CIVITELLA ROVETO AQ – Nel silenzio raccolto della chiesa parrocchiale di Santa maria delle Grazie, i fedeli hanno seguito le parole del Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33). Gesù parla senza veli: «Chi non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo», e invita a un amore radicale: più forte di ogni legame familiare e perfino della propria vita.
Accanto a questo esigente invito, Gesù offre un’immagine chiara: un costruttore che pianifica la torre prima di iniziare l’opera, e un re che valuta la sua forza prima di affrontare una guerra. Solo chi sceglie con consapevolezza la via del discepolato, sapendo a cosa va incontro, può portare a termine ciò che ha cominciato.
Don Franco Geremia, parroco ultranovantenne, ha invitato i fedeli a riflettere sulla sapienza come dono dello Spirito. Solo con questa possiamo raddrizzare i nostri passi e comprendere ciò che Dio desidera per noi.
Abbandonare per ritrovare
Nel cammino proposto dal Vangelo, non si tratta di rinunciare per impoverirsi, ma di scegliere per donarsi. Il discepolo autentico non vede la rinuncia come una sottrazione, bensì come una liberazione. “Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”: parole dure, che rimandano a una fede che prende tutto, non lascia nulla a metà.
Come osserva don Luigi Maria Epicoco, Gesù non ci chiede di odiare gli affetti, ma di non collocarli al posto di Dio. L’amore terreno, se trattato come assoluto, delude. Solo se al centro c’è Cristo, ogni relazione assume la sua vera misura.
Portare la propria croce con fede
In questo itinerario, il “portare la croce” non è uno slogan asciutto, ma una responsabilità che nasce dall’amore per Cristo. È il carico quotidiano – sofferenze, prove, limiti – che diventano il luogo della sequela. Liquidare la croce come mera sopportazione è riduttivo: esse diventano mezzo di comunione tra le nostre vite e quella di Cristo.
Don Franco, con l’esperienza della sua lunga vita sacerdotale, ha testimoniato come la croce diventi “via dell’amore” quando la si riconosce come occasione di somigliare a Cristo e camminare con Lui, non contro.
Elemento decisivo della riflessione del parroco è la pace che scaturisce da un amore fondato su Dio, non sugli affetti umani.
Il vangelo di oggi dunque chiama a misurare la nostra risposta con i criteri del discepolato: amare Cristo più di ogni affetto, portare la propria croce con responsabilità e intraprendere la sequela con intelligenza e maturità spirituale.
A Civitella Roveto, don Franco Geremia ha portato queste parole nel cuore della comunità, ricordando – con l’autorevolezza della sua età e del suo servizio – che seguire Cristo è un cammino esigente, saggio, ma capace di generare vera pace. Perché solo nel lasciare che Cristo sia tutto, ogni altro rapporto trova la sua vera forma e valore.
il testo del Vangelo di oggi domenica 7 settembre 2025
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».