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Cinque volte al giorno: il ritmo sacro della preghiera musulmana

EDITORIALE – Nel cuore dell’Islam, la preghiera — aṣ-ṣalāt — scandisce il tempo e plasma la vita quotidiana dei fedeli. È uno dei cinque pilastri della religione musulmana, ma più che un semplice dovere rituale, rappresenta un incontro costante tra l’uomo e Dio, un filo invisibile che unisce il credente al divino lungo l’arco della giornata.

Cinque sono i momenti che segnano questo dialogo: all’alba (Fajr), a mezzogiorno (Dhuhr), nel pomeriggio (Asr), al tramonto (Maghrib) e nella notte (Isha). Ogni preghiera è un richiamo alla presenza, una pausa che interrompe il flusso del quotidiano per restituire significato e consapevolezza al tempo. È, in fondo, un esercizio di disciplina spirituale e di interiorità, che trasforma la giornata in un mosaico di devozione.

Prima di ogni preghiera, il fedele compie le abluzioni rituali (wudu): un gesto di purificazione che coinvolge mani, viso, naso, bocca, braccia, testa e piedi. Non è un semplice lavaggio fisico, ma un atto simbolico che prepara il corpo e la mente all’incontro con il sacro. Poi, con il corpo rivolto verso la Mecca — il centro spirituale dell’Islam — il credente si dispone alla preghiera.

Il richiamo che segna l’inizio di ogni ṣalāt è l’Adhan, proclamato dal muezzin dai minareti delle moschee. Le sue parole, antiche e solenni, si diffondono nell’aria come un’eco che attraversa città e villaggi, ricordando a ciascuno la presenza costante di Dio. Nelle preghiere comunitarie, un imam guida i movimenti e le recitazioni, ma non funge da intermediario: in Islam, il legame tra l’uomo e Allah è diretto, senza mediazioni.

La ṣalāt è una preghiera rituale, distinta da quella individuale e spontanea. È regolata da gesti, posture e versetti coranici precisi, e per questo rappresenta una forma di linguaggio universale tra i musulmani del mondo. Non importa il luogo o la lingua: ogni fedele ripete gli stessi movimenti, recita le stesse parole, si volge verso la stessa direzione. L’uniformità del rito diventa così segno di unità della comunità islamica (umma).

Il valore della preghiera è espresso in un celebre ḥadīth del Profeta Muhammad, riportato da al-Bukhari e Muslim. Il Profeta chiese ai suoi compagni:

> “Se qualcuno avesse un fiume davanti alla sua porta e si lavasse cinque volte al giorno, il suo corpo resterebbe sporco?” I compagni risposero di no, e Muhammad spiegò che così è per le cinque preghiere quotidiane, con le quali Allah purifica i peccati dei credenti.

In questa immagine semplice e potente, la preghiera appare come un lavacro dell’anima, una purificazione continua che accompagna la vita del musulmano. Non è un gesto isolato, ma un dialogo che si rinnova, un ritorno costante alla fonte della fede.

Alla fine, nella ṣalāt si intrecciano tempo, corpo e parola: il tempo si fa sacro, il corpo diventa strumento di devozione, la parola si trasforma in invocazione. Pregare cinque volte al giorno significa riconoscere che il ritmo dell’esistenza non appartiene solo all’uomo, ma anche a Dio. È, forse, la lezione più profonda dell’Islam: che la vita stessa, se vissuta con consapevolezza e gratitudine, può diventare una preghiera.

 

خمس مرات في اليوم: الإيقاع المقدّس للصلاة الإسلامية

في قلب الإسلام، تشكّل الصلاة – الصلاة (aṣ-ṣalāt) – نبض الحياة اليومية للمؤمنين. وهي أحد أركان الإسلام الخمسة، لكنها أكثر من مجرّد واجبٍ تعبّدي؛ إنها لقاء دائم بين الإنسان وربّه، خيطٌ غير مرئي يربط المؤمن بالمطلق عبر مسيرة اليوم.

خمس لحظات تحدّد هذا الحوار: الفجر (الفجر)، الظهر (الظهر)، العصر (العصر)، المغرب (المغرب) والعشاء (العشاء). في كلّ صلاةٍ دعوة إلى الحضور، استراحة قصيرة من صخب الحياة اليومية، تعيد إلى الزمن معناه وقدسيّته. إنّها تمرين على الانضباط الروحي والوعي الداخلي، تحوّل اليوم إلى لوحةٍ من التعبّد والسكينة.

قبل كل صلاة، يقوم المؤمن بـــ الوضوء – تطهّرٌ مادي ومعنوي يغسل اليدين والوجه والأنف والفم والذراعين والرأس والقدمين. ليست هذه الخطوات مجرّد نظافةٍ جسدية، بل استعدادٌ للقلب والجسد للقاء مع الله. ثمّ يتوجّه المصلي نحو مكة المكرمة – المركز الروحي للعالم الإسلامي – استعدادًا للدخول في الصلاة.

ويعلن عن وقت الصلاة الأذان، الذي يرفعه المؤذن من مئذنة المسجد. كلماته العتيقة تتردّد في الأجواء كصوتٍ يذكّر كلّ مسلمٍ بحضور الله الدائم. وفي صلاة الجماعة، يتقدّم الإمام الصفوف لقيادة الركعات وتلاوة الآيات، لكنه لا يكون وسيطًا بين العبد وربّه، فالعلاقة في الإسلام مباشرة، بلا وساطة.

الصلاة في الإسلام عبادةٌ منظّمة، تختلف عن الدعاء الفردي والعفوي. فهي تتبع حركاتٍ وتلاواتٍ محددة من القرآن الكريم، ولهذا فهي لغةٌ روحيةٌ مشتركة بين المسلمين في كلّ مكان. لا فرق بين لغةٍ أو عرقٍ أو مكان: كلّهم يؤدّون نفس الحركات، ويتلون نفس الكلمات، ويتوجّهون إلى نفس القبلة. إنّها وحدة الشعور والانتماء التي تجمع الأمة الإسلامية (الأمة).

ويعبّر حديثٌ نبويّ شريف، رواه البخاري ومسلم، عن معنى الصلاة العميق. سأل النبيّ ﷺ أصحابه:

> “أرأيتم لو أن نهرًا بباب أحدكم يغتسل فيه كل يوم خمس مرات، هل يبقى من درنه شيء؟” فقالوا: لا يا رسول الله. فقال: “فذلك مثل الصلوات الخمس، يمحو الله بهنّ الخطايا.”

في هذا التشبيه البليغ، تظهر الصلاة كأنها نهر يغسل الذنوب ويطهّر القلب. إنها تطهيرٌ متواصل للنفس، يجدد العهد بين العبد وربّه خمس مراتٍ في اليوم. ليست فعلًا منعزلاً، بل حوارٌ دائمٌ يتكرّر مع نبض الحياة.

في نهاية الأمر، تتداخل في الصلاة الزمن والجسد والكلمة: يصبح الزمن مقدّسًا، ويتحوّل الجسد إلى أداةٍ للعبادة، وتغدو الكلمة نداءً للروح. أن يصلّي الإنسان خمس مراتٍ في اليوم يعني أن يعترف بأن إيقاع الوجود لا يخصّه وحده، بل هو اشتراكٌ مع الله. ربما تكون هذه أعمق دروس الإسلام: أن الحياة نفسها، إذا عُشِت بوعيٍ وشكر، يمكن أن تصبح صلاة.