettata.

La vicenda si apre con una scena dal sapore cinematografico: una sposa bellissima, un matrimonio da copertina, una torta nuziale che si frantuma sul pavimento. Perché la sposa, nota cioccolatiera della zona, crolla a terra proprio nel giorno delle nozze. Il fatto, avvolto da una patina di romanticismo tragico, si trasforma subito in un mistero tutto da sbrogliare.

Linda, pur sempre medico di professione, torna a collaborare con la polizia con la disinvoltura di chi ha già risolto un caso, e con quella sottile inquietudine di chi ha ancora delle questioni sentimentali lasciate in sospeso. Il commissario Giulio Leoni, fascino tenebroso e sorriso malinconico, è di nuovo al suo fianco. O quasi. I due non si parlano più, ma come spesso accade nei migliori gialli (e le peggiori rotture) le circostanze li costringeranno a confrontarsi, tanto sulle indagini quanto sui sentimenti.

Il bello di Extra noir è che sa essere tante cose insieme, senza mai perdere la bussola. È un giallo godibilissimo, con una scrittura agile e brillante, ma è anche un romanzo che si prende il tempo di scavare nei suoi personaggi, nei loro dubbi, nelle loro fragilità. Linda non è un’eroina infallibile: è una donna concreta, lucida, emotiva quando serve e autoironica per istinto. Accanto a lei, una squadra di personaggi ben tratteggiati, dialoghi rapidi e realistici, e – valore aggiunto non trascurabile – qualche scena comica che strappa una risata autentica, di quelle che arrivano nei momenti giusti, senza mai forzare il tono.

Mina Mares si muove con una scrittura disinvolta tra investigazione e romance, dosando suspense e tenerezza con grande equilibrio. I momenti romantici non risultano mai stucchevoli: sono sinceri, credibili, e servono più a mettere a nudo i protagonisti che a far battere cuori a comando. Il risultato è un romanzo che si legge con piacere e che intrattiene con intelligenza, distinguendosi per uno stile personale, fresco e capace di non prendersi mai troppo sul serio, senza per questo perdere profondità.

Ma Extra noir non è solo una lettura piacevole: è un libro che, una volta chiuso, lascia dietro di sé un senso di complicità. Come se avessimo passato qualche sera in compagnia di vecchi amici, tra un enigma da risolvere e un bicchiere di vino, con il sorriso di chi sa che la vita può essere assurda, buffa, tragica e romantica allo stesso tempo. E forse è proprio questo il segreto del suo fascino: ci ricorda che anche nei casi più neri c’è sempre spazio per una battuta, una carezza felina o uno sguardo che dice più di mille interrogatori.

Insomma, Extra noir è il libro ideale per chi ama i gialli leggeri ma non superficiali, capaci di intrecciare mistero e sentimento con eleganza e brio. È perfetto per chi cerca una protagonista intelligente, ironica e profondamente umana; per chi crede che le indagini migliori si conducano con curiosità, cuore e un pizzico di coraggio. E sì, anche per chi ha una gatta — o sogna di averla — che sa esattamente da che parte stare quando le cose si complicano. Perché, alla fine, tra un delitto e una carezza, Extra noir ci ricorda che la verità può nascondersi nei dettagli… ma anche in un cuore che non ha mai smesso di battere.

Intervista all’autrice

Nel suo primo giallo L’origami rosso conosciamo Linda Vanin come una dottoressa con il fiuto da detective nascosto tra corsie ospedaliere. In Extra Noir che trasformazione ha vissuto Linda come investigatrice, ma soprattutto come donna?

Linda Vanin è una giovane dottoressa, molto competente e dedicata alla professione, ma come abbiamo avuto modo di capire già nel primo capitolo della sua storia è anche un’inguaribile ficcanaso. In fondo è proprio grazie a questa sua genuina curiosità che si dipanano le vicende dei due romanzi, questo suo modo un po’ testardo ma sempre simpatico di voler venire a capo degli enigmi e delle cose che non la convincono.

Nel secondo capitolo, la curiosità rimane intatta, ma questa volta Linda è di certo aiutata dal conoscere già la procedura d’indagine, gli interlocutori a cui riferirsi, come l’ispettore Cuomo, con cui ormai il rapporto è diventato di profonda e affettuosa amicizia. Allo stesso tempo, nel secondo romanzo, Linda si ritrova coinvolta in una storia tutta al femminile e viene trascinata nelle vicende personali della giovane vittima, una sua coetanea, con cui non può fare a meno di immedesimarsi, riscoprendo una sensibilità e una complicità che è assolutamente tipica delle donne.

Una cioccolatiera famosa che muore nel giorno del suo matrimonio: sembra l’inizio di una favola nera. Da dove nasce questo scenario avvolto nel cacao e nel mistero, e che sapore avrà, per i lettori, questa nuova atmosfera?

L’immagine della sposa che si sente male durante il taglio della torta e la fa rovinosamente cadere nasce da un’immagine che mi si è presentata alla mente guardando pigramente un programma sui matrimoni, quasi un sogno ad occhi aperti. Potrebbe sembrare macabro, in realtà il tutto era nato come qualcosa di cui ridere, solo in un secondo momento ho elaborato il giallo che ci ruota attorno.

Quanto al cioccolato, la pasticceria è da sempre qualcosa che mi appassiona, sebbene io sia un vero disastro ai fornelli; l’idea di ambientare i nuovo romanzo in mezzo a dolci e pasticcini si è rivelata una buona scelta, sebbene mi sia costata parecchio studio, anche semplicemente non perdendomi una puntata di “Bake off Italia”, uno dei miei programmi preferiti in assoluto.

Nel primo romanzo Linda e il commissario Giulio Leoni sembravano destinati a essere complici perfetti, nella vita e nelle indagini. Ora, in Extra Noir, non si parlano più. Senza fare spoiler: c’è ancora alchimia tra loro… o ormai solo ceneri?

E’ vero, alla fine del primo libro, Giulio e Linda si erano finalmente decisi e tutto faceva pensare che il lieto fine fosse arrivato, quando all’improvviso compare qualcuno che ribalta completamente la situazione. Nel secondo libro, Linda è di nuovo sola, ma questo non significa che abbia dimenticato Giulio, sebbene nutra nei suoi confronti profondo rancore, dato che lui le ha spezzato il cuore. Tuttavia, è innegabile che lei provi ancora qualcosa nei confronti di Giulio; rimane da capire se il bel commissario, a sua volta, ricambi i sentimenti di Linda. Anche perché il tempo passa veloce e magari potrebbe comparire qualcuno capace di distrarre Linda e catturarne l’interesse…

Quando si tratta di risolvere un mistero, Linda segue più la voce del cuore o il ragionamento? E per te, come autrice, cosa guida di più la costruzione della storia: l’istinto o la logica?

Linda è un personaggio razionale e concreto, non per niente è un chirurgo generale, capace di concentrazione e sangue freddo, capacità analitiche che di certo la aiutano non solo nella professione, ma anche nel seguire le indagini. Tuttavia, un’altra dote che mi è molto cara in Linda è l’empatia, quella connessione profonda che riesce ad instaurare con le persone che la circondano e che rappresenta per lei la chiave con cui poter comprendere i sentimenti e le motivazioni profonde di coloro con cui interagisce.

Quanto a me, in questo e non solo sono simile a lei e quando scrivo in genere prima mi assicuro di avere una buona costruzione per il giallo e poi lascio andare la fantasia e le emozioni per costruire attorno alla struttura portante tante scene con cui sorridere ed emozionarsi.

I lettori si affezionano non solo ai personaggi ma anche al ritmo con cui vengono condotti lungo le indagini di un giallo. In Extra Noir quali scelte narrative segnano la novità dal tuo romanzo d’esordio?

Gli amici e i familiari che hanno letto il mio secondo romanzo sono stati tutti concordi nel definirlo più intimista, in quanto rispetto al primo c’è molto più spazio per l’analisi dei personaggi e delle loro emozioni, piuttosto che focalizzare l’attenzione del lettore soprattutto sullo svolgimento tecnico e il dipanarsi del giallo. Oltre al fatto che nel primo romanzo bisognava introdurre e presentare i protagonisti, cosa che non si è resa necessaria nella seconda storia, dove è stato possibile conoscerli più a fondo, rallentando forse il ritmo, ma concentrandoci maggiormente sulle motivazioni che spingono ciascuno di noi ad agire, bene o male che sia.

Personalmente, per certi versi ho preferito scrivere questo romanzo, ma credo che ogni libro arrivi e si presenti come proiezione delle necessità istantanee dell’autore.

Se potessi lasciare Extra Noir su un tavolino con un biglietto, a chi lo lasceresti e cosa ci scriveresti sopra? E per chi non è ancora convinto… ci regali tre motivi per leggerlo?

Se dovessi pensare ad un posto dove lasciare il romanzo, penserei a tutti quei luoghi dove un libro può fare la differenza, tipo negli aeroporti, nelle sale d’attesa di un ospedale, su qualche panchina, in qualche mercatino di libri usati, ovunque possa essere raccolto da qualcuno che abbia bisogno di un sorriso o di una pausa dalle proprie ansie e preoccupazioni. Il biglietto potrebbe dire qualcosa di scherzoso o accattivante, tipo “Non te ne pentirai”, oppure “Non sai quanto ti piacerà”, io a un invito simile non resisterei…

Quanto ai tre motivi per cui leggere questo romanzo, per primo direi che non sono mai abbastanza i motivi per farsi una risata in leggerezza, in secondo luogo perché il libro è uno spaccato sulla vita di un chirurgo, trattata in modo realistico, molto più vera rispetto alle serie che si vedono alla tv, così da capire quanta componente umana ci sia nel nostro lavoro e, come ultimo motivo, bisogna leggere Extra Noir per sapere come procedono le avventure (anche sentimentali) di Linda e Giulio!