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Emergenza, voce ai medici di famiglia. Buzzelli: “facciamo solo il nostro dovere, altri colleghi sono i veri eroi”

Il punto sulla situazione con il dottore Pietro Buzzelli

Redazione – In tempo di emergenza le attenzioni sono giustamente concentrate sull’emergenza del coronavirus, ma le altre patologie non sono andate in vacanza. Cosicchè il medico di famiglia, che poi è l’interlocutore diretto con i pazienti, costituisce un “filtro” importantissimo in un momento così delicato. E’ l’interfaccia, però non solo per il Covid, l’insorgenza di altre patologie resta sempre attiva, e così abbiamo voluto sentire la voce diretta dai medici di famiglia.

Il dottor Pietro Buzzelli è uno stimato professionista, medico di base che esercita la sua professione nella bella Tagliacozzo. Sportivo, dotato di un grande senso dell’humor e della convivialità, Buzzelli coniuga perfettamente il ruolo del medico del terzo millennio avanzato con quel sentore tradizionale del passato, quando in fondo la visita del medico in casa per la febbre dei figli era una occasione vissuta con la consapevolezza di trovare nella scienza del medico le possibili soluzioni alle varie problematiche.

Ecco oggi, il ruolo del medico di base, del pediatra torna ad essere un riferimento diretto che interfaccia i cittadini in uno dei momenti piu’ difficili e complessi che la storia moderna possa ricordare. Ed ecco la testimonianza realista di Buzzelli che centra le questioni in un un unico comune denominatore, tanti elementi che meritano di essere approfonditi, apprezzati e valutati nello scorrere la lettura. Grazie doc.

Ed ecco la testimonianza del dott. Pietro Buzzelli:

Il dott. Pietro Buzzelli

E’ dura per tutti ai tempi del Coronavirus,dura per chi lavora e per chi non può farlo,dura per chi riesce a viaggiare e per chi sta segregato in casa,dura per chi vuole rispettare le regole e perfino per chi vuole trasgredire. Tra coloro che stanno continuando a lavorare è dura, ovviamente, per il personale sanitario in genere e per i medici in particolare. Così anche noi medici di base siamo chiamati a dare il nostro contributo, essendo quelli più facilmente contattabili dal paziente, quelli che si possono chiamare subito e vedere se serve. Per noi in fondo non è cambiato molto in questo periodo, stessi orari a studio, più o meno stessa routine, solo presenza fisica dei pazienti ridotta al minimo e presenza telefonica,di rimando,enormemente aumentata,a tratti insostenibile. Non siamo dunque esattamente al fronte, non facciamo atti di eroismo, facciamo solo il nostro dovere come coscienza ci impone. Con qualche rischio in più, certo, giova ricordarlo.

Capita infatti anche di questi tempi di occuparsi di persone che hanno bisogno di noi, le altre patologie infatti non sono scomparse, c’è ancora chi ha una colica, un rialzo di pressione, chi ha mal di gola e perfino una bronchite. Non è tutto coronavirus e alcune di queste persone hanno bisogno di essere visitate a studio o a domicilio,come sempre. Così ci capita di avvicinarci ad una di loro, di poggiare il nostro fonendoscopio sul suo braccio o sul torace scoperto, di guardare la sua gola o le sue ferite. Capita anche purtroppo di constatare la morte di una di queste persone avvenuta in casa, è un altro compito che ci compete. Facciamo queste cose così, con quello che ci hanno dato,qualche mascherina chirurgica o da poco FFp2, guanti e basta, non camici, non occhiali, non altri presidi di difesa.

E’ un atto di eroismo il nostro dunque? No, forse gli eroi sono altri,quelli che nelle zone rosse con turni massacranti nei reparti di rianimazione cercano di strappare alla morte più gente possibile. Quello che facciamo noi non è eroico, però è pericoloso. Lo è per noi, perchè avvicinarsi con quelle scarse protezioni ad un paziente prima di stabilire da cosa sia affetto non andrebbe fatto e lo è per tutti gli altri nostri pazienti, che da noi potrebbero essere contagiati. Protestare e invocare soluzioni non serve, noi siamo e resteremo qui, ce lo impone la nostra coscienza: chi vuole tutelarci e con noi tutelare il resto della popolazione sa benissimo cosa fare, ha atteso fin troppo e non è più giustificabile.