Don Pinton al Centro Alti Studi della Difesa: la solidarietà samaritana come fondamento della rinascita umana
Roma – Palazzo Salviati, Piazza della Rovere. Nel contesto della 77ª Sessione di Studio dello IASD – l’Istituto Alti Studi per la Difesa, cuore accademico della formazione interforze e interistituzionale italiana – si è tenuto un momento di riflessione di particolare intensità umana e spirituale. All’interno del Master in Strategia Globale e Sicurezza, durante il seminario su “Cultura organizzativa e gestione delle risorse umane”, è intervenuto don Daniele Pinton, direttore della Scuola di Alta Formazione in Etica dell’Emergenza e dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dell’Emergenza, con una relazione dal titolo: “Adolescenza strappata. Effetti post-traumatici per catastrofi naturali e belliche”.
Moderato dal Gen. B. Claudio Ramponi (Guardia di Finanza), l’incontro ha posto al centro il tema della prossimità samaritana, intesa come metodo di accompagnamento di bambini e adolescenti colpiti da traumi derivanti da calamità naturali e conflitti armati. Don Pinton ha sottolineato che ogni emergenza, sia essa naturale o bellica, «interroga la coscienza collettiva dell’umanità», poiché nessun evento traumatico riguarda solo chi lo subisce: coinvolge l’intera comunità, chiamata a rispondere con solidarietà, competenza e compassione.
Richiamando le esperienze maturate dopo i terremoti dell’Aquila, di Amatrice e di Accumoli, il sacerdote ha evidenziato come la realtà, dopo una catastrofe, cambi irreversibilmente, sia per chi soccorre sia per chi è colpito, aprendo un cammino di trasformazione personale e comunitaria.
Attraverso l’analisi dei dati relativi agli effetti post-traumatici nei giovani sopravvissuti ai terremoti di Sichuan (2008), Wenchuan, L’Aquila (2009) e Turchia (2023), messi a confronto con quelli dei bambini vittime delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, don Pinton ha evidenziato la convergenza di sintomi psicologici e fisici – dal disturbo post-traumatico da stress (PTSD) all’ansia, alla depressione, fino alla malnutrizione – sottolineando la necessità di un intervento precoce di supporto psicologico, familiare e comunitario.
Nel corso della sua riflessione, il relatore ha collegato il tema dell’emergenza al magistero di Papa Leone XIV, che nel suo recente intervento alla FAO (16 ottobre 2025) ha denunciato con fermezza l’uso della fame come arma di guerra, definendolo “un crimine contro l’umanità”. Il Pontefice, ha ricordato don Pinton, si è fatto voce dei popoli senza voce, condannando ogni forma di violenza che colpisce gli innocenti, soprattutto i bambini.
Particolare rilievo è stato dato anche alla prima esortazione apostolica di Leone XIV, “Dilexi te – Ti ho amato” (4 ottobre 2025), incentrata sull’amore verso i poveri e sulla teologia dell’amore come cuore del cristianesimo. In essa, il Papa invita la Chiesa a riconsiderare il Vangelo del Buon Samaritano non solo come parabola morale, ma come programma di vita ecclesiale: un richiamo costante alla compassione operosa e alla solidarietà concreta verso chi soffre.
Don Pinton ha introdotto un concetto di profonda valenza simbolica e pastorale: quello del “terremoto dell’anima”. Distinguendo il trauma geologico, immediato e visibile, da quello psicologico, lento e sommerso, ha sottolineato l’importanza della memoria collettiva, dell’oblio attivo e della sublimazione come strumenti per la ricostruzione interiore e comunitaria.
Facendo tesoro del magistero del cardinale Giuseppe Petrocchi, già arcivescovo dell’Aquila, ha delineato l’orizzonte di una “pastorale samaritana”, capace di unire carità e competenza: non solo assistenza, ma ascolto, consolazione, formazione e promozione della dignità umana. Tale approccio – concretizzatosi nei convegni sul “terremoto dell’anima” e nella nascita della Scuola di Alta Formazione in Etica dell’Emergenza – si fonda sulla convinzione che ogni ferita può diventare luogo di grazia e di rinascita.
A conclusione del suo intervento, don Pinton ha richiamato l’incontro di papa Francesco con i familiari delle vittime del sisma di Amatrice, ricordando tre parole-chiave per la rinascita delle comunità colpite:
il cuore, per l’elaborazione del dolore;
le mani, per il lavoro concreto della ricostruzione;
le ferite, come memoria viva che si trasforma in speranza.
L’intervento al Centro Alti Studi della Difesa ha rappresentato non solo un contributo accademico, ma una testimonianza etica e spirituale. In un tempo segnato da conflitti e fragilità, la riflessione di don Daniele Pinton richiama tutti – istituzioni, educatori, credenti e cittadini – alla responsabilità di costruire ponti di solidarietà, in quella “prossimità samaritana” che trasforma il dolore in occasione di comunione, la crisi in opportunità di conversione, e la vulnerabilità in segno luminoso di speranza cristiana.