CARSOLI – Ha suscitato ovunque impressione e sdegno il fatto di dover constatare la distruzione vandalizzata e totale di una struttura pubblica. Milioni e milioni di euro andati in fumo. Emblematica la sedia scolastica puntata al muro.
La notizia ufficiale è stata data ieri mattina dal sindaco Alessandro Marcangeli a seguito di un sopralluogo.
Molte le domande, un senso di incredulità e di impotenza è stato espresso un pò ovunque e non solo nel territorio del carseolano. Cittadini si chiedono il perchè ed il percome… possa essere accaduto tutto ciò. Ed una simile distruzione, non si fà in una notte. Gli episodi vandalici, probabilmente sono da ricondurre a veri e propri raid che si sono susseguiti nel tempo fino alla totale dismissione di beni mobili ed immobili.
Lì molte generazioni hanno studiato, si sono svolte cerimonie, il centro fieristico, con le sue variazioni di destinazioni d’uso è stato un punto di riferimento nelle more dell’abbattimento e ricostruzione della ex scuola media, ove ora sorge l’Istituto Omnicomprensivo Manzi.
Ma sin dall’inizio la struttura pubblica venne utilizzata per far fronte ad emergenze relative alla sicurezza degli edifici.
Ecco la storia:
La struttura costruita con fondi regionali venne inizialmente destinata a Centro Fieristico, ma poi con l’insorgenza delle problematiche relative agli adeguamenti antisismici degli edifici scolastici del capoluogo, ma anche nelle more della demolizione e ricostruzione della scuola media e Liceo in piazza della Libertà, il centro Fieristico ebbe ad intraprendere una modifica di destinazione d’uso temporanea, riconosciuta dalla Regione proprio per consentire lo svolgimento delle lezioni.
Il nuovo polo scolastico, riaperto poco prima della pandemia, ha fatto sì che l’immobile venisse quindi liberato e destinato al progetto “Abruzzo Quality” la cui realizzazione venne affidata nel 2017 alla società Vivenda.
L’accordo di programma di questo progetto venne sottoscritto il 18 novembre del 2013, facendo seguito ad un iter iniziato negli anni precedenti. In tale accordo è inserito il Piano di Sviluppo Locale 2014/2020, al quale venne data possibilità di adesione a soggetti pubblici e privati per la condivisione delle finalità.
Con il provvedimento venne dunque approvato il preventivo di spesa n.2325 del 12.07.2016, emesso dalla società Vivenda e relativo procedura di gara per Appalto dei lavori di realizzazione della cittadella della qualità abruzzese, per un importo pari ad € 1.268,80# oltre IVA ed oneri vari, per un importo complessivo pari ad € 1.563,94; e quindi venne impegnata la somma corrispondente pari ad € 1.563,94 relativa alla spesa per la pubblicazione del bando della procedura aperta di che trattasi.
Ad oggi dunque i motori sembrano essere scaldati ed inizia ad intraversi una struttura in ferro che costituisce l’ingresso dell’Abruzzo Quality.
Il progetto caratterizza dunque la cultura contadina, l’agricoltura, la tradizione enogastronomica e i prodotti doc e dop d’Abruzzo.
Il progetto era realizzato in sinergia tra Patto Territoriale della Marsica, Comune di Carsoli ed enti sovracomunali che hanno aderito all’accordo di programma per lo sviluppo delle aree interne della Regione. Il ministero per lo Sviluppo economico con decreto il 27 luglio ha approvato e finanziato il progetto per un importo di 2milioni e 500mila euro. L’obiettivo del polo museale è quello di valorizzare e far conoscere la storia culinaria dell’Abruzzo e le sue eccellenze nell’asse Roma – Pescara.
Il polo museale secondo il presidente del Patto territoriale, Loreto Ruscio rappresentava sin da allora: “una sfida per la Marsica e per l’Abruzzo.
Il progetto venne seguito anche dall’allora consigliere Gasperina Tozzi con delega specifica. La struttura del Patto che ha portato a compimento questo progetto venne avviata dal sindaco Domenico D’Antonio, attuale consigliere di maggioranza, e quindi proseguita ed ultimato poi dalle amministrazioni Nazzarro.
Queste le carte, poi la realtà in cui ci si trova oggi è ben diversa: una scuola, un centro fieristico, nuovo e distrutto vandalizzato. Perchè, e soprattutto come è potuto accadere?
UNA SFIDA PERSA PER IL TERRITORIO DA RECUPERARE!
L’abstract di progetto che riportiamo di seguito, riassume un sogno ed una realtà diametralmente opposta in cui oggi si trova la struttura pubblica. Una parte, come noto è oggetto di recupero per ospitare l’asilo nido. Il resto, dovrà essere completamente ricostruito. E non sarà certo facile.
La vision
La vision del centro fieristico era quella di essere una vera e propria “macchina” promozionale del binomio cibo/territorio della regione Abruzzo sui mercati nazionali e internazionali che gravitavano e comunque transitavano a Roma. Rappresentava una vera e propria “porta” della Regione sulla direttrice Tirreno-Adriatico, con l’obiettivo di indirizzare, informare, supportare e preparare i flussi di utenti, consumatori e turisti a visitare la regione e ad acquistare i suoi prodotti tipici e tradizionali.
L’uso del cibo come accesso informato al territorio, alla sua storia, cultura, valori e prodotti costituiva il motore di questa macchina, il suo linguaggio principale, come aveva insegnato l’esperienza di Expo. Il museo, infatti, intendeva essere una piccola esposizione permanente dedicata all’Abruzzo.
La mission
La mission del centro era far conoscere il valore dei prodotti tradizionali, inserendoli in un contesto ricco di storia, e al contempo educare al gusto, esplorando sentieri inediti. Si trattava di un viaggio attraverso la storia, la cultura e la conoscenza collettiva, oltre che di un percorso individuale nell’esplorazione dei sensi. L’allestimento museale proponeva al visitatore un viaggio ideale nella storia dell’alimentazione, dalla preistoria ai giorni nostri, con suggestioni attraverso la cucina tradizionale contrapposta a quella contemporanea. Erano previsti itinerari alla scoperta dei vari alimenti con informazioni sui principali cibi del mondo, postazioni sensoriali e multimediali dedicate ai cinque sensi, un orto-frutteto didattico, sezioni dedicate al gusto nell’arte, nella musica, nel cinema e nella pubblicità.
Nel centro era prevista una scuola di cucina e un vero ristorante dimostrativo che, nei fine settimana, durante le festività o su prenotazione, avrebbe potuto offrire menù particolari e tematici, nonché laboratori del gusto, con particolare attenzione alla Dieta Mediterranea nella sua accezione abruzzese. Era prevista anche una sede espositiva delle collezioni, una dedicata alle attività di ricerca scientifica incentrate sul patrimonio del museo e sulle testimonianze produttive del territorio. Inoltre, vi era un’area destinata ad attività culturali, formative ed educative rivolte a diverse fasce di utenti, attraverso seminari, convegni, stage, corsi di formazione, lezioni tematiche e visite guidate. La scuola rappresentava un utente privilegiato.
Era inoltre prevista una sede per attività promocommerciali di produttori food e non food, operatori turistici e culturali della regione, i quali avrebbero potuto avvalersi della collaborazione di Università, Istituti di Ricerca, Enti locali, Consorzi di tutela, Associazioni culturali, imprese e operatori attivi sul territorio. Oltre alla mostra-mercato permanente, si sarebbero allestite fiere tematiche dedicate alla gastronomia e all’artigianato abruzzese. Erano previsti anche percorsi didattici dedicati alla Dieta Mediterranea, elaborati con prodotti del territorio. Eventi e appuntamenti culturali abruzzesi avrebbero potuto trovare nel museo un palcoscenico speciale per farsi conoscere e attrarre nuovi visitatori.
Eventi marketing costanti
In tutti gli stand museali tematici (territoriali o di prodotto) si sarebbero potute svolgere, negli spazi appositamente dedicati, attività di presentazione, assaggi, laboratori del gusto e della qualità, finalizzate alla promozione di prodotti privati, purché selezionati e brandizzati dal museo. Queste attività sarebbero state supportate dal personale del museo e coordinate dal soggetto collettivo organizzatore, ovvero da associazioni o consorzi di prodotto, che ne avrebbero curato direttamente la regia, garantendo la fornitura adeguata di prodotti e materiali, dietro pagamento di un canone e dei servizi necessari. Sarebbe stata particolarmente incentivata l’attività di hosting e l’organizzazione di eventi a carattere turistico, culturale e formativo, come spettacoli, concerti e mostre d’arte.
I fruitori
Medie e piccole imprese, associazioni, consorzi, club di prodotto, DMC e reti d’impresa costituivano il target principale. Utenti privilegiati erano le famiglie e gli abruzzesi fuori sede. Il museo, situato geograficamente al centro dell’asse Roma–Pescara, mirava a diventare un punto di riferimento per famiglie e scolaresche desiderose di trascorrere una giornata diversa e scoprire di più sull’Abruzzo, ma anche per gli abruzzesi residenti altrove, che, di ritorno nella Capitale dopo un fine settimana trascorso nella loro casa di montagna, avrebbero potuto fare tappa al museo per acquistare le eccellenze abruzzesi da portare con sé.
Lo staff della fondazione stava studiando itinerari specifici per soddisfare le esigenze dei visitatori e allo stesso tempo ampliare progressivamente il bacino di utenza. A tale scopo, era prevista la creazione del Club degli Amici dei Musei Abruzzesi, con l’intento di offrire ai visitatori un vero e proprio tour tra i poli culturali della regione.
A supporto di ciò, era in programma l’allestimento di un simulatore immersivo di viaggi virtuali, dedicato all’educazione museale tramite “virtual experience tours” in 4D, focalizzati sui temi del cibo e del paesaggio.
Tutto ciò era un sogno da realizzare, sostituito dalle temporanee esigenze di spazi scolastici. Di tutto ciò oggi cosa resta? Distruzione e sconfitta sociale.