CARSOLI – Una storia che parla di professionalità, dedizione e soprattutto umanità, quella che arriva dall’Ospedale “Santi Filippo e Nicola” di Avezzano, dove il lavoro instancabile del personale sanitario ha fatto la differenza tra la vita e la morte.
Protagonista è Olimpia Băsescu, un’ottantenne residente a Carsoli, ricoverata d’urgenza circa un mese fa a causa di una polmonite acuta cronica che aveva provocato un drastico abbassamento dei parametri di saturazione dell’ossigeno. Le sue condizioni, fin dal primo momento, sono apparse estremamente critiche sin dall’arrivo del 118 di Carsoli con un team particolarmente efficiente.
A raccontare quei momenti difficili è la figlia, Maria Alistar, che oggi sente il bisogno di rivolgere un ringraziamento sentito e profondo a tutto il reparto di Medicina dell’ospedale avezzanese.
«Sin dal primo accesso al Pronto Soccorso – spiega – abbiamo riscontrato una tempestività straordinaria negli interventi, elementi che hanno contribuito in modo decisivo alla salvezza di mia madre».
Dopo il primo intervento in emergenza, la donna è stata trasferita nel reparto di Medicina, dove è stata sottoposta a continui monitoraggi. Vista la gravità del quadro clinico, i medici hanno successivamente disposto il trasferimento all’Aquila, dove è rimasta ricoverata per circa quindici giorni. In quel periodo, Olimpia Băsescu versava in stato semi-comatoso, con un rischio elevatissimo per la sua sopravvivenza.
Oggi, però, la notizia più bella: l’anziana paziente è fuori pericolo. Un risultato che la famiglia attribuisce non solo alle competenze cliniche, ma anche all’approccio profondamente umano dimostrato lungo tutto il percorso di cura.
«Mia madre è romena e non comprende l’italiano – racconta Maria – eppure sono rimasta colpita dall’amorevolezza, dall’attenzione e dalla delicatezza con cui è stata seguita da tutti: dirigenti medici, infermieri e operatori sanitari. Non si sono mai limitati alla cura, ma hanno saputo rendere la degenza più umana, più vicina».
Parole che restituiscono il senso più autentico della buona sanità, fatta di professionalità, sacrificio e capacità di prendersi cura della persona, oltre che della malattia.
«Oggi mia madre è ancora con noi – conclude la figlia – ed è questo ciò che conta davvero. A tutti loro va il nostro grazie, che viene dal cuore. Ad maiora».
Un ringraziamento che diventa testimonianza concreta di un sistema sanitario che, quando lavora in sinergia e con passione, sa essere non solo efficiente, ma profondamente umano.