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Cultura in valle Aniene: Il castello di Mandela

Il Castello di Mandela ha le sue origini come fortezza e caserma degli Orsini e fu già proprietà feudale degli Abati di Subiaco. L’antico borgo, nelle sue origini, fu abitato dai Vari, poi conquistati dai romani. Postazione di guardia sulla via Tiburtina-Valeria, rimase proprietà degli Orsini fino al 1600, quando passò ai portoghesi Nunez che lo trasformarono in Palazzo Baronale, con 2 piani al livello della sommità della collina, congiungendolo alla primitiva torre, realizzando un nucleo abitativo, un giardino pensile di arbusti a siepi e cisterne scavate nella roccia.

La vista sotto al Castello era già resa celebre dalla poesia di Quinto Orazio Flacco, che l’ammirava mentre si recava alla sua villa donatagli da Mecenate, situata lungo il fiume Licenza, dove fluisce nella valle dell’Aniene, luogo estivo di ville imperiali.

Nel 1783 il Castello ospitò Papa Pio VI, ex abate di Subiaco. Nel 1799, al tempo della Repubblica Romana, i francesi diedero fuoco ai tetti, costringendo i Nunez a fuggire. Dopo l’acquisto da parte di Luigi del Gallo, fu avviata l’opera di restauro che proseguì dal 1840 al 1885.

Il Castello divenne tappa del Grand Tour verso Tivoli o per chi voleva dipingere le valli dell’Aniene.
Ma fu anche un centro intellettuale e artistico internazionale, grazie a Giulia Bonaparte che vi ricevette, dal 1870 al 1900, ospiti di riguardo tra cui i direttori dell’Accademia di Francia e i loro allievi “pensionari”, nonché studiosi come Ernest Renan.

La Chiesa di San Vincenzo Ferreri, eretta tra il 1725 e il 1730, è parte integrante del complesso. La facciata è scandita da 4 lesene; l’interno, di notevole eleganza, ha un’unica navata coperta da volta a botte con cappelle laterali decorate da affreschi di pittori dell’Accademia di San Luca.
Il paesaggio di Mandela (chiamata anche Cantalupo e Bardella) rappresenta il “paesaggio secondo natura” o “vista ideale”, come testimoniano gli acquerelli del ciclo “Dieci vedute della casa di campagna di Orazio” del pittore tedesco Jacob Phillip Hackert” (1737-1807), commissionate dalla Regina Maria Carolina di Napoli in regalo per la sorella Maria Antonietta di Francia. 3 sono le vedute intorno a Mandela, di cui una è la vista principale nel parco del castello dove passeggiava Orazio. E proprio la vista ideale ispirò il giardino inglese della Reggia di Caserta, dove Hackert fu chiamato come pittore di corte (lo racconta Goethe).

Oggi questi paesaggi sono visibili nel Parco all’inglese del Castello, la cui architettura è costituita da quinte di alberi ad alto fusto, specie botaniche di querce, cipressi e lecci ultrasecolari, piantati per salvaguardare prati e pascoli, costituendo così il panorama tanto amato da Hackert.