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“C’era una volta Vicovaro”: tracce d’archivio

Vicovaro – Possedere, curare, difendere un archivio significa possedere, curare, difendere la memoria che un paese conserva di sé, l’idea di se stesso che nel tempo costruisce. Non solo: significa anche permettere che studi trasversali e diversi possano nascere a partire da dati e memorie che altrimenti rimarrebbero inerti.

Questo è l’obiettivo del piccolo volume curato da Margherita Crielesi nel 2019 e intitolato C’era una volta Vicovaro. Itinerari tra le carte dell’archivio storico comunale: tracciare dei percorsi tematici o storici all’interno dell’archivio Flavia De Bellis e valorizzare così, al contempo, la storia del paese e l’esistenza dell’archivio stesso. Il libretto – ad ora autoprodotto con la collaborazione di Tito Bambini e dunque, purtroppo, ancora inedito – si compone infatti di sette “puntate”, ognuna incentrata su un singolo aspetto o accadimento della storia locale.

La divisione in “puntate” piuttosto che in capitoli, rimanda alla preistoria del lavoro, ovvero all’attività svolta dalla pagina Facebook della Biblioteca Comunale di Vicovaro Marcantonio Sabellico, che – tra il 2018 e il 2019 – propose proprio, con una certa cadenza periodica, queste brevi ma interessanti ricerche di Crielesi. L’intento “esordiale” – nel senso di inaugurare o rilanciare ricerche d’archivio di cui Vicovaro senza dubbio beneficerebbe – è evidente del resto fin da ciò che si sottolinea nella Premessa, e cioè la ricchezza dell’archivio: «L’Archivio comunale conserva registri risalenti al XVII e XVIII secolo di particolare rilievo per la ricostruzione della storia e dell’attività dell’Ente, fondi di vari enti assistenziali, come i volumi rilegati in pergamena del Monte di Pietà, il più antico dei quali risale al 1570».

Un enorme tesoro per la comunità, dunque. E se ci soffermiamo sui percorsi tracciati da Crielesi – riguardanti soprattutto il periodo tra fine ‘800 e inizio ‘900 – scopriamo infatti alcune storie di Vicovaro tanto rilevanti quanto sepolte: quella del pittore Eberhand Ege, ad esempio, migrato dalla Germania a Vicovaro, quella della maestra Rosina Venturi, che trasferì il proprio letto a scuola per manifestare la fatiscenza della sua abitazione, o ancora la gloriosa avventura – questa, per fortuna, più nota – della Rivolta dell’acqua.

Pur nella sua sinteticità e semplicità, dunque, il libricino curato da Crielesi riesce nello scopo di far conoscere alcuni episodi della storia vicovarese, realmente straordinari – come nel caso della Rivolta dell’acqua – o straordinari proprio in quanto ordinari – in grado, cioè, di restituirci l’ordinarietà di un tempo ormai evaporato, attraverso ad esempio il racconto dell’arrivo dell’illuminazione pubblica o della conduttura dell’acqua potabile. Ma, soprattutto, questo lavoro accenna alla possibilità di studiare l’archivio del paese, tanto ricco quanto inesplorato: questo, allora, il merito più grande del libro; un invito che – ci rimane da dire – speriamo venga accolto.